Vorrei affrontare il tema delle audiodescrizioni dei film e degli sceneggiati proposte dalla RAI. Oramai da diverso tempo, cioè da quando il servizio è stato internalizzato, ovvero gestito direttamente dai fonici della RAI stessa, si è avuta una completa decadenza della qualità di tale servizio, nonostante l’evoluzione delle tecnologie oggi a disposizione.
Vi sono, ad esempio, grossolani problemi tecnici di diffusione dell’audiodescrizione di un film o di una fiction sul secondo canale audio del digitale terrestre e del circuito satellitare della RAI a noi dedicato, identificato anche come OTH. Si nota, in tal senso, una differenza sostanziale del volume tra il film in lingua originale e quello audiodescritto, cosicché spesso, per godere di un volume discreto, se sul canale italiano è sufficiente regolare la TV sui 35-40 decibel, sul canale OTH bisogna alzare il volume fino ai 55-60 decibel. In Una buona stagione, ad esempio, fiction programmata in queste settimane da Raiuno, per godere di un audio accettabile, si deve impostare il volume sui 60 decibel circa.
E ancora, durante i film, sul canale OTH, frequentemente l’audiodescrizione si interrompe senza motivo, per lasciare spazio all’annuncio audio, che informa l’utente di trovarsi sul canale dedicato alle audiodescrizioni per non vedenti; il tutto accade, come detto, senza alcun motivo plausibile, senza che ci si trovi all’interno di un intervallo pubblicitario, ma proprio durante la diffusione del film.
Altro problema – ultimo solo cronologicamente, ma non certo meno importante dei precedenti – è il fatto che i due film – quello in lingua originale, al quale fanno riferimento le immagini a video, e quello audiodescritto, in onda sul canale audio OTH – spesso non vadano di pari passo! E così, specie al rientro dagli intervalli publicitari, càpita che il film originale parta regolarmente, mentre l’audiodescrizione parte dopo alcuni secondi, se non alcuni minuti dopo il rientro dalla pubblicità.
Ciò che comunque è più scandaloso, al di là di tutto quanto si è detto, è il fatto che spesso molte serie TV siano commentate solo per le prime puntate, senza continuare per tutta la durata della serie. Nella già citata fiction Una buona stagione, per dirne una, sono state descritte le prime tre puntate, mentre la quarta, andata in onda il 22 aprile, ne era priva! All’inizio ho pensato a una clamorosa svista, al fatto che, magari, i tecnici si fossero dimenticati di lanciare la versione audiodescritta a noi dedicata; e invece, da un’analisi successiva più attenta, mi sono accorto che prima dell’inizio della suddetta trasmissione non era stato nemmeno lanciato l’annuncio che informa gli utenti di essere in presenza di un programma audiodescritto per non vedenti; né, sulle pagine della programmazione RAI, quella puntata veniva segnalata come audiodescritta!
Quest’ultimo aspetto è chiaramente paradossale, assurdo e privo di alcun senso logico. Sarebbe come trovarsi di fronte a un romanzo composto da più capitoli che io affido a un lettore, perché non posso leggerlo nella sua versione cartacea originale, e questi, dopo aver letto i primi capitoli, mi consegna l’opera letta a metà, lasciando un lavoro incompleto e, soprattutto, non permettendomi di conoscere come prosegue e come finirà il suddetto romanzo. La stessa cosa avviene per le serie televisive che vengono commentate soltanto per le prime puntate e poi vengono lasciate in sospeso. Che senso ha?
Si noti a questo punto che il servizio di audiodescrizioni della RAI non viene svolto a titolo di volontariato, per una sorta di pietismo nei confronti dei “poveri ciechi o ipovedenti”, ma è regolato da un Contratto di Servizio tra l’azienda pubblica RAI e il Ministero dello Sviluppo Economico, che impone alla suddetta azienda di realizzarlo.
Inoltre, anche questo servizio è profumatamente pagato da noi utenti, che versiamo la quota del canone, anche se non fossimo interessati alla visione dei canali RAI. Il canone, infatti, è una tassa, un balzello che tutti dobbiamo pagare! Giusto, giustissimo, quando i servizi ci sono e funzionano bene, anche un contributo non pesa darlo, perché ci viene reso sotto forma di servizio; peggio, invece, è il dover pagare per servizi inesistenti o di bassa qualità, mal funzionanti e mal gestiti. Qui, infatti, anche quest’ulteriore tassa pesa non poco!
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