I Centri Diurni per adulti con disabilità, oggi

Secondo le autrici e curatrici del recente, interessante libro “Non tanto diversi”, «oggi è certamente possibile sviluppare l’integrazione in un’ottica inclusiva, nei Centri Diurni per persone adulte con disabilità». Per farlo, però, «bisogna partire dalle attività, in Centri aperti all’esterno, che si confrontino con un mondo in continuo cambiamento, dove il “fuori” si traduca in opportunità e trasformazioni»
Persone con disabilità in un Centro Diurno
Persone con disabilità in un Centro Diurno

È possibile, oggi, nei Centri Diurni per persone adulte con disabilità, sviluppare l’integrazione in un’ottica inclusiva? È questo il quesito fondamentale cui cerca di rispondere un’interessante, recente pubblicazione (Non tanto diversi. Attività nei Centri Diurni per persone adulte con disabilità. Teoria e buone prassi, Milano, FrancoAngeli, 2013), curata da Laura Piccinino, educatrice coordinatrice, impegnata nei Centri Diurni sin dalla loro apertura e da Carla Santa Maria, psicologa e psicoterapeuta, testo che si avvale dei contributi di numerosi esperti del settore, a partire dalla prefazione di Andrea Canevaro, certamente una delle figure più prestigiose del nostro Paese, in àmbito di inclusione scolastica delle persone con disabilità.

Tornando dunque alla domanda iniziale, sì, secondo le autrici e curatrici del libro, «è certamente possibile, partendo però dalle attività, in un Centro aperto all’esterno, che si confronti con un mondo in continuo cambiamento, dove il “fuori” si traduce in opportunità e trasformazioni. Un Centro che sia attivo, luogo di incontro e di partenza, dove si entra e soprattutto si esce, dove le persone possano scegliere, che accoglie coloro che sono in situazione di gravità, ma che non svilisce le proposte, non gioca al ribasso, non si fa limitare dai limiti. Un Centro, in sostanza, che abbia una “teoria” costruita sugli apporti contemporanei a proposito di emozioni-interazioni-relazioni».
Un’impostazione del genere, come appare chiaro, pone pertanto al centro la persona e la qualità della sua vita, svincolandosi dalla cura del deficit e dall’illusione che ogni gesto sia “terapia”. «E propone – aggiungono Piccinino e Santa Maria – un “fare” che dà piacere, un fare che può diventare significativo per la persona e per chi le sta vicino. Con le opportune sollecitazioni, cioè, tutti possono trovare un proprio posto nella comunità».

Nella prima parte viene illustrata l’idea di riabilitazione, la teoria che ispira la scelta delle attività, dove e come realizzarle. La seconda parte, invece, è dedicata alla narrazione delle attività, con un taglio descrittivo e analitico che costituisce una precisa scelta di campo, rivolta a una serie di attività inserite nei contesti a loro propri, che le persone praticano nella vita di ogni giorno e che restano quello che sono: attività produttive, culturali e ricreative, senza perciò mai diventare “percorso speciale”.
Un testo, quindi, da consigliare certamente a tutti – e non solo a educatori, operatori e specialisti che gravitano intorno ai Centri Diurni – proprio per il taglio adottato, decisamente nuovo e foriero di tante, ulteriori riflessioni. (S.B.)

Laura Piccinino, Carla Santa Maria, Non tanto diversi. Attività nei centri diurni per persone adulte con disabilità. Teoria e buone prassi, Milano, FrancoAngeli, 2013, 272 pagine, 32 euro.

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