«Il numero delle persone con sclerosi multipla in Italia – viene rilevato dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) – potrebbe simbolicamente riempire lo Stadio Olimpico di Roma di questo 17 novembre: in Italia, infatti, sono oltre 65.000 le persone con questa malattia, cui gli atleti della Nazionale dedicheranno questa partita, con l’impegno a sostenere tutti insieme la ricerca, lanciando il messaggio di “un mondo libero dalla sclerosi multipla”».
Alfieri di uno sport di emozioni, di collaborazione, di contatto, gli Azzurri del rugby si impegneranno dunque per la ricerca e la sensibilizzazione sulla sclerosi multipla – con iniziative sia all’inizio della partita, sia nel cosiddetto “Villaggio Terzo Tempo”, successivo alla stessa – in occasione dell’importante test-match di sabato 17 novembre a Roma, contro i campioni neozelandesi “All Blacks”, grazie soprattutto al supporto del Gruppo Cariparma Crédit Agricole – sponsor principale dei test-match affrontati dall’Italia in queste settimane, e partner dell’AISM in un progetto che si propone di aiutare concretamente le persone con sclerosi multipla e le loro famiglie, nell’ambito di servizi di informazione, ricerca sulla riabilitazione e formazione degli operatori sociali e sanitari – che ha favorito il contatto con la FIR (Federazione Italiana Rugby).
«Avere la sclerosi multipla – dichiara Roberta Amadeo, past president dell’AISM e presidente della Consulta Persone con Sclerosi Multipla – è una sfida continua. Ed ecco quello che noi tutte persone con questa malattia vogliamo, costruire cioè un mondo in cui tutti possiamo diventare liberi di essere noi stessi fino in fondo e dove abbiamo le stesse opportunità di realizzare i nostri progetti e di essere protagonisti delle nostre passioni e desideri. Sportivi e non».
Grave malattia del sistema nervoso centrale, cronica, imprevedibile e invalidante e per la quale non esiste ancora una cura risolutiva, la sclerosi multipla – con una diagnosi ogni quattro ore – è tra le maggiori cause di disabilità nei giovani, che ne sono per lo più colpiti tra i 20 e i 30 anni. Le donne, poi, sono in un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: Barbara Erba (Ufficio Stampa AISM), barbaraerba@gmail.com.
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