La “disabilità gravissima” in un atto ufficiale

di Giorgio Genta
Si tratta del recente Decreto, relativo al riparto del Fondo 2013 per la Non Autosufficienza. «A questo punto - scrive Giorgio Genta - l’annoso dibattito sull’esistenza e sul reale significato della “disabilità gravissima” potrebbe ritenersi concluso. Non il pretesto per togliere qualcosa a chi ha già poco, ma l’impegno di dare qualcosa in più a chi necessita di un particolare supporto per sopravvivere»

Persona in situazione di gravissima disabilitàFinalmente, in un atto ufficiale, vale a dire l’articolo 3 del Decreto relativo al riparto del Fondo 2013 per la Non Autosufficienza, prodotto nei giorni scorsi dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con altri Ministri, compare la definizione di disabilità gravissima, mutuata specularmente da quella proposta nei mesi scorsi dal Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti). O meglio, compare la declaratoria degli stati morbosi e delle relative metodiche di valutazione che causano la disabilità gravissima.
Queste patologie o questi stati di morbilità, oltre a rendere incapaci di compiere autonomamente gli atti indispensabili al mantenimento in vita, generano la necessità, per la persona interessata, di essere oggetto di un’assistenza vigile e continua, 24 ore su 24, non interrompibile senza pregiudizio vitale.

A questo punto, dunque, l’annoso dibattito sull’esistenza e sul reale significato della “disabilità gravissima” potrebbe anche ritenersi concluso. Non infatti il pretesto per togliere qualcosa a chi ha già poco, ma l’impegno di dare qualcosa in più a chi necessita di particolare supporto per sopravvivere (More intens support, come recita ad esempio la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità).
Per una volta tanto, quindi, ringraziamo gli estensori del testo che è stato emanato e chi lo ha firmato.

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