Treno, panini, iPod nel marsupio e anche i vestiti di ricambio per non bagnarsi sulle canoe: tutto inutile, per un gruppo di ragazzi padovani con sindrome di Down, tra i diciotto e i trent’anni, recatisi nel parco divertimenti di Gardaland, non distante da Verona.
Appena varcato il confine della struttura, infatti, hanno ricevuto la “mappa per i disabili”, con tante indicazioni di divieto sulle attrazioni più emozionanti, perché essendo considerati «ospiti con problemi mentali/psichici», possono usufruire solamente del Saltomatto, una giostra per bambini.
«Abbiamo protestato – racconta Patrizia Tolot, presidente dell’Associazione DADI (Down, Autismo e Disabilità Intellettiva) – perché le persone Down non sono malati psichici. Anche loro, poi, hanno cercato di far valere le proprie ragioni, raccontando cosa fanno, dove studiano e dove lavorano. Ma abbiamo trovato un muro. E oltretutto sono tutte persone che fanno parte dell’ASPEA [Associazione Sportiva Portatori di Handicap ed Affiliati, N.d.R.] e tra di loro ci sono anche campioni di nuoto e sci».
Dal canto suo il direttore di Gardaland, Danilo Santo, si è dichiarato «dispiaciuto», ribadendo però che «le regole sulla sicurezza sono ben precise. Noi compriamo le giostre e i costruttori ci forniscono le prescrizioni, poi, con il buon senso, mettiamo alcune restrizioni. Tre anni fa si è deciso con la collaborazione di alcuni esperti che lavorano con i disabili di preparare una guida ad hoc in cui abbiamo specificato le attrazioni a cui si può accedere, a seconda delle varie disabilità. E le persone Down rientrano tra i disabili mentali/psichici. Noi vogliamo solo tutelarli ed evitare che capitino incidenti. Dobbiamo mettere in discussione la classificazione? Noi cerchiamo di migliorarci e la guida è già stata aggiornata in passato».
Pronta la replica di Franca Bruzzo Torti, del Coordinamento Nazionale Associazioni di Persone con Sindrome di Down: «In realtà bisogna vedere con quali criteri sono state fatte certe valutazioni. Le persone Down, infatti, non soffrono di una disabilità psichica, ma intellettiva. Personalmente credo che, pur sempre nel rispetto della sicurezza, non sia giusto negare un’opportunità a una persona Down, perché ogni caso è differente. Ci sono ragazzi Down che praticano il rafting [sport della canoa su torrenti di montagna, N.d.R.] ed è possibile che non siano in grado di andare sulle canoe di Gardaland? Solo un accompagnatore è in grado di valutare cosa un ragazzo è in grado di fare o no. Chiedo dunque che si apra un tavolo per fare una valutazione con criteri corretti».
Già attiva in questo senso è Tolot, che ha offerto al direttore di Gardaland il proprio contributo per stilare una nuova mappa.
A corrobare poi quanto sostenuto da Bruzzo Torti, vi è anche il parere di Antonella Costantino, direttore del reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia al Policlinico di Milano, che ha dichiarato: «Parlare di disabilità intellettiva per le persone con sindrome di Down è frutto di una terminologia vecchia e negare in assoluto e a priori è sbagliato. Ogni situazione va valutata di volta in volta e nella fascia dei Down lievi non è assolutamente scontato che salire su certe giostre non vada bene. In queste decisioni sono gli accompagnatori ad avere un ruolo importante».
(S.B.)