Niente correlazioni tra CCSVI e sclerosi multipla

Questa la conclusione dello Studio “CoSMo”, la più ampia indagine sinora effettuata su una questione che tanto ha fatto parlare, ovvero l’eventuale rapporto di connessione tra la sclerosi multipla e la CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica). «Per curare la sclerosi multipla e sconfiggerla - dichiarano dunque i responsabili dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), che ha finanziato lo studio - è necessario percorrere altre strade»
Erwin Stolz
Erwin Stolz, uno dei maggiori esperti internazionali di sclerosi multipla, ha partecipato allo Studio “CoSMo”

Dunque lo studio denominato CoSMo, la più ampia indagine osservazionale e multicentrica sinora effettuata su una questione che tanto ha fatto parlare in questi ultimi anni, ovvero l’eventuale rapporto di connessione tra la sclerosi multipla e la CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), ha evidenziato che il 97% delle persone con sclerosi multipla non ha la CCSVI, mentre nel rimanente 3%, quest’ultima è riscontrabile in percentuali del tutto analoghe a quelle rilevate nei pazienti con altre malattie neurologiche e persino nei controlli sani.
Inoltre, non è emersa alcuna differenza fra le CIS (Clinically Isolated Syndrome) – quegli episodi neurologici di almeno ventiquattr’ore, compatibili con una malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale – rispetto alle forme di sclerosi multipla a ricadute e remissione o secondariamente o primariamente progressive. Nelle diagnosi di CCSVI, infine, non sono stati evidenziati fattori di rischio come l’età e il sesso.

Sono questi, in sintesi, i risultati dello studio, promosso e finanziato dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e presentato nei giorni scorsi all’ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis), che – per citare un po’ di cifre, rimandando poi per i dettagli al box pubblicato in calce – ha preso in esame 1.767 casi analizzati, coinvolgendo 35 Centri Neurologici, formando 26 sonologi, avvalendosi di 3 lettori esperti internazionali per la lettura centrale dell’esame e lavorando per 2 anni su 1.165 persone con sclerosi multipla, a confronto con 376 controlli normali e con 226 persone affette da altre malattie neurologiche.
«Una frequenza così bassa, abbinata all’esigua presenza di CCSVI in tutti e tre i gruppi diversi di persone analizzate – è il primo commento di Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM, la Fondazione che opera a fianco dell’AISM – tolgono ogni possibile dubbio ed eliminano la possibilità di un’associazione tra SM e CCSVI. Per curare la sclerosi multipla e sconfiggerla è necessario percorrere altre strade».
Significative anche le dichiarazioni di Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia e dell’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’Università Vita-Salute-San Raffaele di Milano, uno dei ricercatori coinvolti nello studio: «I dati dimostrano che l’Insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non è una patologia legata alla sclerosi multipla. Tanto è vero che si riscontra in percentuali simili anche in soggetti del tutto sani. Da diverso tempo, per una serie di consistenti motivi ampiamente documentati dalle pubblicazioni scientifiche, la comunità scientifica aveva già escluso l’idea che la CCSVI potesse essere la causa della sclerosi multipla. Ma molti di noi ricercatori avevano ritenuto di non poter escludere a priori che questa condizione potesse avere qualche ruolo, anche secondario, tra i diversi e molteplici fattori che sono in gioco nel determinare l’evoluzione della sclerosi multipla. I risultati di CoSMo evidenziano che non c’è alcuna possibilità neppure per questo ruolo minore della CCSVI nella sclerosi multipla e non vi è alcun motivo che possa indurre a curare la CCSVI per curare la sclerosi multipla».

Mario Alberto Battaglia
Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla)

Dal canto suo, Gianluigi Mancardi, presidente del Comitato Scientifico dell’AISM e direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia e Genetica dell’Università di Genova, altro specialista che ha partecipato all’indagine, sottolinea: «Diversi studi sulla CCSVI e la sclerosi multipla erano condotti su piccoli numeri, per questo la FISM ha scelto un campione tanto ampio: più si effettua un’analisi su molte persone e più il risultato è attendibile. Inoltre uno studio attendibile dev’essere multicentrico, ossia condotto da diversi Centri. Molti studi sulla CCSVI sono monocentrici e dunque privi di validità scientifica. Per stabilire l’eventuale associazione di una condizione con una malattia, bisogna che la si veda ovunque, in qualsiasi luogo, e dunque molti devono essere i Centri partecipanti. Un valore fondamentale di CoSMo è il suo meccanismo di lettura in cieco [studio che confronta due popolazioni di soggetti affetti, a una delle quali viene somministrato il farmaco e all’altra no, in modo casuale, senza che né il paziente né il medico ne siano a conoscenza, N.d.R.], sia da parte dell’esaminatore locale come del lettore centrale, perché garantisce che la conoscenza della persona esaminata non possa influire sul giudizio e non induca a vedere o a non vedere la presenza della condizione di CCSVI».

