«Questo non è solo il mio dolore e la mia richiesta di giustizia, ma il grido silenzioso di chi non ha voce. Se infatti chi calunnia una persona con invalidità al 100% può restare impunito, allora nessuna fragilità sarà mai più tutelata. E io non posso permettere che accada»: così una donna in situazione di invalidità al 100% motiva la sua iniziativa di recarsi davanti al Tribunale di Rimini in carrozzina, con un cerotto sulla bocca e un cartello tra le mani, con la scritta “L’ingiustizia non si archivia“

Con un cartello bianco tra le mani e un cerotto sulla bocca, una donna, in situazione di invalidità al 100%, si è seduta nei giorni scorsi davanti all’entrata del Tribunale di Rimini, sotto il sole cocente, in silenzio, in carrozzina. Sopra il cartello, poche parole: L’ingiustizia non si archivia.
«Dietro questo mio gesto – racconta – c’è molto più di una protesta. C’è una storia di dolore, di resistenza, e di richiesta di giustizia. Una vicenda che affonda le radici nel 2017 e che si è trasformata in una lunga serie di atti persecutori, denunce infondate, intimidazioni, isolamento e – soprattutto – in una falsa accusa di truffa ai danni dell’INPS, una calunnia infamante che ha portato alla sospensione dell’assegno di accompagnamento per quasi due anni, nonostante una condizione di invalidità certificata e documentata».
«Questo non è solo il mio dolore – aggiunge la promotrice dell’iniziativa -, ma è il grido silenzioso di chi non ha voce. Se infatti chi calunnia una persona con invalidità al 100% può restare impunito, allora nessuna fragilità sarà mai più tutelata. E io non posso permettere che accada: per questo ho voluto trasformare il silenzio in testimonianza». (S.B.)
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