Gatte che covano e maiali in poltrona

di Marco Piazza*
Le persone con sindrome di Asperger - una forma di autismo definita come “ad alto funzionamento” - analizzano parola per parola ogni espressione, anche quelle proverbiali, come ad esempio “Gatta ci cova!”. E un giovane con sindrome di Asperger è il protagonista di un libro del 2013 di Giorgio Gazzolo, scritto con taglio ironico e grande potenzialità divulgativa, sul quale riflette Marco Piazza

Gatto sopra a contenitori di uova che sembra covareImmaginiamo la scena. Un giorno qualsiasi, nella vita di una coppia. Lei, la donna, sospetta qualcosa. Se ne esce con un classico: «Gatta ci cova…». Lui la guarda stupito e comincia a pensare a una micia accovacciata, come una chioccia, che tiene al caldo le sue uova. Lei poi si arrabbia, perché il partner fa come gli pare. Lo aggredisce: «Ti fai sempre i porci comodi tuoi». E lui, altrettanto sbigottito, prova a immaginare due paffuti maiali, spaparanzati in poltrona…
L’uomo in questione è una persona affetta dalla sindrome di Asperger (con l’accento sulla a), una forma di disturbo pervasivo parente dell’autismo, che a differenza di questo non provoca seri ritardi nel linguaggio e nello sviluppo cognitivo e, anzi, spesso coincide con un’intelligenza superiore alla norma. Lei è una neurotipica (NT), una giovane donna con una vita normale, fino a quando non incontra lui.
La storia della coppia è il tema portante del libro uscito lo scorso anno, con il titolo di Gatta ci cova? Ve lo spiega un Asperger, pubblicato dal medico scrittore Giorgio Gazzolo per Erickson, nella collana “Io sento diverso”. Un racconto ironico, probabilmente autobiografico, che riesce a fare entrare il lettore nel misterioso mondo degli Asperger – una sindrome che solo in Europa pare colpisca sei persone su mille – meglio di tanti trattati scientifici.

Ma torniamo ai due proverbi iniziali, alla “gatta che cova” e ai “comodi porci”. Il cervello di un Aspie (loro stessi usano questo nomignolo) non riesce a capirne il significato completo, limitandosi ad analizzarli, parola per parola. Lui ha bisogno di concetti chiari e definiti. Nella coppia nascono così innumerevoli equivoci e fraintendimenti, che si sommano alle altre stranezze di lui, che oltre a non capire i modi di dire e le frasi idiomatiche, non riesce a condividere le emozioni e si rivela ossessivo e sempre concentrato sui suoi pensieri. Lei, però, se ne innamora e come tutti gli innamorati vede soprattutto gli aspetti positivi.
Lo trova bello, intelligente, elegante, gentile, con un eloquio forbito ed è disposta a passar sopra alle sue bizzarrie, come quando la molla di punto in bianco alla fermata dell’autobus o le confessa di collezionare contenitori di assorbenti igienici femminili.
Man mano che il racconto va avanti, la relazione diventa più importante e, nonostante la voce narrante ripeta in continuazione alla protagonista femminile di «non sposare un Asperger», si conclude proprio con lo sconsigliatissimo matrimonio.

In un centinaio di pagine, oltre a ripassare un bel po’ di proverbi italiani e ad impararne qualcuno in lingua straniera, il lettore farà – come la ragazza innamorata -, un percorso di conoscenza e di accettazione della diversità. E scoprirà che anche le persone Asperger sono coscienti di essere diverse e cercano, a modo loro, di accettarsi e di farsi accettare. Ci riusciranno meglio se troveranno qualcuno che si prenderà cura di loro.
Diversità apparentemente inconciliabili, linguaggio che causa incomprensioni, bisogno di prendersi cura e di essere curati, amore che avvicina gli opposti: pensandoci bene non riguarda solo gli Asperger.

Testo apparso anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La gatta che cova e i maiali in poltrona”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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