Questa mattina [mercoledì 21 maggio, N.d.R.] ho casualmente assistito ad uno sconcertante e inqualificabile servizio nel corso della trasmissione Unomattina, in onda sul principale canale televisivo nazionale, ovvero su Raiuno.
La madre di Emanuela, una ragazza tetraplegica in carrozzina elettrica presente anche lei in studio e residente presumibilmente a Roma – si parlava infatti di XV Municipio – denunciava le carenze dei servizi pubblici di assistenza domiciliare e l’assenza di supporto alle famiglie, che costringono lei, madre sola e malata, a insormontabili difficoltà per accudire la figlia nelle sue pesanti necessità.
Ancora una volta veniva richiamata la necessità di un ruolo più incisivo delle Istituzioni, al che la madre evidenziava che la ragazza nutriva diffidenza verso i servizi pubblici a causa di «una violenza subita precedentemente nel corso di trattamenti riabilitativi» (?!).
Nel condividere totalmente l’indignazione e i rilievi espressi quanto mai chiaramente dal nostro lettore, riteniamo solo opportuno aggiungere – per onor di verità – che uno dei principali filoni di impegno della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, riguarda proprio il tentativo di migliorare la comunicazione sulla disabilità da parte degli organi di informazione e, rispetto alle televisioni, soprattutto di quella del servizio pubblico RAI.
Un impegno, questo, costantemente testimoniato anche dal nostro sito e facilmente rintracciabile nei numerosi contributi da noi pubblicati, inseriti in questo medesimo settore (“Attualità – In TV”), quale – per ricordarne solo uno – quello dedicato all’impegno della FISH, nel 2007, per modificare il Contratto di Servizio Pubblico della RAI, nelle parti riguardanti i diritti delle persone con disabilità (il testo è disponibile cliccando qui).
Chiaramente c’è ancora molto da fare e il lavoro – visto che si parla di RAI – non è per niente facile, come si può capire semplicemente sfogliando le cronache quotidiane in cui si parla di questa azienda. (S.B.)
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