C’è qualcosa di così bello nell’amore tra fratelli e sorelle. Lo straordinario è vissuto come ordinario. Con storie bellissime. Come quella di Conner e Cayden Long. Conner ha 9 anni, Cayden 7. Al fratellino, quando aveva quattro mesi, hanno diagnosticato una paralisi cerebrale, per la quale non riesce a camminare e a parlare. Conner ama giocare, è normale sia così. E fare sport. Il football, per esempio, come ogni ragazzino negli States. E Cayden, con mamma e papà, è sempre lì, ai bordi del prato, a fare il tifo per lui. Una cosa Conner voleva più delle altre: divertirsi con Cayden. Ma evidentemente non poteva.
Un giorno ebbe un’idea. Era la primavera del 2011, aveva 7 anni. La mamma, Jenny, stava guardando una rivista. Conner vide una pubblicità. Un evento sportivo per ragazzi con nuoto, ciclismo e corsa: il Nashville Kids Triathlon. «Ehi mamma, posso provarci?». «Perché no, Conner?». «Uhm, ok, se venisse anche Cayden?». Ecco, quella domanda spiazzò Jenny. «Mai vorresti dire no a un tuo figlio, ma…». Niente ma per Conner. Finalmente avrebbero potuto divertirsi insieme, lui e Cayden. Bastava un po’ di fantasia. Gli organizzatori di quella gara, la prima di molte altre, capirono.
Così è nato il Team Long. Conner e Cayden. Insieme. Il triathlon unisce quei tre sport. Loro sono ancora più uniti da poter fare triathlon. Conner nuota tirando un gommone o una zattera sulla quale è Cayden, poi va in bicicletta trainando una specie di carrozzina e la spinge nella frazione di corsa. Una squadra fantastica. Poco meno di 45 minuti fra bracciate, pedalate e corsa, per arrivare al traguardo: le braccia alzate al cielo di Conner e il sorriso di Cayden a mostrare quanto, entrambi, si divertano. Da quando hanno cominciato, hanno girato la costa ovest degli Stati Uniti, per fare gare, circa una ventina finora.
Sono diventati una grande fonte di ispirazione (la loro pagina Facebook Team Long Brothers, più di 26.000 “mi piace”, è piena di messaggi di incoraggiamento, specie da mamme e papà con un figlio con disabilità), tanto da raggiungere il riconoscimento Sportkids of the Year, che ogni anno «Sport Illustrated», rivista sportiva fra le più prestigiose del mondo, assegna ai giovanissimi. Si sono ritrovati su un palco insieme a un mostro del basket come LeBron James, che commosso li ha invitati a Miami. Star della musica come Jay Z e Beyoncè hanno voluto parlare con loro.
A Conner, però, interessa che finalmente si sta divertendo con Cayden. «Quando abbiamo finito la prima gara, io e Cayden ci siamo guardati. Rideva, come per dire “Ma perché abbiamo aspettato tanto?”. Era felice. Anche’io». Conner adora suo fratello: «Se la gente correrà e si divertirà con chi non può camminare o correre, o ha qualche forma di autismo, potrebbe aprire gli occhi di quelli ai quali non importa nulla. Sai cosa vorrei? Che fra dieci anni ci fosse una bandiera del Team Long sulla luna».
Hanno un obiettivo più realistico. O forse no. Perché è il triathlon più difficile di tutti, l’Ironman. E fra tutti gli Ironman, il più duro, quello dell’Isola di Kona, nelle Hawaii: 3,8 chilometri nell’oceano, 180 in bicicletta sulle strade dell’isola vulcanica, una maratona per finire. C’è chi pensa: chissà se ce la faranno, saranno ormai grandi prima di poterlo fare. Qualcuno prima di loro ha dimostrato che si può fare. Forse non lo sanno, ma c’è un’altra squadra simile, il Team Hoyt. E sono adulti: Dick e Rick, padre e figlio. Rick ha anche lui, come Cayden, una paralisi cerebrale dalla nascita e aveva espresso un desiderio: partecipare a una maratona. Il padre si allenò e correndo lo spinse in carrozzina. Si appassionarono. Cominciarono con i triathlon, anche i più pesanti, come quello di Kona. Nello stesso modo in cui, poi, avrebbero fatto Conner e Cayden. Anche per loro video e incoraggiamenti. Anche loro fonte di ispirazione.
Una storia di amore. Due fratelli che si vogliono bene. Ci arriveranno, sì. Pianteranno quella bandiera, così bella, là, sulla luna. Insieme.
Il presente testo appare anche in InVisibili, blog del «Corriere della Sera», con il titolo “Conner e Cayden, due fratelli, una storia di (stra)ordinario amore” e viene qui proposto – con lievi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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