Uno studio recentemente pubblicato dalla rivista scientifica «Neurorehabilitation and Neural Repair» ha proposto un nuovo programma riabilitativo per le persone con sclerosi multipla recidivante remittente (SMRR), che presentano deficit cognitivi.
La ricerca – condotta da Antonio Cerasa dell’Istituto di Scienze Neurologiche-CNR di Catanzaro e coordinata da Aldo Quattrone dell’Istituto di Scienze Neurologiche-CNR e dell’Università Magna Graecia, sempre di Catanzaro, è stata co-finanziata anche dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), tramite la sua Fondazione FISM.
Le disfunzioni cognitive colpiscono circa il 50% di persone con sclerosi multipla recidivante remittente e influiscono negativamente su diversi aspetti cognitivi, tra cui l’attenzione, la capacità di elaborazione delle informazioni, l’apprendimento e la memoria. Nonostante ci siano sempre più evidenze che sottolineano l’importanza della riabilitazione cognitiva per il trattamento di questi problemi nella sclerosi multipla, non è ancora stato validato un approccio terapeutico per tali disfunzioni.
L’obiettivo di questo studio è stato dunque quello di elaborare una nuova strategia terapeutica, caratterizzata da un programma intensivo di riabilitazione cognitiva, basato sul computer, per i deficit di attenzione. In particolare, i ricercatori hanno testato l’efficacia delle procedure riabilitative proposte, utilizzando la tecnica ad immagini della risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Attraverso quindi uno studio randomizzato, controllato e in doppio cieco*, sono state analizzate dodici persone con SMRR – sottoposte poi al programma riabilitativo tramite sessioni di un’ora, due volte alla settimana, per sei settimane consecutive – e undici persone con SMRR “di controllo” che hanno ricevuto un intervento placebo [sostanza priva di effetti farmacologici, N.d.R.].
Le sessioni consistevano in un training guidato al computer, per testare le diverse abilità di attenzione e di capacità di elaborazione di vari compiti. La risonanza magnetica funzionale è stata effettuata durante l’esecuzione di un compito cognitivo ampiamente utilizzato per la valutazione delle capacità di attenzione nella sclerosi multipla (Paced Visual Serial Addition Test – PVSAT).
I risultati ottenuti hanno mostrato dunque alcuni significativi effetti positivi sul gruppo di persone sottoposte al programma riabilitativo, rispetto al gruppo “di controllo”, evidenziando un miglioramento delle specifiche funzioni cognitive e della riorganizzazione funzionale della plasticità neurale. In particolare, dopo il programma di riabilitazione cognitiva, le persone hanno mostrato un miglioramento specifico delle performance di capacità dell’attenzione, che è stato associato a un aumento dell’attività nel lobulo cerebellare posteriore e in quello parietale superiore.
In sostanza, la conclusione dei promotori dello studio è che esso ha dimostrato come questo programma riabilitativo intensivo – per le persone con sclerosi multipla che presentino abilità compromesse – incida sulla plasticità neurale e migliori alcuni aspetti cognitivi. Gli effetti neurofisiologici e comportamentali riportati avvalorerebbero pertanto i benefìci di questo approccio terapeutico, che potrebbe avere una reale applicazione nel trattamento clinico dei deficit cognitivi nella sclerosi multipla. (B.E. e S.B.)
*Parlando di studi randomizzati e in doppio cieco si intendono quelle ricerche che confrontano due popolazioni di pazienti, a una delle quali viene somministrato il farmaco e all’altra no, in modo casuale, senza che né il paziente né il medico ne siano a conoscenza.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.
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