«Di fronte alla paurosa violazione dei diritti umani – scrive Salvatore Nocera – nei confronti di tante persone inermi a Gaza e dei poveri ostaggi israeliani, noi persone con disabilità sentiamo di dover manifestare la nostra pietà verso tutte le vittime e la denuncia contro i carnefici, perché riteniamo inviolabili i loro diritti umani come i nostri, ricordando anche la semplicissima constatazione di uno scrittore latino: “Sono un essere umano e ritengo che niente che sia umano debba essere lontano da me”»

Giampiero Griffo ci dice da sempre, e ce lo ha ricordato ancora in questi giorni su Superando (Il tema delle valutazioni nella riforma della disabilità e il mancato riferimento ai diritti umani), che i diritti garantiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità non sono i “soliti diritti”, dei quali parliamo da sempre, ma sono “diritti umani”, che considerano cioè le persone con disabilità alla pari di tutti e che debbono assicurare le stesse condizioni di vita di ogni altro, imponendo alla Società e agli Stati l’obbligo di eliminare tutte le barriere che impediscono il realizzarsi di questa eguaglianza umana.
E invero, noi siamo stati educati a parlare di “diritti soggettivi”, cioè dei singoli “soggetti”, che quindi riguardano i differenti interessi di ciascun soggetto; tanto è vero che solo quel soggetto che vede violato il “suo” diritto può agire in giudizio per ottenerne il rispetto. I diritti umani, invece, possono essere fatti valere da chiunque per difendere i diritti di chiunque altro ne sia privato.
Ora, in queste settimane stiamo assistendo, a Gaza, ad una paurosa violazione dei diritti umani nei confronti di tante persone inermi, costrette alla fame come vittime sacrificali nella guerra tra il capo del governo israeliano e Hamas. Esse non sono solo le centinaia di migliaia di palestinesi, ma pure i poveri ostaggi israeliani, rapiti da Hamas durante l’infame eccidio del 7 ottobre 2023. Sia i palestinesi che gli ostaggi sono vittime innocenti dell’odio sfociato nella guerra.
Oltre all’indignazione di tanta parte dell’opinione pubblica, anche ebrei illustri come l’attore e scrittore Moni Ovadia hanno avuto il coraggio di parlare di vero e proprio “genocidio” e la storica Anna Foa ha addirittura parlato di “suicidio di Israele” per il discredito mondiale che questa crudeltà del capo del governo israeliano sta provocando contro tutti gli ebrei, che nel mondo, e pure in Israele, condannano l’assassinio quotidiano, notturno e diurno, che tale capo del governo sta perpetrando con danni inenarrabili e permanenti, sia per l’immagine di loro stessi che per le decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di feriti tra i palestinesi. Oltre ai morti, infatti, rimarranno invalide tantissime persone, a causa degli incessanti bombardamenti e dei continui “tiri al piccione” ai poveretti in fila per cercare di accaparrarsi qualcosa da mangiare. E i medici dicono pure che i bimbi, a causa della denutrizione, avranno seri problemi di crescita fisica ed intellettiva.
Ma ciò che mi fa pure raccapriccio è la disumanizzazione determinata dalle resse per il cibo nel popolo affamato. Questo popolo che ha la triste sorte di trovarsi stretto tra le angherie di Hamas e del governo israeliano e che si sta dividendo nella lotta fratricida per tentare di prendere un po’ di cibo.
Anche queste persone, compresi gli ostaggi, stanno subendo una palese, gravissima e deprecabile violazione dei diritti umani. E non parliamo solo della violazione del diritto alla vita pure di tutti i militari di entrambe le parti che viene annullato da capi cinici e spietati.
Mi permetto di dire tutto ciò perché sono una persona con disabilità e vorrei che non si dicesse che noi ci occupiamo solo dei “nostri” diritti umani, ripiegati perennemente ed egoisticamente solo sulla giusta difesa degli stessi. Certo, purtroppo, come moltissimi altri esseri umani possiamo fare assai poco per evitare la violazione dei diritti umani di quanti nel mondo subiscono ingiustizie, disabilità e morte. Alcuni fanno marce di protesta per suscitare giusti sentimenti di ripulsa rispetto a quanto sta avvenendo. Altri sono presi erroneamente da pensieri e atteggiamenti “antiebraici”, dal momento che qui, in questa violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, gli ebrei non c’entrano assolutamente nulla, ma il disastro umanitario è determinato solo da alcuni dirigenti politici dello Stato d’Israele. Altri ancora, credenti delle diverse religioni, pregano – preghiamo – perché questo genocidio cessi subito. Altri come me, infine, manifestano scrivendo la loro solidarietà verso le vittime palestinesi ed ebree.
Noi persone con disabilità sentiamo di dover manifestare la nostra pietà verso tutte le vittime e la denuncia contro i carnefici, perché siamo e ci sentiamo esseri umani come quanti soffrono e riteniamo inviolabili i loro diritti umani come i nostri. Ricordiamo non solo il comandamento dato da Gesù prima di morire, «amatevi gli uni con gli altri», ma anche la semplicissima constatazione di uno scrittore latino: Homo sum et nihil umani a me alienum puto (“Sono un essere umano e ritengo che niente che sia umano debba essere lontano da me”).
Ringrazio quindi Giampiero Griffo che, con la sua ben nota sensibilità e attività mondialista a favore di tutti i popoli e gli emarginati in essi, mi ha stimolato a scrivere queste poche righe.
*Presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).
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