Colloqui delicati nei contesti sanitari

«La dimensione “umana” della cura incide sulla qualità delle prestazioni e sulle aspettative di successo dei trattamenti medici più di quanto sia stato fin qui possibile immaginare o scientificamente accertare»: parte da questo presupposto il corso di formazione “Colloqui delicati nei contesti sanitari di fronte a malattie invalidanti, croniche, terminali”, promosso per il 24 e il 25 maggio dal Centro Studi Erickson di Trento

Mano di persona malata stretta da mano di medicoRivolto principalmente a figure sanitarie che lavorano in ambito ospedaliero, a infermieri, a medici di famiglia e a operatori di Residenze Sanitarie Assistenziali, il corso denominato Colloqui delicati nei contesti sanitari di fronte a malattie invalidanti, croniche, terminali, organizzato per venerdì 24 e sabato 25 maggio dal Centro Studi Erickson, presso la propria sede di Gardolo di Trento, ha l’obiettivo di fornire alcuni strumenti operativi e di immediata applicabilità nel contesto professionale, per migliorare l’efficacia della relazione dei medici e degli altri operatori sanitari con i pazienti e con i loro familiari.

Impostato dai docenti Luigi Colusso, medico, psicoterapeuta, responsabile del Progetto Rimanere insieme per l’elaborazione del lutto dell’Associazione ADVAR di Treviso e Sandro Spinsanti, esperto di bioetica, direttore dell’Istituto Giano per le Medical Humanities di Roma, il corso seguirà le modalità di apprendimento attivo che contraddistinguono in generale l’approccio formativo del Centro Studi Erickson e si articolerà, oltre che su lezioni teoriche, anche su testimonianze dirette ed esercitazioni.
«La dimensione “umana” della cura – spiegano i promotori dell’iniziativa – costituita da emozioni, affetti, relazioni e sensatezza esistenziale, incide sulla qualità delle prestazioni e sulle aspettative di successo dei trattamenti medici, sia di base che specialistici, più di quanto sia stato fin qui possibile immaginare o scientificamente accertare. Oggi, infatti, appare evidente come la medicina, nonostante i progressi, si confermi nel tempo un’arte umana, esercitata da persone a beneficio di altre persone. In tal senso, la competenza umanizzante ed emotiva è trasversale a ogni specialità medica e a ogni prestazione in cui gli operatori sanitari e sociali incontrano il dolore estremo nella vita delle persone. Di fronte quindi a queste realtà ad alto impatto umano, l’operatore sanitario si trova spesso impreparato, mentre la qualità e la congruenza emotiva della comunicazione farebbero la differenza. Infatti, una comunicazione calma e calda e un contatto umano consistente, anche se professionale, potrebbero consentire agli interessati un’elaborazione psichica costruttiva dell’evento critico e un più efficace futuro fronteggia mento». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@erickson.it.

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