È quanto mai duro il giudizio espresso dal Roma Soc!al Pr!de – rete di persone, enti e istituzioni, provenienti dal volontariato, dalla cooperazione sociale e dall’associazionismo, impegnati nella ricerca, nel lavoro sociale e nell’amministrazione della Capitale – in un dossier prodotto in questi giorni, dopo la pubblicazione di alcuni documenti riguardanti il bilancio del Comune di Roma, attualmente in discussione. Titolo significativo del dossier: E il sociale? Il Bilancio del Dipartimento promozione dei servizi sociali e salute: Prove tecniche di estinzione.
«In una logica perversa – è l’introduzione del documento – Stato, Regione e Comune stanno mischiando le tre carte per scaricarsi dalle responsabilità dei tagli e dell’abbandono di un modello di welfare inclusivo. Lo Stato succhia fondi dai Comuni senza restituire servizi ai territori, la Regione sposta costi dal sanitario al sociale tagliando finanziamenti, servizi e posti di lavoro. Il Comune accentra le poche risorse per il sociale e toglie parola e autonomia ai Municipi e spera nel volontariato confessionale per fare da tampone e per poter tagliare la professionalità degli operatori».
«Con la nuova previsione di bilancio in discussione in questi giorni – si legge poi – è previsto un ulteriore taglio di risorse pari a oltre 22 milioni, rispetto alla spesa storica dei servizi sociali. Se verrà approvato questo bilancio, saranno definitivamente chiusi servizi essenziali, verranno ridimensionati gli interventi di assistenza e di integrazione sociale. Molte persone in situazione di disagio verranno lasciate a se stesse. Molti operatori perderanno il lavoro».
Successivamente, oltre ad ulteriori “punti critici, i curatori del dossier denunciano tra l’altro che a tutt’oggi «non ci sono le risorse per rendere credibile la sperimentazione del nuovo modello di assistenza domiciliare», che «sono stati ridotti, rendendoli assolutamente insufficienti, gli stanziamenti in favore dei Municipi per le misure di contrasto alla povertà dei singoli e i nuclei familiari» e che «sono stati fortemente ridotti gli stanziamenti a favore delle cooperative sociali di tipo B, per l’integrazione socio lavorativa delle persone in situazione di svantaggio».
«Siamo irrimediabilmente contro i tagli al sociale – si legge ancora – e rifiutiamo un welfare caritatevole che la Giunta Alemanno intende realizzare con la riduzione delle risorse e l’uso strumentale del volontariato, soprattutto di ispirazione cattolica». «Crediamo anzi – è la conclusione – che la spesa sociale debba aumentare e per diverse ragioni: in un momento di crisi aumentano i bisogni, i disagi e l’area della vulnerabilità, è veramente incomprensibile non rispondere a questi bisogni. Non tutelare i diritti sociali dei Cittadini peggiora ulteriormente lo stato di crisi e genera un aggravamento delle relazioni sociali. Investire nelle politiche di welfare consente un risparmio in altre spese (sanitaria, sicurezza, carcere) e ha quindi un effetto preventivo che rafforza la coesione sociale. Incrementare le risorse per le politiche sociali non assistenzialiste significa produrre un reddito diretto (migliaia di persone sono coinvolte nel lavoro sociale) che non ha eguali negli altri settori economici. Investire, infine, nel lavoro sociale significa ricostruire un tessuto solidale nel territorio e rilanciare nuove forme di economia solidale, in grado di includere le persone in situazione di svantaggio sociale, risparmiando quindi sulla spesa per gli interventi assistenziali».
Per discutere i dati sui quali si basa il dossier del Roma Soc!al Pr!de e per portarli in ogni Municipio della Capitale, nel tentativo di condividere e unire le diverse vertenze e proteste territoriali, una riunione è stata convocata per lunedì 24 settembre, presso la sede di Roma dei Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio (Via Liberiana, 17, ore 17). (S.B.)
È disponibile il testo integrale del dossier prodotto dal Roma Soc!al Pr!de. Per ulteriori informazioni: romasocialpride@gmail.com.
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