Il tema della sessualità è importante per tutte le persone e quindi anche per i disabili la sfera affettivo-sessuale ha un grande significato.
I due termini però – affettività e sessualità – non possono essere disgiunti, pena una concezione della vita che diventerebbe artificiosa. Per nessun essere umano, infatti, la sessualità può essere slegata dall’affettività e se ciò a volte avviene, chi sperimenta questa situazione si rende conto che la componente affettiva sarebbe comunque cercata e voluta. Se invece ciò non succede, allora non si può negare che esista qualche problema di relazione e di soddisfazione.
In particolare, per quanto riguarda le assistenti sessuali svizzere, in base alla mia conoscenza dell’argomento, mi sento di affermare che esse sono delle prostitute che offrono la loro prestazione “specializzata” alle persone disabili.
Dal mio punto di vista una persona adulta – disabile o no – che voglia andare con prostitute è responsabile delle proprie azioni, ma sull’uso della prostituzione non azzarderei alcun livello di privilegio per il disabile. Infatti, se per decenni si è sostenuto che non devono esistere discriminazioni, non si comprende per quale motivo si debbano reintrodurre a livello sessuale.
E d’altro canto, un disagio relativo alla vita sentimentale e al sesso è vissuto da molte persone e non è affatto legato alla disabilità: esistono disabili che hanno integrato la loro affettività e sessualità, come esistono persone “valide” in difficoltà. Catalogare è sempre molto pericoloso e anche “pietistico”.
Realizzarsi, non commiserarsi
In ogni caso ritengo che affrontare la problematica affettivo-sessuale con le prestazioni occasionali e a pagamento sia sempre degradante, sia per chi le propone che per chi ne usufruisce.
Chi poi incoraggia prestazioni sessuali per il disabile mentale è persino incosciente. Da un lato, infatti, ci si adopera per l’autonomia e dall’altra si offrono soluzioni “esterne e meccaniche”, probabilmente ritenute utili solo da chi le propone.
In questo senso una maggiore apertura agli ambienti sociali e amicali ridurrebbe senz’altro di molto questa presunta esigenza e sono anche convinto che una valida alternativa alla prostituzione specializzata sia la realizzazione della propria vita.
Commiserarsi per la propria solitudine, infelicità, astinenza, aggrava le difficoltà, anziché lenirle. La vita dev’essere piena: negli interessi, nelle relazioni, nei sentimenti. Non esistono altre strade, né per il disabile né per il “valido”.
La cantilena sul mestiere “più antico del mondo” è semplicemente una richiesta di maschi incapaci di creare relazioni significative, che ricorrono al denaro perché sono “impotenti” nel senso più ampio del termine.
Che poi esistano delle opinioni che fanno della prostituzione un diritto è un’altra storia: per il fatto che esistono non significa che siano utili o razionali.
Differenze di genere
Non possiamo infine dimenticare che esistono delle differenze tra maschio e femmina anche per quanto riguarda la dimensione affettiva e sessuale.
Il romanticismo, la delicatezza, la completezza della relazione è sicuramente alla base della relazione femminile. È nel contesto della relazione umana che si pone la sessualità della donna: senza questa relazione il sesso non ha senso. E stiamo parlando di un arricchimento perché illumina l’esatta collocazione dell’intimità sessuale. Se i maschi comprendessero a sufficienza questa prospettiva, probabilmente sarebbero meno superficiali e più presenti.
L’esperienza di comunità, in conclusione, ci dice che la strada dei sentimenti, delle relazioni e del sesso si realizza attraverso il rispetto, la delicatezza, l’innamoramento, l’intimità. Le alternative sono solo scorciatoie che indicano solitudini e difficoltà: sono queste ultime da affrontare e non già gli effetti delle difficoltà stesse.
*Presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza)
Testo tratto da DM 154 (aprile 2005), periodico della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).
Per altri servizi già pubblicato da questo sito su tali argomenti, si vedano ad esempio gli articoli Assistenti sessuali: parliamone, a cura di Crizia Narduzzo e Sessualità: al di là dell’handicap, di Piero Stettini.