«Scrivo per far conoscere la storia di Marietta, una bella persona che recentemente ho avuto il piacere di conoscere, che vive a San Chirico Raparo, un paese di poco più di mille anime in provincia di Potenza».
Incomincia così la lettera dalla Basilicata di Pasquale, appartenente all’associazione di volontariato Potentialmente, composta da giovani che promuovono numerose iniziative su tutto il territorio regionale, collaborando, tra l’altro, anche con l’AIPD locale (Associazione Italiana Persone Down), nell’ambito di progetti volti all’integrazione di bambini e ragazzi con sindrome di Down e con l’Istituto Penale per i Minorenni (IPM) di Potenza, lavorando insieme agli educatori all’interno di laboratori finalizzati al trasferimento dei valori della legalità.
Ma perché abbiamo deciso di dare spazio a questa storia che assomiglia – purtroppo – a tante altre delle quali veniamo a conoscenza qua e là nel nostro Paese? Innanzitutto per cercare di dare una mano alla persona che suo malgrado ne è protagonista, ma anche perché si tratta di una vera e propria “vicenda simbolo” di diritti negati, di silenzi e di risposte mancanti, che evidenzia con chiarezza quanto ancora si dovrà lavorare – anche in Italia e soprattutto in alcune parti di essa – per rendere effettive e concrete le parole scritte nelle leggi (le nostre, come noto, sono le migliori del mondo) e in importanti trattati internazionali, ultimo dei quali, così frequentemente citato anche su queste pagine, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata alla fine del 2006 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e già sottoscritta (ma non ancora ratificata) anche dall’Italia alla fine di marzo del 2007.
Ma cediamo la parola al nostro corrispondente. «Marietta è una persona con invalidità al 100%, dovuta a una poliomielite che l’ha colpita in tenera età e che oggi, a quarantadue anni di distanza, la costringe su una carrozzina. Il suo fisico è dunque debilitato, ma la testa e la lingua sono efficientissimi e tuttavia, nel corso dell’ultimo anno, il suo spirito ha subìto la delusione di doversi scontrare con le leggi, la politica e la burocrazia».
«Riassumo in breve la questione», continua Pasquale nella sua lettera. «La Regione Basilicata, dal principio del 2007, ha revocato un contributo a favore di Marietta pari a 839 euro mensili, demandando ai Comuni tale competenza e questi ultimi, nell’arco dell’intero anno, hanno erogato un’elargizione, da intendersi a titolo “di pura liberalità”, di 3.500 euro… Ebbene, ad oggi, nonostante le innumerevoli promesse ricevute dalle istituzioni locali, nulla è stato fatto per mitigare lo stato d’angoscia che Marietta sta vivendo, sentendosi oltretutto bellamente presa in giro. Sulla scorta di tutto ciò, quindi, ha deciso di lasciare la Basilicata e di andare a vivere a Carpi, in provincia di Modena, dalla sorella, che dovrà abbandonare il proprio lavoro per poterla accudire. L’attuale badante, infatti, la lascerà nel luglio prossimo per tornare a casa in Romania e Marietta, oltre al fatto di non potersi “permettere” una badante a tempo pieno – alla luce di quanto sopra detto – non crede nemmeno di poter trovare una o più persone affidabili che possano sostenerla nella vita di tutti i giorni».
«Marietta – conclude la lettera di Pasquale – ha scritto letteralmente “fiumi di corrispondenza” in questi mesi, rivolgendosi anche al presidente della Repubblica, ma nessun effetto ne è sortito. A questo punto chiedo: non è incredibile e ingiusto che una persona con disabilità debba abbandonare la propria terra perché nessuno ha la capacità di comprendere un’istanza così importante?».
Una domanda quasi retorica che naturalmente giriamo seduta stante ai rappresentanti istituzionali che dovrebbero trovare una rapida soluzione e in primo luogo a quelli della Regione Basilicata.
La giriamo poi anche alle associazioni di persone con disabilità, condividendo un altro rilievo sottolineato dal nostro corrispondente: «Vorrei che emergesse la necessità di un impegno sempre più attento e incisivo da parte del volontariato per stigmatizzare il comportamento delle istituzioni e la superficialità con la quale si affrontano argomenti tanto delicati».
È certamente una “vicenda simbolo”, quella di Marietta, e ci piacerebbe che presto venisse attuata qualche azione concreta, per far sì che questa donna con disabilità potesse continuare a vivere nella propria casa.
Sarebbe un segnale importante, per lei, naturalmente, ma anche per tante altre persone che ne condividono la medesima situazione di disagio e per il rispetto dei diritti di una cittadina del nostro Paese. (Stefano Borgato)