Canottaggio e pararowing, si ritenta l’impresa per la settima volta sul Danubio, con l’ormai classica discesa a remi con equipaggi inclusivi e internazionali. Un lavoro di squadra che coinvolge il Circolo Canottieri 3 Ponti di Roma con atlete e atleti Master, insieme ad atlete e atleti con disabilità italiani, austriaci e tedeschi, con i loro accompagnatori, la Fondazione Baroni e i tecnici dello staff

Cambiano alcuni degli ingredienti, ma la ricetta resta la stessa: una preparazione accurata e un grande affiatamento costruito nel tempo tra atlete e atleti diversi tra loro per età e condizioni fisiche o piscologiche, che ancora una volta ricercheranno sul Danubio quell’alchimia perfetta che per sei edizioni ha permesso il successo di questa attesa avventura remiera, tra sport e inclusione. E la Fondazione Baroni sposa quest’anno per la prima volta – consentendo tra l’altro la partecipazione a titolo completamente gratuito alla regata alle atlete e agli atleti con disabilità e ai loro accompagnatori – il progetto di Riccardo Dezi e Giulia Benigni, tecnici federali di canottaggio di lunga esperienza e vertici del Circolo Canottieri 3 Ponti di Roma (CC3Ponti), affiliato alla Federazione Italiana Canottaggio. La Società Sportiva CC3Ponti è infatti risultata vincitrice, accanto ad altre realtà laziali, del finanziamento che la Fondazione Baroni ha assegnato per 11 progetti innovativi a sostegno delle persone con disabilità, per favorire l’inclusione, la ricerca e lo sport.
Così il presidente della Fondazione, Giuseppe Signoriello: «La discesa del Danubio è molto più di un’impresa sportiva: è un simbolo potente di inclusione e coraggio. Vedere atleti con abilità diverse, uniti e pronti a superare ogni limite, incarna lo spirito che da sempre ispira la Fondazione Baroni. Con i nostri bandi siamo lieti di sostenere avventure come questa, perché lo sport è strumento di emancipazione e coesione. A nome della Fondazione, esprimo orgoglio e incoraggiamento a tutti gli atleti in partenza: il vostro esempio ci ricorda che insieme non vi sono correnti che non si possano risalire».
Il contributo della Fondazione Baroni rappresenta dunque un segnale concreto di impegno per il sostegno alla disabilità e per l’inclusione che, tuttavia, parte da lontano: da 50 anni, infatti, la Fondazione eroga finanziamenti per supportare enti e associazioni che operano nel settore della disabilità, a Roma e nel Lazio, nelle aree della ricerca scientifica, dell’assistenza e dello sport inclusivo.
Il 24 luglio, quindi, prenderà ufficialmente il via in acqua la nuova Discesa a remi del Danubio da Vienna a Budapest – evento seguito puntualmente negli ultimi anni anche da Superando – circa 300 chilometri di fiume che si concluderanno nella città ungherese il successivo 29 luglio. In mezzo sei tappe: la prima da Vienna a Bad Deutsch Altemburg, di circa 50 chilometri; 40 chilometri per la seconda tappa, da Bad Deutsch Altemburg a Bratislava; terzo segmento da Bratislava a Gonyu per i circa 60 chilometri di sabato; la quarta tappa di domenica si dipanerà sui 30 chilometri a remi e i 15 a piedi che separano Gonyu da Komarno; lunedì 28 luglio la penultima tappa, di circa 50 chilometri, da Komarno ad Esztergom. A chiudere la regata, il 29 luglio, come detto, imbarco e partenza da Esztergom alla volta di Budapest, cui gli equipaggi arriveranno dopo aver remato per circa 65 chilometri.
Un’impresa, perché di questo si tratta, già nota al mondo del canottaggio, che anche in questa settima edizione vedrà la partecipazione di atlete e atleti con disabilità che andranno a comporre con gli altri gli equipaggi delle 4 barche da 8 con, seguite per tutto il tragitto da due motoscafi d’appoggio. Sono Daniela De Blasis e Marco Carapacchio del CC3 Ponti romano, Nathalie Podda del Donauhort Ruderverein di Vienna e Ramona Gelber del Mainzer Ruderverein di Mainz. A prendersi cura di questa regata speciale, nello staff, la presidente del CC3Ponti, Giulia Benigni, il presidente onorario Riccardo Dezi, Antonio Schettino e Catalin Blaj.
Se tutto andrà come deve andare, l’arrivo a Budapest sarà l’esito positivo della sfida che anche quest’anno un manipolo di atlete ed atleti si apprestano ad affrontare, la cui difficoltà si misura non solo con l’eterogeneità degli equipaggi, ma anche con i problemi di navigazione, le correnti, il traffico di grandi navi, di un grande fiume come il Danubio e con gli imprevisti meteorologici sempre in agguato per gli sport che si praticano all’aria aperta.
Se tutto andrà come deve andare, ma ci si è preparati lungo tutto un anno per questo, quelle atlete e quegli atleti dimostreranno una volta di più la forza del loro “assieme”, che non è solo una parola.
E se infine tutto andrà come deve andare, e comunque in ogni caso, la Discesa a remi del Danubio si dimostrerà una volta di più una preziosa occasione di visibilità, per mostrare ad un pubblico sempre più vasto la bellezza di sport come il canottaggio e il pararowing, discipline che assieme a chi le pratica hanno fatto proprio, nel profondo, il senso di un’altra, bellissima, parola: squadra. (D.D. e S.L.)
Per ulteriori informazioni: Diana Daneluz (dianadaneluz410@gmail.com).
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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