Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha inviato al convegno di Roma Autismo oggi. Lo stato dell’arte, promosso dalla deputata dell’UdC Paola Binetti, una lettera ove viene confermata la volontà di applicare la Linea Guida n. 21, “Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e adolescenti”, emanata dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ottobre 2011, e anche di voler andare oltre, per quanto riguarda i problemi dei giovani e degli adulti con autismo.
In tal senso, Balduzzi ha reso noto come il Ministero della Salute abbia predisposto linee di indirizzo da proporre alle Regioni, in vista di un accordo finalizzato allo sviluppo di reti di servizi sanitari e socioassistenziali per la diagnosi, la presa in carico e il trattamento precoce di tali condizioni. Tutto ciò allo scopo di valorizzare l’approccio multiprofessionale e interdisciplinare e di promuovere l’integrazione tra gli interventi sanitari e quelli scolastici, educativi e sociali, tra servizi pubblici e servizi del privato accreditato, del privato sociale, con il coinvolgimento delle famiglie e delle loro associazioni.
«Si tratta – commenta Carlo Hanau – docente di Statistica Medica e di Programmazione e Organizzazione dei Servizi Sociali e Sanitari all’Università di Modena e Reggio Emilia – di notizie che costituiscono una speranza concreta per molte famiglie italiane».
E tuttavia, aggiunge Hanau, pensando alle stesse parole del ministro Balduzzi («malgrado l’impegno dichiarato, sussistono ancora timori e problemi di comunicazione, che ritardano la diagnosi e il trattamento precoci da effettuarsi nei primissimi anni di vita. I servizi sociosanitari, infatti, non sono ancora sufficienti e molta parte dell’assistenza è sostenuta dalle famiglie»), «è quanto mai importante che la presa in carico non si limiti al periodo evolutivo, ma offra una tutela anche ai pazienti adulti, con particolare attenzione a coloro che, con il tempo, restano senza sostegno familiare».
Anche l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) aveva chiesto con forza, nei giorni scorsi, una rapida applicazione della Linea Guida n. 21, nello stesso comunicato in cui aveva duramente preso posizione nei confronti del già citato convegno di Roma e dei contenuti in esso trattati. In particolare l’ANGSA aveva sottolineato come a tale appuntamento non fosse stato invitato «nessun esponente della scuola comportamentale e neppure uno psicopedagogista esperto di ESDM [“Early Start Denver Model”, ovvero “intervento precoce per l’autismo”, N.d.R.], strategie che la Linea Guida dell’Istituto Superiore di Sanità dichiara efficaci per migliorare le disabilità tipiche della sindrome autistica».
Sempre l’ANGSA aveva anche evidenziato che neppure le associazioni nazionali dei genitori avessero avuto diritto di parola, in quella sede, «nonostante la Linea Guida, riprendendo le indicazioni di Eric Schopler [uno degli studiosi che nei decenni scorsi ha fatto fare importanti passi avanti nel trattamento dell’autismo, N.d.R.], li indichi come “essenziali coterapeuti” per un trattamento efficace».
«Non si può più perdere altro tempo – concludeva il comunicato dell’Associazione – per applicare ai bambini italiani con autismo quanto il mondo intero ha da tempo deciso che sia necessario fare: educazione speciale precoce, intensiva e strutturata secondo i principi dell’analisi applicata al comportamento. Resta sempre la libertà di andare fuori dalla Linea Guida, purché i genitori siano consapevoli del rischio di abbandonare la “via maestra”. La scelta dell’educazione dei figli – anche se con bisogni molto speciali come nel caso dell’autismo – appartiene loro, per la nostra Costituzione e l’ANGSA sostiene da trent’anni i diritti delle persone con autismo e dei loro familiari, quando invocano il rispetto delle Linea Guida». (S.B.)
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