«Sulla base di questi esiti – concludono a una voce Agostino D’Ercole e Antonella Moretti, rispettivamente presidente e direttore operativo dell’AISM, insieme al già citato Mario Alberto Battaglia – non è più necessario sottoporsi a ulteriori esami per la diagnosi di CCSVI né, tantomeno, a interventi chirurgici sulle vene. Come a suo tempo promesso, abbiamo oggi messo a disposizione di tutte le persone con sclerosi multipla informazioni scientificamente sicure, perché siano in grado di decidere con la massima consapevolezza come curarsi al meglio per vivere fino in fondo una vita di qualità. Invitiamo dunque ogni ricerca scientifica in atto in Italia e nel contesto internazionale a prendere atto dei risultati ottenuti da CoSMo, nel comune interesse di tutelare la salute delle persone e di non sottoporle a rischi non motivati. Sollecitiamo altresì il Ministero della Salute, le Regioni e tutte le Istituzioni preposte al governo delle politiche socio-sanitarie a tenere conto dei risultati resi disponibili da questo studio, nella definizione dei percorsi di cura per la sclerosi multipla e a fornire nuove raccomandazioni alle persone e alle strutture sanitarie».
«Come sempre ha fatto nella sua storia – aggiungono i responsabili dell’Associazione – l’AISM continuerà a essere in prima fila in Italia e nel mondo per dare forza alle ricerche più promettenti e urgenti, per trovare le cause della malattia, per individuare le cure che ancora non ci sono per le forme più gravi di sclerosi multipla, quelle progressive, per sperimentare sull’uomo terapie con le cellule staminali, per ottenere nuovi trattamenti sempre più personalizzati, per rendere ogni giorno più efficace la riabilitazione che dà forza all’autonomia, alla libertà quotidiana che ogni persona con sclerosi multipla desidera». (S.B.)

Lo Studio CoSMo nel dettaglio
Dopo un lungo tempo di preparazione, per predisporre un accurato protocollo scientifico di riferimento, effettuare la formazione, ottenere l’approvazione dei diversi Comitati Etici dei Centri Clinici coinvolti e reclutare l’ampio numero di partecipanti previsti, lo Studio CoSMo è stato avviato il 30 dicembre 2010, per concludersi quasi due anni dopo, nel settembre di quest’anno.
Si tratta della prima indagine epidemiologica e multicentrica, la più ampia fino ad ora eseguita, con 35 Centri Clinici coinvolti su tutto il territorio nazionale, nata allo scopo di identificare la prevalenza della CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica) nelle persone con sclerosi multipla, tramite il confronto con la prevalenza nei volontari sani e in altre malattie neurodegenerative e mediante l’utilizzo della Tecnica Ecocolor Doppler (ECD).
Promosso e finanziato interamente dall’AISM, tramite la sua Fondazione FISM, lo studio è stato sostenuto da un finanziamento fuori bando di circa 1 milione e mezzo di euro.
Si è proceduto innanzitutto a una formazione accurata dei 26 medici sonologi addetti all’esame diagnostico, per garantire che l’esame stesso venisse svolto esattamente come previsto dal protocollo di base e da quello avanzato. La formazione è stata affidata a sonologi con un’esperienza “sul campo”, documentata attraverso l’esecuzione di almeno cinquecento Esami Doppler all’anno per almeno due anni; bisognava inoltre avere realizzato pubblicazioni negli ultimi cinque anni su riviste con impact factor documentato ed era necessario avere effettuato presentazioni in Congressi nazionali o internazionali e aver tenuto corsi di aggiornamento organizzati da Società Scientifiche. Ognuno degli operatori reclutati per lo studio, infine, ha dovuto superare una prova pratica, certificata dai Presidenti di entrambe le Società Scientifiche Italiane di Neurosonologia (SINSEC e SINV).

