Sono 16, secondo il sito ufficiale delle Nazioni Unite (ma in realtà 17, tenendo conto della Repubblica di San Marino, come da noi annunciato a suo tempo), gli Stati che hanno ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Nessun dubbio, invece, sul Protocollo Opzionale allegato al trattato, rispetto al quale anche ufficialmente le ratifiche sono 10, limite previsto per l’entrata in vigore.
È quanto consegue al passo attuato dalla Guinea, Stato dell’Africa Occidentale, che l’8 febbraio scorso è andata ad aggiungersi – per quanto riguarda la Convenzione – a Giamaica, Ungheria, Panama, Croazia, Cuba, Gabon, India, Bangladesh, Sudafrica, Spagna, Namibia, Nicaragua, El Salvador, Messico, Perù e appunto San Marino, a Ungheria, Panama, Croazia, Sudafrica, Spagna, Namibia, Messico, El Salvador, Perù e ancora San Marino, sul fronte invece del Protocollo Opzionale.
Il grande risultato, dunque, è ormai a portata di mano: altri tre Paesi e la Convenzione entrerà formalmente in vigore. Vale perciò la pena ricordare ai lettori cosa concretamente comporterà questo passaggio e lo facciamo assieme a Marco Ferri, funzionario della Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea, che ha partecipato ai negoziati per la Convenzione stessa.
«Innanzitutto va detto – ci spiega Ferri – che l’entrata in vigore ufficiale avverrà trenta giorni dopo il deposito all’ONU del ventesimo strumento di ratifica. Prima di ciò, non è previsto alcun obbligo e alcun diritto e la stessa entrata in vigore – frazionata nel tempo per ogni Stato, in base a quando la ratifica ha avuto luogo – sarà tale naturalmente solo per gli Stati che hanno aderito al trattato».
Ma cosa succederà in un Paese che ha aderito alla Convenzione, quando questa entrerà in vigore? «Le ipotesi a livello teorico – continua Ferri – sono due. La prima è quella secondo cui uno Stato attuerà un vero e proprio screening della propria legislazione, analizzandola attraverso la “lente della Convenzione”, adattandola e mettendola in ordine rispetto al trattato, rendendola compatibile ad esso prima di ratificarlo. Paragonerei questa ipotesi all’acquisto da parte di una persona con la taglia 48 di un abito già confezionato della stessa taglia. Oppure, può anche succedere, ed è la seconda ipotesi, che una persona vada a comperare un abito taglia 48, pur avendo un’altra misura e che poi, dopo averlo indossato per un certo tempo, vada dal sarto a farselo aggiustare. Questi interventi potrebbero essere assimilabili ad eventuali ricorsi giudiziari fatti dai singoli una volta che il trattato sia entrato in vigore e ci si accorga che vi sono delle leggi interne dello Stato incompatibili con esso e che quindi dovranno essere adattate di volta in volta. Si tratta di un’ipotesi teorica e tuttavia questo è già avvenuto in passato».
Tra le iniziative che dovranno poi attuare gli Stati dopo l’entrata in vigore della Convenzione, Ferri ne evidenzia un’altra, anch’essa assai importante. «Almeno sei mesi dopo la data dell’entrata in vigore, avra luogo la Conferenza degli Stati Parte che per prima cosa eleggerà i dodici membri del Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità. Quest’ultimo avrà varie funzioni, la principale delle quali sarà quella di esaminare i Rapporti redatti dai singoli Paesi. Infatti, due anni dopo l’entrata in vigore della Convenzione per un singolo Stato, questo sarà tenuto a presentare il primo Rapporto al Comitato per spiegare come abbia messo in opera il nuovo documento, attività alla quale sarà poi tenuto ogni quattro anni. Nel caso poi in cui uno Stato abbia anche ratificato il Protocollo Opzionale allegato alla Convenzione, il Comitato avrà pure la responsabilità di ricevere i ricorsi individuali e di avviare una procedura d’inchiesta, quando sarà venuto a conoscenza di violazioni in atto in qualche Paese».
«Si suppone – conclude Ferri – che i primi Paesi ad avere ratificato il trattato saranno anche quelli che eleggeranno i membri del suddetto Comitato il quale non avrà i poteri di una Corte, ma potrà fare delle Raccomandazioni dal forte valore persuasivo, pur senza lo stesso valore giuridico che ha la sentenza di un tribunale internazionale».
Ma l’Italia come si colloca in tutto ciò? Al momento, purtroppo, ne resta fuori, visto che in attesa delle elezioni anticipate del prossimo mese di aprile la situazione è sostanzialmente bloccata, nonostante ci fosse stato chi, come il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Pietro Barbieri, aveva espresso nelle scorse settimane l’auspicio che l’operazione di ratifica potesse ugualmente andare in porto nell’ambito della cosiddetta “ordinaria amministrazione”. Grande incertezza, quindi, che non lascia intendere quali potranno essere i prossimi sviluppi.
(Stefano Borgato)