Cosa insegna quell’improvvida mozione del Comune di Palermo

di Salvatore Crispi*
Pur essendo certamente destinata a cadere nel dimenticatoio, quella mozione approvata dal Consiglio Comunale di Palermo, per istituire una scuola materna destinata ad alunni affetti da sindrome autistica, testimonia il livello assai basso di conoscenza dei problemi (e delle leggi) riguardanti la disabilità, richiamando però anche le associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie ad agire sempre in maniera unitaria
Consiglio Comunale di Palermo
Una seduta del Consiglio Comunale di Palermo, nella Sala delle Lapidi

La superficialità, il pressappochismo, la scarsa cultura, la mancata conoscenza dei problemi dell’area della disabilità e l’assenza di una programmazione organica e globale dettata dalla legislazione vigente sono, a parere di chi scrive, tra le principali cause che hanno indotto – improvvidamente – il Consiglio Comunale di Palermo ad assumere, sotto forma di mozione, la Delibera n. 200 del 22 maggio scorso, che impegna l’Amministrazione Comunale a «istituire una scuola materna per alunni affetti da sindrome autistica».

Ebbene, analizzando questo increscioso episodio, si può dire che la consapevolezza dei problemi esistenti sull’area della disabilità non sia certo molta e che nemmeno sia alta la conoscenza dei meccanismi che devono regolare le procedure per la Pubblica Amministrazione. L’istituzione di una scuola materna “specifica”, infatti, rischia, di fatto, di condurre alle “scuole speciali” di infausta memoria, che hanno ritardato lo sviluppo degli alunni con disabilità e che, comunque, hanno aggravato le loro condizioni, sia quelle legate alla specifica disabilità, sia quelle dell’apprendimento.
La Delibera di cui sopra ha avuto un voto unanime dei presenti di quel giorno al Consiglio Comunale di Palermo, ma probabilmente la maggior parte dei trentatré Consiglieri in aula hanno votato sì alla mozione, senza guardarla o senza comprenderne il senso proprio, anche perché in genere, sugli argomenti che riguardano la disabilità, formalmente nessuno si oppone.
Dall’altra parte si deve rilevare che le mozioni, di per sé, dal punto di vista amministrativo non vogliono dire molto perché sono delle semplici “raccomandazioni” che l’Organo Legislativo – in questo caso il Consiglio Comunale – rivolge all’Esecutivo – la Giunta – che, a propria discrezione, è libera di accoglierle o meno.

Sicuramente la “costruzione” di questa mozione “incriminata” è nata da colloqui amicali tra uno o più Consiglieri e il Presidente di un’Associazione (in questo caso l’Associazione Genitori Soggetti Autistici Siciliani), cosicché, senza guardare alla prospettiva e – soprattutto – alla normativa vigente, sia dello Stato sia della Regione Siciliana, si è costruito questo provvedimento anche in palese violazione delle regole amministrative che devono guidare ogni Pubblica Amministrazione. Infatti, non si può indicare o semplicemente “raccomandare” all’Amministrazione, con discrezionalità, un’Associazione, per fare un determinato lavoro, poiché l’Amministrazione Pubblica, quando decide di intervenire, anche per fare un affidamento diretto, deve rispettare alcune procedure che garantiscano, in qualche modo, «l’evidenza pubblica di affidamento» o mediante gara d’appalto o trattativa privata.
Va detto per altro – anche a parziale giustificazione dei protagonisti della vicenda che hanno portato alla costruzione di questa mozione – che tale episodio denota come l’assenza dei servizi previsti in una programmazione e pianificazione ben delineata e valida per tutti, possa provocare la ricerca di soluzioni isolate che non hanno una visione prospettica globale.
È assolutamente necessario, perciò, che questi “vuoti” vengano colmati affinché le Associazioni e le persone che le compongono non siano “costrette” a ricercare soluzioni estemporanee per uscire dal proprio stato di disagio e per elevare, in termini qualitativi, le condizioni della propria vita.

La vicenda – che ha scatenato anche un “subbuglio mediatico” e, soprattutto, le proteste delle Associazioni [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.] – può essere quindi considerata, per tutti i motivi sopra detti, un increscioso, sconcertante e anche incredibile, “incidente di percorso” che, si spera, non si ripeterà più.
E tuttavia questa mozione – che pur certamente cadrà presto nel dimenticatoio – è un campanello d’allarme significativo e preoccupante, poiché, in buona o cattiva fede, si ritorna a parlare sempre di scuola e classi speciali e non ci si rende conto che le leggi che regolano in Italia l’inclusione e l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nel panorama europeo e, forse, mondiale, rappresentano quanto di meglio si possa trovare sul tema, soprattutto nel rispetto dei contenuti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sottoscritta, com’è noto, dal nostro Paese, nel marzo del 2007 e successivamente ratificata, con un atto legislativo del marzo 2009 (Legge 18/09).
Non è un caso, quindi, che l’Assessore all’Istruzione del Comune di Palermo [Barbara Evola, N.d.R.], replicando a una lettera di protesta del Coordinamento per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana, su quell’improvvida mozione, si sia affrettata a rispondere di avere scritto – ancor prima che lo stesso Atto del Consiglio Comunale fosse diventato di dominio pubblico – al Presidente dell’Organo Rappresentativo e Legislativo del Comune, per sottolineare che l’Assessorato da lei diretto, e quindi tutto l’Esecutivo, non poteva raccogliere la raccomandazione contenuta nello stesso provvedimento.
Ancora una volta, però, occorre sottolineare che la crescita culturale, il rispetto e l’applicazione – nello spirito e nella lettera – delle normative vigenti, con le relative elaborazioni di programmazione organiche e globali, all’interno delle quali prevedere, successivamente, gli indispensabili interventi/servizi diversificati e specialistici, sono caratteristiche fondamentali, sulle quali le associazioni di base delle persone con disabilità e dei loro familiari devono agire in maniera unitaria, poiché questo è uno degli strumenti imprescindibili per guardare in prospettiva e dar loro maggiore sicurezza, oltreché condizioni di vita migliori.

Responsabile del Coordinamento per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana.

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