Credi a chi vive “con” la disabilità

di Giorgio Genta
Ci sono alcuni tratti comuni che si possono intravvedere nei racconti provenienti da “famiglie con disabilità”, spesso presenti anche sulle pagine del nostro giornale e uno di questi, secondo Giorgio Genta, è che «nel dubbio, è meglio credere a chi vive “con” la disabilità, piuttosto a chi ci vive “sopra”»
Medardo Rosso, "Bimba che ride", 1890
Medardo Rosso, “Bimba che ride”, 1890

Una tecnica giornalistica sperimentata più volte negli ultimi tempi da questo giornale sta dando ottimi risultati: quella delle interviste alle madri e alle famiglie con disabilità.
Certamente è necessaria molta finezza e perspicacia da parte dell’intervistatrice (sempre una donna!), per non deviare il racconto verso mete prefissate e per non travisare neppure in piccola parte lo spirito del racconto stesso, giacché questa possibilità esiste e di solito viene abilmente sfruttata dai “professionisti della disabilità”, per portare acqua al mulino delle loro teorie. E, com’è ben noto, i mulini macinano tutto quello che va a finire sotto la mola…

Quando però l’intervistatrice lascia libera l’intervistata (generalmente una madre) e si limita a dare “piccoli colpi di timone”, per mantenere la giusta rotta della narrazione, allora il racconto delle vite con disabilità assurge non di rado a una dimensione “epica”, pur nella semplicità quotidiana.
Sfuggendo accuratamente l’accorpamento in categorie prestabilite, è tuttavia possibile notare alcuni tratti singolarmente comuni a questi racconti:
– non si è mai soli e neppure si è mai ultimi;
– ci sono altri genitori che reagiscono;
– spesso la miglior risposta di vita viene dalle situazioni più precarie e difficili;
– i rapporti con i servizi dedicati sono spesso ostici e visti come una fonte di difficoltà, anziché di aiuto;
– ognuno deve scegliere la propria strada, ma conoscere quella degli altri certamente aiuta;
– nel dubbio credi a chi vive con la disabilità piuttosto a chi ci vive sopra.
Alla prossima intervista!

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