Dunque non solo in Veneto, come avevamo segnalato la scorsa settimana, ma da Nord a Sud del nostro Paese spettano all’utente, dal 1° gennaio di quest’anno, le spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico (batterie, motori, joystick, ruote). Si tratta di una situazione intollerabile che rischia di condannare alla reclusione migliaia di persone con disabilità e che ha portato a un’Interrogazione Parlamentare. Spetta al Ministero della Salute intervenire, senza rimpalli di responsabilità con le Regioni
«Si colpisce proprio chi ha meno voce per farsi sentire: le persone con disabilità grave, che da gennaio si trovano improvvisamente sole a fronteggiare costi insostenibili per continuare a muoversi, lavorare, vivere. Le carrozzine elettriche non sono optional, sono strumenti di cittadinanza. Il Ministero della Salute ha il dovere di correggere immediatamente questa ingiustizia, prima che si trasformi in una condanna alla reclusione per migliaia di cittadini»: lo ha dichiarato al «Fatto Quotidiano» Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), a proposito di una situazione cui avevamo dato visibilità la scorsa settimana, rispetto alla quale avevamo assicurato a Lettori e Lettrici che ne avremmo seguito gli sviluppi.
A occuparsene per primo era stato Renato La Cara in un articolo pubblicato sempre dal «Fatto Quotidiano», che aveva ripreso le segnalazioni di varie persone con disabilità, secondo le quali nel Veneto spettano all’utente, dal 1° gennaio scorso, le varie e ingenti spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico (batterie, motori, joystick, ruote).
Dopo la pubblicazione di quell’articolo, la Regione Veneto e l’assessora alla Sanità Manuela Lanzarin avevano diffuso una nota, dichiarando che «l’entrata in vigore del Nomenclatore Allegato 5 al DPCM 12/2017, avvenuta il 30 dicembre 2024 con l’approvazione delle Tariffe dell’Elenco 1, ha determinato la revoca dell’efficacia del DM n. 332/1999 su tutto il territorio nazionale. Il nuovo Nomenclatore (Allegato 5 – DPCM 12/2017) non prevede più i codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice ISO 12.23 (carrozzine a motore elettrico). La Regione del Veneto ha recepito la normativa nazionale attraverso la DGR n. 1587 del 30 dicembre 2024. Nell’ottica di una presa in carico completa dei pazienti con disabilità, la Regione del Veneto si sta attivando per affrontare questa problematica e definire un percorso regionale che includa anche queste prestazioni essenziali».
A quel punto ci eravamo chiesti come stessero le cose nelle altre Regioni del nostro Paese.
Ebbene, proseguendo la propria inchiesta, La Cara, in un ulteriore articolo del 12 giugno, ove ha ripreso anche le citate dichiarazioni del Presidente della FISH, parla di situazioni analoghe da Nord a Sud dell’Italia, oltre a riportare i contenuti di una nota del Ministero della Salute, secondo il quale l’interpretazione della norma data dalle Regioni «è erronea, perché l’innovazione introdotta è relativa alla modalità di erogazione degli ausili, che richiede alle Regioni stesse di espletare gare a evidenza pubblica. Sono dunque le Regioni tenute a garantire la completa assistenza all’utente».
Dichiarazioni del tutto divergenti, dunque, ma la sostanza resta che dall’inizio di quest’anno tantissime persone con disabilità che usano la carrozzina a motore elettrico si vedono costrette ad affrontare spese che vanno dagli 80 euro per una ruota ai 680 euro (e oltre) per le batterie.
Non usa mezzi termini Lisa Noja, già deputata e consigliera regionale della Lombardia, secondo la quale «cancellare la voce, precedentemente prevista, per le riparazioni e non solo, e farne ricadere gli ingenti costi sui cittadini significa ignorare che chi usa una carrozzina elettrica non può farne a meno. Privare una persona con disabilità del suo utilizzo è come tagliarle le gambe!». «Il Ministero della Salute – ha aggiunto in seguito – sostiene che la problematica si risolverebbe con le procedure di gara, ma per forniture ad alta adattabilità e assistenza, come le carrozzine elettriche, le Regioni sono in grande difficoltà perché il rischio della gara è di compromettere la possibilità delle persone con disabilità di avere ausili personalizzati rispetto ai bisogni individuali. Per questo ho depositato un’Interrogazione in Regione Lombardia, per chiedere conto di come quest’ultima intenda comportarsi».
Ma l’Interrogazione alla regione Lombardia non è stata la sola, se è vero che ne è arrivata una anche a livello parlamentare (primo firmatario il deputato Andrea Quartini, il testo integrale è disponibile a questo link), rivolta al Ministro della Salute e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, con Ministro delegato a rispondere Orazio Schillaci, per fare chiarezza, anche alla luce di quello che sembra realmente configurarsi come un vero e proprio rimpallo di responsabilità tra Governo e Regioni. Vi si scrive tra l’altro di come sia «inaccettabile fare cassa sui più fragili, sottraendo risorse per batterie e motori delle carrozzine elettriche, joystick e ruote, limitando gravemente la possibilità di muoversi di migliaia di persone non autosufficienti». Al Ministro della Salute, dunque, si chiede «se sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa» e al Ministro stesso. Insieme a quello dell’Economia e delle Finanze. «se intendano adottare con la necessaria urgenza iniziative per garantire che i codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice ISO 12.23 (carrozzine a motore elettrico) siano a carico del Servizio sanitario nazionale e siano quindi garantiti gratuitamente alle persone che ne hanno bisogno [grassetti nostri nelle citazioni dall’Interrogazione, N.d.R.]».
In conclusione, oltre a ringraziare Renato La Cara e «Il Fatto Quotidiano» per avere dato visibilità a questa intollerabile situazione, continueremo naturalmente a seguirne con attenzione gli sviluppi. (S.B.)
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