Il 1° marzo entrerà in vigore a Roma la riforma dell’assistenza domiciliare per persone con disabilità e anziane, un passaggio che si annuncia come “epocale”, in quanto intende abbattere le innumerevoli liste d’attesa a costi invariati, garantendo un servizio di qualità.
Si promette, inoltre, maggiore equità rispetto al bisogno, maggiore trasparenza e, finalmente, per gli utenti, libertà di scelta. Elementi, questi, che fanno sperare in una ripartenza, in un’epoca nuova per un campo come quello dell’assistenza domiciliare, caratterizzato fino ad oggi da operatori scarsamente preparati, molto poco pagati e, dunque, ancor meno motivati.
Un’assistenza che sembrava garantire piuttosto la sopravvivenza dei gestori del servizio, per la limitata gamma di accessi, comunque poco rispondenti al reale bisogno. E ancora, un’assistenza che vedeva disparità tra i vari Municipi della Capitale, privilegiando quelli con minori necessità e con budget più elevato, spesso a discapito delle periferie più degradate e più povere di servizi. Un sistema, infine, fatto di sprechi, in quanto nessuna differenza veniva fatta tra assistenza di base e quella specialistica e senza alcuna possibilità di scelta per l’utente, cui veniva negata la possibilità di gestire il servizio in forma autonoma.
Tutte queste inefficienze, dunque, richiedevano certamente un cambiamento radicale. Ma quello promesso dalla riforma sarà la giusta risposta? A queste, come alle mille domande e perplessità emerse in queste settimane, cercherà di dare una risposta Michele Colangelo, delegato del Sindaco ai Problemi dell’Handicap, il 22 gennaio prossimo, nel corso dell’incontro organizzato dalla Consulta della Disabilità del Municipio 12. Per Cittadini, Associazioni e Istituzioni, si tratterà dunque dell’occasione per affrontare le mille perplessità che ogni cambiamento suggerisce.
Come si potrà, ad esempio, garantire l’accesso ai servizi a più persone, mantenendo invariati i costi, specie nella congiuntura che stiamo vivendo e di fronte alla necessità di adeguare i contratti degli operatori? Non si rischierà, piuttosto, di aggravare la situazione, in particolar modo dei più gravi? E si attuerà davvero la promessa flessibilità degli interventi, al di là di pressioni esterne al bisogno?
Insomma, autentico miglioramento del servizio o «assistenzialismo residuale», come ha dichiarato nei giorni scorsi Dino Barlaam, presidente della FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)?
Il dibattito è sempre più acceso, dopo che la riforma è stata presentata il 10 gennaio, in conferenza stampa, dal vicesindaco di Roma, con delega alle Politiche Sociali, Sveva Belviso e dal già citato Michele Colangelo.
Intanto, il variegato mondo della disabilità e degli anziani – pervaso da atavico scetticismo, ma bisognoso di risposte -, spera di trovare tra le maglie della riforma la garanzia di una vita più dignitosa e con minori frustrazioni.
Vicepresidente della Consulta della Disabilità del Municipio 12 di Roma.
Per ulteriori informazioni: salvatore.u@inwind.it.
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