Quanto accaduto a Viterbo, dove ad una persona con lesione al midollo spinale è stato impedito di potersi sposare in chiesa da parte del vescovo di quella città, ripropone in tutta la sua drammaticità il ritardo culturale ancora esistente rispetto al matrimonio delle persone con disabilità.
Si ignora di fatto l’aspirazione di questa persona a poter vivere serenamente il rapporto con il partner, anteponendo il mero fatto della possibilità di poter compiere (?) un rapporto sessuale completo, con il preciso scopo di “procreare” mantenendo la conservazione della specie, ignorando anche e soprattutto il pieno e maturo rapporto tra due persone.
Per altro questa convinzione che le persone con disabilità non possano “procreare” è assolutamente falsa e frutto dell’ignoranza. Basti pensare alle tante coppie di persone con disabilità che hanno avuto bambini e a quelle tante altre che ne hanno adottati dopo il matrimonio.
Siamo di fatto davanti a una vera e propria negazione dei diritti umani, dove per diritto umano si intende il poter coronare il proprio “sogno d’amore”, il poter vivere con la persona scelta, nel rispetto anche delle proprie convinzioni religiose.
Un comportamento, quello del vescovo di Viterbo, veramente inspiegabile, che di colpo fa tornare indietro la Chiesa di qualche decennio, ad una posizione che nel 1993 in occasione di un seminario internazionale a Roma sulla condizione delle persone con disabilità, portò un alto prelato a dire che «le persone con disabilità non possono avere una vita matrimoniale normale in quanto non capaci di procreare» (?).
Quella posizione, che suscitò un coro di proteste anche da parte di personaggi illustri presenti alla conferenza, venne di fatto corretta direttamente da papa Giovanni Paolo II, il quale si scusò con tutte le persone con disabilità, correggendo gli atti stessi della conferenza.
Il comportamento del Vescovo di Viterbo dimostra quanto ancora sia grande il retaggio culturale che alcuni settori della Chiesa hanno verso le persone con disabilità.
L’illustre Eminenza ci vorrebbe far credere che per poter avere una vita matrimoniale soddisfacente e piena, si debba poter disporre di un “bagaglio sessuale” adatto alla riproduzione della specie, tutto il resto diventa opinabile in quanto non rispondente alle indicazioni divine…
Ci permettiamo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle gerarchie ecclesiastiche al fatto che per poter vivere pienamente la propria vita anche e soprattutto nel matrimonio, servano amore, comprensione, stima e rispetto che due persone che decidono di vivere insieme scelgono liberamente di mettere a disposizione uno dell’altro e che non servano queste inutili barricate ideologiche da inquisizione, utili, queste sì, a compromettere qualsiasi rapporto di coppia.
Vogliamo auspicare che la Divina Provvidenza illumini le menti di queste persone affinché possano capire quanto grande e da rispettare sia la scelta di due persone che decidono liberamente di condividere le proprie vite, indipendentemente dall’efficacia (?) dei rispettivi “bagagli riproduttivi”.
*Presidente della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-tetraplegici). Testo già apparso nel sito della stessa e qui riprodotto per gentile concessione.