Diritti negati come frecce in più e San Sebastiano crollò!

di Giorgio Genta
Che ci sia un “alto valore simbolico” nel crollo di quella cappelletta votiva dedicata a San Sebastiano, dall’omonimo ponte di Loano (Savona), che Giorgio Genta aveva scelto per un video, come esempio dell’«erto cammino che porta dall’integrazione scolastica alla piena inclusione sociale delle persone con disabilità»? Che ogni diritto negato sia stato come una “freccia in più”, per il Santo protettore?
Ponte San Sebastiano a Loano (Savona)
Un’immagine successiva al crollo della cappelletta votiva dedicata a San Sebastiano dall’omonimo ponte di Loano (Savona)

Quel ponte storico di Loano (Savona), che collega la zona a mare con le mura antiche della città ligure, Giorgio Genta lo aveva scelto come simbolo dell’«erto cammino che porta dall’integrazione scolastica alla piena inclusione sociale», per illustrare con un video il suo prossimo intervento in novembre a Rimini, in occasione del convegno biennale di Erickson sulla qualità dell’integrazione scolastica e sociale. Ma in luglio, proprio la notte precedente le riprese del video, la caratteristica cappelletta votiva dedicata a San Sebastiano, da cui prende il nome anche il ponte, è crollata, fatto, a quanto sembra, non del tutto imprevisto.
A quel punto, perché non inserire nel filmato anche il rovinoso evento, come “simbolo di diritti calpestati” o meglio ancora far coincidere – come spiega con labituale sapidità lo stesso Genta – «ogni diritto negato con una freccia in più sul corpo di San Sebastiano, ciò che alla fine ha causato il crollo?»…

Il crollo a Loano (Savona) dell’edicola con l’immagine del Santo protettore [San Sebastiano, N.d.R.], posta al culmine di un piccolo, grazioso ponte secentesco a schiena d’asino (da cui la denominazione dialettale di ponte du nicciu, ovvero “ponte della nicchia”) è un fatto di per sé fortemente simbolico oltre che culturalmente luttuoso.
Poco importa – o meglio, importa molto, ma non in questa sede – determinare se il crollo sia stato imputabile a carenze di manutenzione, ai dissennati scavi adiacenti o a cause esterne alla scarsa saggezza degli uomini, quel che conta è che si è creato un ulteriore spazio vuoto nella storia culturale di un piccolo paese.
Un particolare effetto negativo – piccolo, ma forse altamente simbolico – il crollo avrebbe potuto averlo sulla realizzazione, in corso d’opera, di un video ispirato da chi scrive, che intendeva appunto prendere quel ponte come simbolo di integrazione sociale e che vedeva nell’effigie del Santo l’immagine stessa di questo “miracolo”.
Quasi sul punto, quindi, di abbandonare la realizzazione del “corto”, regista e ispiratore del video ebbero un’idea salvatrice: perché non utilizzare in maniera “resiliente” il crollo, trasformandolo in una componente del video stesso?
E così si è fatto. Ma con quali risultati? La risposta la lasciamo agli spettatori che per primi vedranno il documento, all’inizio di ottobre a Loano, in una sorta di anteprima, con tanto di “red carpet” e calici colmi di champagne (anzi, meglio un ottimo bianco secco indigeno), prima che il filmato si involi verso prestigiosi convegni e celebri università, a testimoniare il lungo cammino verso l’integrazione sociale (“armonica”) delle persone con disabilità. Siete tutti invitati!

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