La popolazione su cui è stata effettuata l’indagine è la più ampia sinora analizzata in questo campo. 1.767 i pazienti esaminati, di cui 1.165 con sclerosi multipla, 376 controlli sani e 226 persone con altre malattie neurodegenerative.
La multicentricità è la caratteristica fondamentale. La possibile associazione di una condizione con una malattia dev’essere infatti osservabile in qualsiasi luogo, non può dipendere da un solo operatore o da un unico macchinario e dunque molti devono essere i Centri partecipanti a uno studio che voglia definire con evidenza scientifica se un certo fenomeno è legato a una determinata malattia.
Altro aspetto qualificante di CoSMo è stato l’utilizzo di una lettura centralizzata effettuata in cieco da esperti internazionali. Inoltre, tutti gli esami sono stati registrati e sono disponibili. Ciò costituisce una garanzia della controllabilità dei dati e del rigore scientifico dello studio, oltre a rappresentare un potenziale scientifico disponibile per eventuali esigenze di approfondimento.
Il sonologo locale, dunque, ha effettuato l’esame alla persona a lui inviata dal neurologo (senza sapere se fosse affetta da sclerosi multipla), a una persona con un’altra malattia neurologica o a una sana. Sulla base di questa analisi “cieca”, lo stesso sonologo ha redatto un referto poi inviato al Centro Coordinatore, con le immagini dell’esame effettuato. A sua volta, il Centro – attraverso un sistema informatizzato – ha inviato in modo randomizzato (casuale) le clip degli esami effettuati a uno dei tre sonologi esperti della commissione di lettura centrale.
L’esperto centrale – assolutamente “in cieco”, cioè senza conoscere la provenienza dell’esame, né su chi fosse stato effettuato, e dunque senza condizionamenti dovuti all’incontro con la persona esaminata – ha emesso le proprie valutazioni e stilato le conclusioni diagnostiche.
Il Centro Coordinatore ha dunque verificato se i due referti effettuati dal sonologo sperimentatore del centro periferico e dal sonologo esperto della commissione di lettura centrale coincidessero. In caso di parere identico, il referto è stato dichiarato definitivo. Qualora invece la refertazione non coincidesse, l’esame dubbio è stato mandato agli altri due lettori esperti della commissione di lettura, ciascuno dei quali ha effettuato un referto. La diagnosi conclusiva è stata stilata sulla base della concordanza di giudizio tra i tre sonologi esperti. I risultati di CoSMo sono dunque la sintesi delle letture locali e di quelle centrali.
Il doppio meccanismo dell’esame in cieco ha garantito l’assoluta appropriatezza dell’esame e dell’eventuale diagnosi di CCSVI, normalizzando la variabilità associata alla lettura effettuata dai vari Centri partecipanti.
I tre lettori centrali dello studio sono stati Erwin Stolz, uno dei maggiori esperti internazionali di sclerosi multipla, della Clinica Neurologica di Giessen in Germania, Massimo Del Sette, presidente della SINSEC (Società Italiana di Neurosonologia ed Emodinamica Cerebrale) e Giovanni Malferrari, presidente della SINV (Società Italiana Interdisciplinare Neurovascolare). Essi hanno fatto parte del Comitato di Direzione dello studio, insieme ai già citati Giancarlo Comi, Gianluigi Mancardi e Mario Alberto Battaglia e ad Antonio Bertolotto, Angelo Ghezzi, Marco Salvetti, Maria Pia Sormani e Luigi Tesio.

I dati conclusivi di CoSMo, dunque, frutto della sintesi delle letture centrali e di quelle locali, hanno evidenziato la CCSVI nel 3% delle persone con sclerosi multipla, nel 2% dei controlli sani e nel 3% di persone con altre malattie neurologiche. Se si considera invece il dato complessivo delle letture locali, si riscontra una presenza di CCSVI nel 16% delle persone con sclerosi multipla, nel 15% delle persone con altre patologie e nel 12% dei controlli sani. Le differenze non sono significative.
Appare pertanto evidente come – pur con valori differenti a livello locale rispetto al dato finale di CoSMo – la CCSVI sia stata riscontrata sempre con percentuali simili in tutti e tre i gruppi studiati (sclerosi multipla; controlli sani; altre patologie neurodegenerative). Questo significa che, da qualsiasi punto di vista si osservino i risultati dello studio, non esiste correlazione tra CCSVI e sclerosi multipla.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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