E nove anni dopo lo stupro diventa più lieve!

Riesce davvero difficile comprendere le motivazioni che hanno portato la Corte d'Appello di Campobasso a ridurre consistentemente la pena per un uomo di 78 anni che aveva violentato una minorenne con disabilità psichica, ritenendolo «un fatto di lieve entità». Ed è d'accordo con noi anche il sottosegretario alla Solidarietà Sociale Cristina De Luca

Espressione che simboleggia la disperazione«Appare discutibile e assai grave la decisione della Corte d’Appello di Campobasso di sospendere la pena al violentatore di una ragazza con disabilità perché si tratterebbe di un fatto di “lieve entità”».
È questo il commento di Cristina De Luca, sottosegretario alla Solidarietà Sociale, di fronte ad una sentenza emessa il 15 novembre in Molise, che indubbiamente non può che far discutere.

La triste vicenda – risalente al 1998 – è rapidamente raccontata. Un tassista ora settantottenne di Campomarino, in provincia di Campobasso, era stato accusato, e successivamente condannato a tre anni e otto mesi, per avere molestato sessualmente e violentato a più riprese una minorenne con disabilità psichica, che aveva il compito di accompagnare a scuola. Era stata la stessa ragazza a denunciare i fatti – protrattisi per almeno due mesi – prima ai genitori e poi agli inquirenti.
Ora però, in appello (dopo ben nove anni!), la pena è stata drasticamente ridotta a due anni, con la motivazione che «il fatto contestato è di lieve entità», dopo un’ora e mezzo di camera di consiglio che sembra si sia svolta tra litigi e discussioni molto accese fra i componenti del collegio. 

«Chi definisce uno stupro un comportamento non grave – ha dichiarato ancora il sottosegretario De Luca – invece di chiamarlo crimine, in qualunque contesto avvenga o chiunque lo subisca, evidentemente ignora le devastanti conseguenze psicologiche oltre che fisiche che una violenza sessuale lascia sulla vittima. E chi è chiamato a giudicare un atto vergognoso come questo dovrebbe tenerne senza dubbio conto. Si tratta di un episodio che lascia poi ancor più amarezza perché il violentatore si è letteralmente approfittato di una ragazza con un handicap psichico e in un Paese civile, questa dovrebbe essere un’aggravante, non una scusante».

Detto che il condannato presumibilmente non trascorrerà nemmeno un giorno in carcere – essendo la pena stata sospesa –  e detto che il presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Pietro V. Barbieri ha definito tale sentenza «di gravità inaudita», anziché proporre altri commenti, che a questo punto ci sembrano abbastanza superflui, preferiamo annotare la perplessità dello stesso avvocato difensore Antonio De Michele, il quale ha dichiarato letteralmente: «Visti i fatti, credo che o si sarebbe dovuto assolvere il cliente non ritenendo valido il racconto e le accuse della ragazza, altrimenti confermare la condanna di primo grado. Liquidare invece un rapporto sessuale contro la propria volontà come un fatto non grave, lascia perplessi».
(Stefano Borgato)

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