Quando un Festival è veramente per tutti

di Claudio Arrigoni*
Accade in questi giorni a Pergine Valsugana (Trento), dove “Homo Narrans”, trentottesima edizione di “Pergine Spettacolo Aperto”, rassegna fatta di performance, installazioni, teatro, danza e laboratori, «per raccontare e raccontarsi», costituisce l’ottimo esempio di una proposta aperta il più possibile a tutti, persone con diverse disabilità comprese
"Pergine Spettacolo Aperto" - "Homo Narrans", luglio 2013
Un’immagine di “Homo Narrans”, trentottesima edizione del Festival “Pergine Spettacolo Aperto”, in corso di svolgimento fino al 13 luglio a Pergine Valsugana (Trento)

«Quando saremo fuori dalla Valsugana», si cantava (si canta) in montagna davanti a un fuoco, con parole che ricordano una guerra lontanissima nel tempo, ma presente ancora in quei luoghi meravigliosi. Invece in questo caso in Valsugana vale proprio la pena di andarci. In questi giorni, infatti, si sta svolgendo un Festival di arte varia che, oltre a essere di quelli da seguire, è un esempio e un modello interessante per come sa proporre spazi davvero per tutti, indicando anche dove “in questo non si arriva”, ma solo perché proprio fin lì non ci si riesce. Un bell’esempio.
Quello di Pergine Valsugana (Trento) è un Festival che nasce dal basso, dalla comunità stessa che dal 1976 lavora per riscattare la memoria dell’ex Ospedale Psichiatrico (che lì si trovava), «in un’ottica inclusiva» e per ribadire come «l’inclusione della diversità arricchisca la comunità».

È dunque fino al 13 luglio che si svolgerà Homo Narrans, trentottesima edizione di Pergine Spettacolo Aperto, con «performance, installazioni, teatro, danza, laboratori per raccontare e raccontarsi». «Sconfinata la buona volontà, profonda la competenza, limitati i fondi»: sono parole di Nadia Luppi, che è fra coloro che cercano di diffondere il Festival, e che sembrano quelle di molte iniziative che hanno il loro cuore nella comunità dove nascono. Ma «c’è la mobilitazione di decine di associazioni e un esercito di volontari per fornire servizi di trasporto e traduzione in LIS [Lingua Italiana dei Segni, N.d.R.] per il pubblico con disabilità. Inoltre performance nelle case protette dei dintorni, laboratori inclusivi e un’applicazione gratuita per smartphone e tablet (l’app Trentino Accessibile) che segnala morfologia e accessibilità dei luoghi del Festival. Un tale colpo di genio sarà in qualche modo legato alla presenza per decenni a Pergine dell’ex manicomio?».
Domanda senza risposta, ma vale la pena di approfondire quanto sia stata ritenuta importante la questione dell’accessibilità e come si realizza questo, puntando sull’informazione in primo luogo, arrivando dove si riesce, senza fare l’impossibile, come spiega chi organizza: «Le performance teatrali sono talmente multimediali e complesse che sarebbe impossibile sottotitolare. C’è da dire però che di per sé spettacoli in cui movimento del corpo, rappresentazioni fisiche e visuali e verbali si mescolano, già garantiscono una fruibilità più ampia. Per permettere a tutti di fruire delle iniziative proposte dal Festival, quest’anno sono state ulteriormente potenziate le misure di accoglienza per le persone con disabilità, con informazioni rispetto all’accessibilità disponibili sul programma cartaceo, sul sito web e reperibili con la app Trentino Accessibile, scaricabile gratuitamente da un portale dedicato».
I luoghi, quindi, sono mappati, identificando con appositi simboli la presenza di parcheggi, pendenze, ingressi con rampe e pavimentazione. Gli organizzatori – consapevoli di limiti e difficoltà a volte non superabili – parlano di «mobilità informata», che è già un traguardo per gli standard italiani, soprattutto in manifestazioni non mastodontiche e nate dal basso.
«Nell’area circostante Pergine – si apprende ancora – viene fornito anche un servizio di trasporto gratuito per le persone con ridotta mobilità che vogliono assistere alle iniziative, con una prenotazione. Gli incontri e alcuni show saranno tradotti nella Lingua Italiana dei Segni con il supporto dell’ENS (Ente Nazionale dei Sordi) di Trento. Grazie poi al coinvolgimento di decine di realtà del Terzo Settore locale e a oltre un centinaio di volontari, il Festival proporrà anche un concerto a bocca chiusa, la proiezione di un video che racconta come residenti anziani e persone con disabilità vivono il territorio della Valsugana, uno speciale giornalistico a firma dei redattori disabili de “L’Adigetto” e un laboratorio di pittura e disegno aperto a tutte le forme di “diversità”. In nome dello spirito inclusivo e comunitario della manifestazione, infine, con l’aiuto dei volontari, gli spettacoli arriveranno oltre le piazze e le vie, per essere allestiti all’interno di residenze sanitarie assistenziali e centri socio-educativi».

Tanti dettagli, ma è importante farli conoscere. Chissà se qualcuno, leggendoli, ne prenderà spunto per proprie iniziative. L’estate è tempo di festival e incontri, ma anche di fiere e sagre. Quello del Festival di Pergine è un ottimo esempio: partendo dal basso, dalla comunità, si vogliono offrire servizi per raggiungere un pubblico senza distinzioni, mostrando come con poco – ma con grande buona volontà e inventiva – si possa costruire una proposta il più aperta possibile a tutti, senza promesse non mantenute, ma con tante attenzioni importanti.

Testo già apparso (con il titolo “Se Cannes copiasse Pergine. Quando un Festival è per tutti”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

È disponibile il programma completo di Pergine Spettacolo Aperto – Homo Narrans. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Federica Petronini (nolimits@perginefestival.it), Nadia Luppi (luppi@contestoweb.com).

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