«Il 1° aprile scadeva il termine fissato dalla legge per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) e invece, come previsto, il Governo ha approvato un Decreto di proroga per un altro anno. Si protrae così la grande sofferenza per le persone, quasi mille, ancora internate nei sei OPG presenti sul territorio nazionale, definiti dal Presidente della Repubblica “strutture indegne per un Paese civile”».
Lo si legge in una nota di Stefano Cecconi e Giovanna Del Giudice, per conto del Comitato Stop OPG, organismo voluto da numerose organizzazioni del Terzo Settore, oltreché sindacali, impegnate per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che ormai da anni sta conducendo una dura battaglia in questo àmbito.
«Avevamo detto – prosegue il comunicato – che non era accettabile una proroga senza fissare precisi vincoli. In questo senso il nuovo Decreto contiene due importanti novità: 1) tra sei mesi “commissariamento” per le Regioni inadempienti; 2) dovere del Giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un OPG può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza. Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente “vincolanti”, ma, indubbiamente, si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano».
«Ora – dichiarano Cecconi e Del Giudice – lavoreremo in sede di conversione del Decreto in Legge per introdurre disposizioni più stringenti, come ad esempio l’obbligo dei progetti di cura e riabilitazione individuali, che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione, che insieme al non invio in OPG delle misure di sicurezza provvisorie, possono davvero “svuotare” quelle strutture. Ciò vuol dire tra l’altro far diventare le REMS [Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza Sanitaria, N.d.R.] – i cosiddetti “mini OPG” regionali previsti dalla legge – “inutili” o quantomeno residuali. Per questo i finanziamenti destinati alla chiusura degli OPG vanno utilizzati subito per potenziare i servizi di salute mentale, ciò che vale non solo per gli internati, ma per tutti i cittadini, per rendere a pieno titolo efficace la Legge 180/78. E da ultimo, ma non ultimo, dev’essere fissato un termine alla misura di sicurezza, per porre fine ai tanti “ergastoli bianchi”».
«Sappiamo bene – conclude la nota – e lo ribadiamo da tempo, che per abolire gli OPG e fermare nuovi internamenti, bisogna cambiare il vecchio Codice Rocco, che associando “follia” a incapacità di intendere e di volere e a “pericolosità sociale”, hanno mantenuto in vita tali strutture e dunque un canale “parallelo e speciale” per i malati di mente che commettono reati. A maggior ragione, dunque, è importante che nel frattempo il recente Decreto riporti l’attuale processo di superamento degli OPG “nella carreggiata” della Legge 180/78, che chiudendo i manicomi ha tracciato la strada per restituire diritti e cittadinanza». (S.B.)
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