Il 12 luglio, oggi, proprio in queste ore, comincia a Bologna la quarta Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità. Ma non di questo vogliamo occuparci nella presente riflessione. Lo prendiamo solo come pretesto perché il giorno coincide, così come coincide anche uno dei personaggi della storia, delle storie, che vogliamo raccontare.
Ivan Braznic* aveva allora circa 16 anni e quella mattina del 12 luglio 1942 se ne stava al suo paese, Podhum, nella allora ex Jugoslavia, oggi Croazia. Esattamente a pochi chilometri da Fiume, città che evoca a tutti memorie storiche scolastiche (…D’Annunzio, gli esuli istriani, la “beffa di Buccari” dei MAS italiani…). Dopo il 12 luglio, Ivan trascorse il resto dei suoi giorni in carrozzina; una pallottola sparata da un soldato italiano lo centrò in pieno nella colonna vertebrale. Si salvò per miracolo. Uno dei pochi a scampare a quella strage fatta dall’esercito italiano come rappresaglia per un’azione dei partigiani jugoslavi nei dintorni.
Il paese di Podhum contava allora circa 1.000 abitanti e oltre 100 – in maggioranza uomini tra i 16 e i 65 anni – furono massacrati dagli italiani. Circa 900, donne, vecchi e oltre 400 bambini, vennero deportati nei campi di internamento, nell’Isola di Arbe, ma anche in Friuli e nel Lazio. Molti perirono per malattie e stenti.
Quello di Podhum non fu un fatto isolato, ma uno dei tanti crimini di guerra (e qui di questo vogliamo parlare, senza nessun paragone, per eccesso o per difetto, con quanto fatto da altri) perpetrati dall’esercito italiano durante le campagne in Africa prima (Etiopia, Libia) e sul fronte dei Balcani poi (Grecia, Jugoslavia), durante la seconda guerra mondiale.
Si calcola che circa 700.000 (le fonti, sull’uno o altro versante discordano) siano state le persone decedute a causa delle azioni dell’esercito italiano (principalmente tra partigiani delle varie nazioni uccisi e civili morti di stento nei campi di deportazione), al di là ovviamente dei soldati uccisi in azioni belliche.
Lunga la lista dei criminali di guerra che furono segnalati alla fine del conflitto, riferendoci solo a quando accadde nei Balcani. 750 dalla Jugoslavia, 180 dalla Grecia, 140 dall’Albania. Nessuno fu mai processato e ogni segnalazione rimase lettera morta a causa delle “necessità” del nuovo ordine geopolitico che andava a determinarsi (Est/Ovest).
Non risulta che atti di richiesta di scuse, di comprensione con quelle popolazioni di quegli eventi, siano mai state fatte, all’interno di una cultura nazionale che deve fare ancora compiutamente i conti col periodo fascista, con le leggi razziali, con la persecuzione anche in Italia degli ebrei, con queste stragi che forse sono il capitolo più dimenticato, sconosciuto e rimosso. Alcuni parlano, oltre che del nuovo ordine geopolitico, anche di una sorta di “compensazione”, in quella zona di confine, con i tragici eventi legati alle Foibe.
Unica eccezione che ho trovato è per la strage di Domenikon, paesino della Grecia in cui gli italiani massacrarono 150 civili. Il 16 febbraio del 2009, durante la cerimonia di commemorazione, l’ambasciatore italiano di Atene Gianpaolo Scarante ha chiesto scusa da parte dell’Italia ai familiari delle vittime e alla Grecia.
Ci fermiamo qui, per non fare il mestiere che non è nostro, non prima di proporre, nel box in calce, una selezione di risorse su questi aspetti, con larga abbondanza di materiale audiovisivo, tutte reperibili in rete e nelle biblioteche e librerie delle vostre città.
Domenica 12 luglio1943, esattamente 71 anni fa, proprio in queste ore…
*Ivan Braznic è realmente uno dei superstiti della strage. Qui volutamente abbiamo “romanzato” la sua vicenda, pur non dimenticando i milioni di persone con disabilità procurati dalle tante guerre, per agganciarci più strettamente alle tematiche di questo giornale.
Per approfondire
– Quando i soldati italiani fucilarono tutti gli abitanti di Podhum, di Giacomo Scotti, in «Patria Indipendente», febbraio 2012.
– Fascist legacy (documentario della BBC, acquistato anche dalla RAI e mai trasmesso): «So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori» (Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943). Fascist Legacy (letteralmente “L’eredità del fascismo”) è un documentario in due parti sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante la seconda guerra mondiale, realizzato e mandato in onda nei giorni 1 e 8 novembre 1989 dalla BBC. La prima parte tratta dei crimini di guerra commessi durante l’invasione italiana dell’Etiopia e nel Regno di Jugoslavia. Enfasi vi viene posta sull’impiego dell’iprite, o “gas mostarda”, da parte del generale Pietro Badoglio, sui bombardamenti di ospedali della Croce Rossa e sulle rappresaglie dopo un attentato contro l’allora Governatore Italiano dell’Etiopia. La sezione che esamina l’occupazione della Jugoslavia cita gli oltre duecento campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e sulle atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume.
La seconda parte tratta del periodo successivo alla capitolazione italiana nel 1943 e si rivolge principalmente all’ipocrisia mostrata tanto dagli Stati Uniti quanto soprattutto dai britannici in questa fase. L’Etiopia, la Jugoslavia e la Grecia richiesero l’estradizione di 1.200 criminali di guerra italiani (i più attivamente ricercati furono Pietro Badoglio, Mario Roatta e Rodolfo Graziani), sugli atti dei quali fu fornita una completa documentazione.
– La guerra sporca di Mussolini: documentario sui crimini di guerra italiani durante l’occupazione della Grecia (1940-1943), con focus sulla strage di Domenikon, in Tessaglia, e riferimenti ad altri crimini compiuti dal Regio Esercito in Jugoslavia e Africa.
– Film Il leone del deserto: “Omar Mukhtar – Il leone del deserto”, realizzato nel 1981 per la regia di Moustapha Akkad, musiche di Maurice Jarre con Anthony Quinn, Gastone Moschin e Raf Vallone, che racconta la storia dei partigiani libici letteralmente scannati dall’esercito savoiardo. Il liberale Raffaele Costa rispose a un’interpellanza parlamentare dicendo che «Il film non poteva essere proiettato sugli schermi italiani perché offendeva il nostro esercito» («l’Unità», 14 settembre 2001).
– Sito Criminidiguerra.it: vi si possono consultare circa 170 documenti sui crimini compiuti dallesercito italiano nei Balcani.
Bibliografia
– Davide Conti, L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della “brava gente” (1940-1943), Roma, Odradek, 2008.
– Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale, I, II, III, Milano, Mondadori, 2000.
– Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Vicenza, Neri Pozza, 2005.
– Costantino Di Sante (a cura di), Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951), Verona, Ombre Corte, 2005.
– Filippo Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, Roma-Bari, Laterza, 2013.
– Alessandra Kersevan, Lager italiani, Roma, Nutrimenti, Roma, 2008.
– Gianni Oliva, Si ammazza troppo poco. I crimini italiani di guerra ’40-’43, Milano, Mondadori, 2006.
– Gustavo Ottolenghi, Gli italiani e il colonialismo. I campi di detenzione italiani in Africa, Milano, Sugarco, 1997.
– Eric Salerno, Genocidio in Libia. Le atrocità nascoste dell’avventura coloniale italiana (1911-1931), Milano, SugarCo, 1979.
Filmografia
Adua
Il leone del deserto
Le soldatesse
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