Come conferma anche un comunicato del Ministero della Salute, il Disegno di Legge di Stabilità per il 2014, presentato dal Governo, produce tagli nel prossimo biennio per oltre un miliardo al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. E per altro, è lo stesso testo del Disegno di Legge (articolo 11, comma 21), ad essere inequivocabile: il taglio sarà di 540 milioni nel 2015 e di 610 milioni dal 2016 in poi. Avrà quindi effetto per i prossimi anni e sul Patto per la Salute.
È dunque inaccettabile spacciare per risparmi quelli che in realtà sono tagli lineari sul finanziamento da ripartire tra le Regioni, tagli che agiscono “a monte” e che non rimangono nelle disponibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
I nuovi tagli del Governo Letta si sommano poi a quelli decisi con le Manovre degli anni scorsi, che arrivano cosi a più di 30 miliardi nel periodo 2011-2016.
Nel dettaglio, i tagli odierni sono dovuti a un ulteriore inasprimento del blocco della contrattazione e del salario, che colpisce il personale pubblico del Servizio Sanitario Nazionale e i lavoratori privati convenzionati con il Servizio stesso, con inevitabili effetti sui servizi. Ecco perché lo sciopero voluto dai Sindacati CGIL, CISL e UIL e la mobilitazione decisa dalle organizzazioni di categoria ci sembrano giusti e inevitabili: essi, infatti, riguardano la tutela dei lavoratori colpiti dalla manovra e contemporaneamente vogliono difendere il diritto alla salute e alle cure dei cittadini.
Infine, non dubitiamo dell’impegno assunto dal Governo per evitare i nuovi ticket dal 2014 con il finanziamento di 2 miliardi annui, ma serve certezza perché ciò non risulta ancora tradotto in legge e nemmeno nelle tabelle allegate al Disegno di Legge, come pure era stato preannunciato dal Ministero della Salute.
Vera Lamonica è segretaria confederale della CGIL, Stefano Cecconi è responsabile per le Politiche Salute sempre della CGIL.
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