Mentre si spende e si spande per la lotta ai “falsi invalidi”, il cittadino che prova a fare domanda per l’invalidità si scontra con un percorso labirintico e ostile, con la burocrazia e la scarsa informatizzazione del sistema e attende in media un anno per ottenere i benefìci economici connessi, contro i centoventi giorni stabiliti dalla legge.
Ad essere lento e farraginoso è tutto il percorso per l’accesso alla invalidità civile, con tempi di anno in anno più lunghi rispetto all’anno precedente: solo per essere convocati alla prima visita, ad esempio, nel 2012 sono passati in media otto mesi, rispetto ai sei del 2011 e undici mesi per ricevere il verbale, rispetto ai nove dell’anno precedente.
Secondo la più recente relazione presentata dalla Corte dei Conti, dalla presentazione della domanda alla chiusura dell’iter, si attendono in media 278 giorni per accertare l’invalidità, 325 per la cecità civile, 344 per la sordità. I costi di tali ritardi ammontano nel solo 2011 a 24 milioni di euro. Se a questi, poi, si aggiungono i 34 milioni spesi per i medici convenzionati INPS, si arriva a un totale di 58 milioni di euro “bruciati” di fatto dalla cosiddetta “caccia ai falsi invalidi” che, secondo il Rapporto 2012 della Guardia di Finanza, sono poco più di mille, pari allo 0,04% degli aventi diritto.
E ancora, è altrettanto inconfutabile che i medici impiegati per le attività di verifica straordinaria siano stati di fatto sottratti all’attività ordinaria per la concessione della invalidità: nel 2011, infatti, essi sono stati regolarmente presenti nelle Commissioni ASL in poco più di un caso su tre (tasso di presenza del 37,7% rispetto al 46% del 2010). A tutto ciò si aggiunga la scarsa informatizzazione delle ASL stesse, che hanno trasmesso in formato elettronico all’INPS solo il 56% dei verbali. Il restante 44% in formato cartaceo ha comportato un dispendio di risorse e di tempo per l’inserimento nella piattaforma INPS. Per contro, oltre il 45% dei cittadini che avanza domanda di invalidità, si scontra con la lentezza dell’iter burocratico.
Sono questi i principali elementi del I Rapporto Nazionale sull’Invalidità Civile e la Burocrazia, presentato da Cittadinanzattiva, che nel maggio del 2011 aveva lanciato la campagna provocatoriamente denominata VIP (Very Invalid People). Il documento prende in esame 3.876 segnalazioni giunte al PIT (Progetto Integrato di Tutela) Area Salute Nazionale e alle sedi del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, nel corso del 2012.
«È inaccettabile – dichiara Tonino Aceti , responsabile del CnAMC (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici) di Cittadinanzattiva – che, per contenere la spesa assistenziale, si neghi al cittadino il diritto costituzionale all’invalidità civile, aumentando i momenti accertativi, rivedendo al ribasso i criteri reddituali e sanitari per l’assegnazione delle indennità, e al contrario mancando di semplificare l’attuale iter amministrativo, che oltre a produrre forti ritardi, brucia solo per interessi passivi 24 milioni di euro in un anno. Né ci è dato sapere quanti siano e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti di quei funzionari INPS e ASL che hanno concesso indebitamente quel numero irrisorio di indennità, accertato dalla Guardia di Finanza».
Entrando maggiormente nel dettaglio dei dati prodotti dal Rapporto, in riferimento ai tempi troppo lunghi, essi lo sono non solo rispetto ai centoventi giorni stabiliti dalla legge, ma innanzitutto rispetto alle reali esigenze dei cittadini che, nel 45,6% dei casi (il 28,4% nel 2011), segnalano la lunghezza e la tortuosità del percorso burocratico da intraprendere per la richiesta di invalidità. In un caso su tre (34% nel 2012 contro il 30% nel 2011), essi incontrano grandi difficoltà nel presentare la domanda, in un caso su cinque (24,8% rispetto al 23,7% del 2011) lunghe attese per la convocazione alla prima visita, in un caso su quattro ulteriori attese per la ricezione del verbale definitivo (19,4% nel 2012, 12,7% nel 2011), da cui conseguono i relativi benefìci economici. Talché la necessità di acquistare o affittare protesi e ausili, di pagare rette altissime in RSA [Residenze Sanitarie Asistenziali, N.d.R.] e ticket sanitari sempre più elevati, in assenza di un’esenzione riconosciuta, oltre all’impossibilità di accedere ad agevolazioni fiscali, sono le conseguenze più dirette di tali ritardi.
