«Questi dati parlano di un’irriducibile spinta alla solidarietà degli italiani che sfida l’indifferenza e l’individualismo»: così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore, commenta i dati sul vgolontariato recentemente diffusi dall’ISTAT. «Il volontariato in Italia sta cambiando, ma mantiene il proprio ruolo centrale per la tenuta delle comunità» annota dal canto suo Chiara Tommasini, presidente di CSVnet
«I dati recentemente diffusi dall’ISTAT sul volontariato offrono nuove, interessanti chiavi di lettura su un fenomeno che è in grado di raccontare molto del nostro Paese, delle trasformazioni sociali in atto e di un’irriducibile spinta alla solidarietà degli italiani che sfida l’indifferenza e l’individualismo, anche trovando nuove vie di espressione per adattarsi ai contesti mutati. Se infatti da una parte l’indagine conferma il calo del numero dei volontari nell’ultimo decennio, dall’altra, rispetto ai dati diffusi nel 2023 (riferiti al 2021), essa comunica che siamo ora in una fase di stabilizzazione, se non addirittura di timida ripresa dell’impegno volontario»: così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, commenta i dati diffusi a fine luglio dall’ISTAT, con l’Indagine multiscopo Uso del tempo 2023 che include la seconda edizione del modulo dedicato al lavoro volontario (a questo link è disponibile il testo integrale del nuovo rapporto ISTAT). La prima edizione era stata condotta dieci anni prima.
«Elementi come la crescita delle forme di volontariato che tengono insieme gli aiuti diretti e l’impegno nelle organizzazioni – aggiunge Pallucchi -, ma anche l’aumento dei volontari nelle attività culturali e assistenziali, evidenziano l’emergere di nuovi bisogni sociali che necessitano di nuove tipologie di risposte. Da questo punto di vista le organizzazioni sono direttamente chiamate in causa, nel compiere passi avanti nella comprensione di una realtà che cambia e nell’adeguamento ad essa, senza perdere, ma anzi rafforzando, ciò che le contraddistingue: in primis la capacità di costruire una rete sociale, di offrire una cornice di valori condivisi nella quale operare, di favorire l’acquisizione di competenze e, ancora, di porsi come facilitatrici tra il desiderio e l’effettiva possibilità di realizzare azioni concrete di cittadinanza attiva».
«Questa evoluzione da parte delle organizzazioni – conclude la Portavoce del Forum – è a maggior ragione necessaria per intercettare quel desiderio, che l’ISTAT indica in netto aumento, di indirizzare il proprio contributo verso cause collettive, ambientali e civiche piuttosto che verso relazioni dirette. Questo desiderio è il segno che, davanti a un’umanità che mostra sempre più segnali di crisi, si fa più forte la presa di coscienza dell’importanza del bene comune».
«Il volontariato in Italia sta cambiando – annota dal canto suo Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’Associazione Nazionale che riunisce i 49 Centri di Servizio per il Volontariato, commentando a propria volta i dati diffusi dall’ISTAT -: reagisce alle crisi e ne è anche colpito, ma mantiene il suo ruolo centrale per la tenuta delle comunità. Sono infatti un milione i volontari che si impegnano sia con organizzazioni strutturate sia in modo diretto, a dimostrare come le forme stiano cambiando e si alimentano, diffondendo la cultura della partecipazione».
«Dai dati – prosegue Tommasini – emerge un certo calo, quantificato nel 3,6% del numero complessivo di coloro che fanno volontariato. Una diminuzione che era già stata confermata da altre indagini sul volontariato, frutto anche delle crisi sociali vissute dal nostro Paese nell’ultimo decennio e degli effetti della pandemia. Ma il numero di volontari complessivi fotografato dall’indagine è di 4,7 milioni, ossia un pilastro fondamentale in ogni territorio. Sono dati che confermano le tendenze osservate dai Centri di Servizio per il Volontariato nel Paese: cambiano le forme di impegno che vivono una continua evoluzione, ma la voglia di partecipare si mantiene alta e va incoraggiata e alimentata in modo corretto».
«Per i Centri di Servizio per il Volontariato – conclude la Presidente di CSVnet – sono quattro le direttrici principali che orientano il supporto al volontariato per sostenerne lo sviluppo e l’autonomia sui territori: la promozione del ricambio generazionale e la rigenerazione delle leadership all’interno delle organizzazioni, linea di azione la cui importanza è confermata anche da questi nuovi dati; il sostegno alla co-programmazione delle politiche di welfare con particolare riferimento alla salute; la promozione del volontariato nella cura delle aree interne e la valorizzazione di esso all’interno di modelli di economia civile. Lungo queste quattro linee di sviluppo ci continueremo a indirizzare per rafforzare il sostegno dei Centri di Servizio per il Volontariato alle organizzazioni presenti su tutto il territorio». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: stampa@forumterzosettore.it; ufficiostampa@csvnet.it.
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