Nel primo fine settimana di agosto, quattro giovani con disabilità hanno partecipato come “alfieri” alla sfilata dell’88° Palio del Golfo della Spezia, importante gara remiera storica tra tredici imbarcazioni realizzate a mano da artigiani locali, che affonda le sue radici nella cultura marinara del territorio spezzino. Un bell’evento all’insegna dell’inclusione, per raccontare il quale cediamo la parola ad Alberto Brunetti, presidente dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
All’inizio di agosto, il personalissimo “vocabolario dei Diritti” dell’ANGSA della Spezia ha regalato a tutti i partecipanti alla sfilata delle Borgate Marinare della Spezia, in occasione dell’ottantottesima edizione del Palio del Golfo, un’importante lezione non solo linguistica, ma soprattutto umana e sociale. Responsabilità, uguaglianza, condivisione, integrazione, cooperazione, solidarietà: queste, infatti, le parole che – anche se non apertamente pronunciate – riecheggiavano tra la folla, permeavano l’aria, segnando i volti dei nostri quattro protagonisti, con un sorriso che prendeva origine dalla fierezza manifesta, dall’accettazione auspicata, dalla responsabilità e dalla fiducia in loro riposta.
L’importantissimo ruolo a loro assegnato è stato quello di portare, come si può vedere nella foto qui a fianco pubblicata, i quattro remi della barca che avrebbe affrontato poi la gara di domenica, valevole appunto per il Palio. Si è trattato di un compito prestigioso e assai gradito, che i nostri ragazzi (due con autismo e due con disabilità intellettiva della Polisportiva Spezzina) hanno svolto con dedizione e grande capacità.
Ci siamo fidati e affidati alla loro forza, precisione e determinazione e loro, puntuali come guardie svizzere al servizio di supremi valori, hanno sfilato senza nessun cedimento e hanno custodito – come un bene di inestimabile valore – il Remo che era stato loro affidato e che rappresentava il simbolo del loro riscatto.
È stato bello, entusiasmante, commovente, risvegliare e riscoprire in questo evento importantissimo per la città della Spezia, tutti quei valori che garantiscono alle persone con disabilità il dovuto rispetto e la giusta dignità.
Mentre il lungo corteo attraversava le vie cittadine, è stato sorprendente vedere il popolo della città – raccolto per festeggiare le nostre tradizioni – accogliere con applausi e sorrisi i nostri ragazzi, acclamandoli non come disabili, ma come degni rappresentanti di una borgata cittadina.
In tale contesto, che ha visto la rivalità agonistica non come un motivo di disaccordo, ma come qualcosa che accomuna e che unisce, anche i nostri ragazzi hanno goduto dello stesso trattamento: loro, infatti, non sfilavano mostrando la propria diversità, ma come atleti fieri che rappresentavano una borgata e che come tali sono stati applauditi, acclamati e rispettati.
Man mano poi che procedevano lungo il percorso della sfilata, aumentava l’entusiasmo. Tra la folla erano presenti persone che li conoscevano e per loro si è trattato di una sorpresa inaspettata, di una vista inconsueta, di un messaggio di vera integrazione, socializzazione e sensibilizzazione. La loro gioia e l’orgoglio di dire «io li conosco» erano tutt’uno!
Credo di poter sottolineare che consentire ai nostri ragazzi di partecipare come atleti protagonisti alla sfilata abbia dato un valore aggiunto a questa già caratteristica manifestazione. Con certezza, poi, posso affermare che a loro ha procurato un piacere enorme sentirsi acclamati e applauditi!
Nella serata del sabato, quindi, abbiamo partecipato (su invito) al grande banchetto allestito dalle tredici borgate partecipanti al Palio [Portovenere, Le Grazie, Fezzano, Cadimare, Marola, CRDD (Circolo Ricreativo Dipendenti Difesa), Canaletto, Fossamastra, Muggiano, San Terenzo, Venere Azzurra, Lerici e Tellaro, N.d.R.], lungo una via cittadina. E anche in questo caso i ragazzi hanno ricevuto i complimenti per quanto fatto la sera prima.
Per due sere si sono sentiti – ci siamo sentiti tutti– membri a pieno titolo di questa società! In quell’occasione le paure, le incertezze, le patologie dei nostri ragazzi parevano annullarsi, disperdersi, per lasciar posto a diversi stati d’animo: gioia, determinazione, orgoglio, consapevolezza, ma soprattutto senso di appartenenza.
Tutto questo a dimostrazione che quanto contenuto nell’ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.] rappresenta, oramai, una sacrosanta verità, vale a dire che lo stato di salute delle persone dev’essere valutato anche in relazione ai loro àmbiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo), se in questi contesti sono presenti delle difficoltà che possono causare disabilità. Diversamente le “differenze” possono essere appianate…
Tramite l’ICF, quindi, si vuole descrivere non la persona, ma le sue situazioni di vita quotidiana in relazione al contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come una persona avente malattie o una disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità.
In quell’inizio di agosto, pertanto, il contesto sociale e culturale in cui i nostri ragazzi sono stati chiamati a svolgere il loro importante compito può essere considerato l’ambiente ottimale in cui la disabilità viene meno: è la persona, cioè, e l’azione che la persona stessa è chiamata a compiere, ad assumere un’importanza assoluta, non le sue difficoltà.
Per questo ci sentiamo di ringraziare tutta la comunità spezzina per una bella dimostrazione di grande senso civico, un senso civico che anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità tenta di promuovere, di diffondere, di interiorizzare, a partire dall’articolo 1 («…promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità»), continuando con l’articolo 3 («…il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone; la non discriminazione; la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa; la parità di opportunità; l’accessibilità…»), fino all’articolo 8 («…sensibilizzare la società nel suo insieme, anche a livello familiare, sulla situazione delle persone con disabilità; accrescere il rispetto per i diritti e la dignità delle persone con disabilità; combattere gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose concernenti le persone con disabilità, compresi quelli fondati sul sesso e l’età, in tutti gli ambiti; promuovere la consapevolezza delle capacità e i contributi delle persone con disabilità»).
Queste pietre miliari della nostra cultura si adattano perfettamente allo spirito di quelle due serate alla Spezia e citarle mi è sembrato doveroso affinché rimangano ben impresse nella mente di ognuno di noi e per fare in modo che in tutte le occasioni di vita quotidiana vengano “rispolverate” e rispettate.
Nel ringraziare in conclusione la Borgata del CRDD e il presidente di essa Renato Battelli, sono quindi contento di affermare che un altro tentativo di integrazione è riuscito grazie all’ANGSA e a tutti coloro che ci sono vicini!
Presidente dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
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