E non va mai dimenticato che questo “labirinto”, con tutti i disagi che ne conseguono, viene affrontato da persone clinicamente e psicologicamente fragili, che non di rado lottano per la stessa sopravvivenza: il 39% di chi si è rivolto a Cittadinanzattiva, infatti, ha una patologia oncologica, il 26,8% una malattia cronica e neurologica degenerativa, il 12,2% una patologia legata all’anzianità.
Quasi il 30% dei cittadini, poi, considera inadeguata la valutazione della propria condizione clinica da parte della Commissione Medico-Legale: o per la mancata concessione o revoca dell’assegno di accompagnamento (48,5%), o per un’inadeguata percentuale di riconoscimento dell’invalidità/handicap (42,4%) o ancora perché vien loro riconosciuta una pensione di invalidità rivedibile (9,1%). Come conseguenza di tale “inadeguatezza”, dalle segnalazioni dei cittadini emerge un maggiore ricorso alle vie giudiziarie, avverso i verbali di invalidità civile. Sembra crescente, infatti, la tendenza a considerare come prassi l’accesso al ricorso giudiziario, quasi completasse l’iter amministrativo e fosse matematico dover fare causa per ottenere un diritto. Si tratta certamente di una tendenza che rappresenta un’evidente disfunzione del sistema, nonché una beffa per il cittadino, che deve sostenere ulteriori costi e attendere altro tempo per ottenere ciò che gli spetta.
Stabili, quindi, le segnalazioni sul ritardo per la concessione dei benefìci economici e delle agevolazioni: lo denuncia nel 2012 il 18,2% rispetto al 19,1% dell’anno precedente. In particolare pesano i ritardi per l’erogazione delle agevolazioni legate all’handicap (62,9% contro il 55,6% del 2011), dell’indennità di invalidità (20,4% contro il 17,8%), e dell’assegno di accompagnamento (16,7% contro il 26,7%).
Sebbene infine le problematiche generali sulla rivedibilità calino dal 13,3% del 2011 al 6,4% del 2012, è molto preoccupante l’ascesa delle mancate esenzioni dalla visita (come stabilito dal Decreto Ministeriale del 2 agosto 2007: Individuazione delle patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante), segnalate dal 58,8% dei cittadini che, di fatto, nella fase che intercorre tra una visita e l’altra, vedono sospesi i relativi benefìci.
Queste, in conclusione, le proposte avanzate da Cittadinanzattiva, anche in sede di presentazione del Rapporto. Innanzitutto semplificare l’iter burocratico, riducendo i tempi per i cittadini e in parallelo i costi per la collettività (58 milioni di euro nel 2011). Metter mano, quindi, a quelle “Linee Guida Operative” del 2010, già bocciate dal Parlamento, con le quali l’INPS aveva rivisto al ribasso i criteri di riconoscimento dell’accompagnamento. E ancora approvare rapidamente la Proposta di Legge n. 538, perché il diritto va legato al reddito del richiedente e non a quello del nucleo familiare. Concludere inoltre quell’“indagine conoscitiva” avviata nel 2012 sulle procedure di accertamento delle minorazioni civili da parte dell’INPS (Commissioni XI e XII del Senato). Ripristinare, infine, la possibilità di impugnazione del giudizio di primo grado. (Ufficio Stampa del CnAMC di Cittadinanzattiva)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: cnamc@cittadinanzattiva.it.
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