Attualmente le iniezioni intravitreali sono l’unica terapia disponibile per i pazienti con degenerazione maculare senile umida, grave patologia oculare che colpisce soprattutto le persone anziane e che porta alla perdita progressiva della vista, fino alla cecità.
Si stima – ma con un calcolo prudenziale – che nel in Italia ne siano colpite almeno 110.000 persone. E tuttavia, nel nostro Paese, unico tra quelli occidentali, la cura della degenerazione maculare senile con le iniezioni intravitreali è garantita dal Servizio Sanitario con inaccettabili limitazioni, come denuncia l’Associazione Per Vedere Fatti Vedere, che per questo ha lanciato la campagna denominata Salviamo dalla cecità decine di migliaia di pazienti con degenerazione maculare senile.
«Innanzitutto – spiega Lidia Buccianti, direttore dell’Associazione – c’è la questione del “limite due decimi”. La cura, infatti, non viene erogata a chi ha meno di due decimi di visus. Si tratta di una situazione che impedisce di fatto a chi ne ha più bisogno di mantenere quella visione residua in grado di garantire l’autosufficienza e una vita dignitosa. Per un paziente con meno di due decimi, riacquistare anche solo un decimo significa poter passare da una condizione di dipendenza a una vita ancora autonoma, cosa fondamentale per molti anziani che oggi vivono soli».
Su tale problema, nel 2011, sempre l’Associazione Per Vedere Fatti Vedere aveva lanciato un’altra specifica campagna, della quale anche il nostro giornale si era ampiamente occupato. Di fronte a ciò l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) aveva ufficialmente deliberato, nel mese di luglio dello scorso anno, l’abolizione del limite dei due decimi, ma tale provvedimento non è mai stato reso operativo, per la mancata pubblicazione di quella delibera in Gazzetta Ufficiale.
L’altra grande questione in gioco riguarda il cosiddetto “limite del secondo occhio”. «Attualmente, infatti – prosegue Buccianti -, la cura viene erogata, incredibilmente, per un occhio solo, mentre chi è affetto da degenerazione maculare senile in tutti e due gli occhi dovrebbe poterli curare entrambi con la copertura del Servizio Sanitario Nazionale e mantenere in essi quella visione residua che può permettere di condurre una vita autosufficiente. Considerando anche i costi elevatissimi della cura con le iniezioni intravitreali, oggi chi ha i soldi può permettersi di curarsi privatamente, chi non li ha va incontro alla perdita della vista e di fronte a una società italiana in cui l’età media si sta continuamente innalzando, l’incidenza della degenerazione maculare senile è destinata ad aumentare notevolmente: si valuta una crescita di casi del 31% nel decennio 2010-2020, con un conseguente aumento dei costi sociali per ipovisione e cecità».
«L’accesso alle cure – conclude il direttore di Per Vedere Fatti Vedere – è un diritto che dev’essere S, senza discriminazioni anche per questo motivo: i costi per le cure sarebbero nettamente inferiori a quelli che la società dovrebbe sostenere per la cecità dei pazienti non curati adeguatamente».
Con la Campagna Salviamo dalla cecità decine di migliaia di persone con degenerazione maculare senile, la ONLUS fondata nel 2002 dalla SOI (Società Oftalmologica Italiana), chiede pertanto al Ministero della Salute e all’AIFA che venga innanzitutto pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del luglio 2011 sull’abolizione del “limite dei due decimi” e in secondo luogo che venga immediatamente cancellato il “limite del secondo occhio”, allineando l’Italia agli alrri Paesi occidentali, dove tali discriminazioni non esistono. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: buccianti@pervederefattivedere.it.
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