Sicilia: rifinanziare l’abbattimento delle barriere

«In un periodo difficile come quello attuale - dichiara Salvatore Crispi, responsabile del Coordinamento H della Regione Siciliana - può sembrare poco opportuno pretendere che la nostra Regione si occupi di barriere, e tuttavia occorre sempre, in ogni caso, ricordare e sottolineare le cose che non vanno». Per questo Crispi ha scritto alle Istituzioni Regionali, chiedendo il rifinanziamento della Legge che sostiene l’abbattimento delle barriere

Donna in carrozzina ai pidi di una scalinata«Ripristinare, riempire e vincolare un apposito capitolo di spesa, nel Bilancio della Regione, per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni private, consentendo ai Comuni di evadere le numerose pratiche già giacenti negli specifici uffici e di dare delle risposte certe a chi ne ha diritto».
A chiederlo, in una lettera inviata a tutti i principali referenti istituzionali della Regione Sicilia, è Salvatore Crispi, responsabile del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana, che aggiunge: «È indispensabile che questo avvenga nel più breve tempo possibile, anche in considerazione che quanto richiesto non riguarda l’erogazione di finanziamenti di singoli progetti in àmbiti ristretti, ma coinvolge un’ampia fetta di popolazione che vede riconosciuti e tutelati i propri diritti grazie alle normativi vigenti, ma che di fatto se li vede negare, a causa spesso di politiche miopi che non guardano in prospettiva, impedendo programmazioni organiche e globali che sappiano rispondere sempre meglio alle esigenze delle stesse persone che risiedono sul territorio della nostra Sicilia».

Nel suo messaggio, Crispi propone innanzitutto un po’ di “storia” della legislazione nazionale e regionale, a partire dalla Legge 13/89, con la quale, ormai venticinque anni fa, «è stata prevista la copertura, totale e/o parziale delle spese sostenute dalle persone con disabilità nelle abitazioni private e negli spazi comuni condominiali». Una normativa che prevede come lo Stato «assegni alle Regioni delle somme per far fronte alle esigenze delle persone con disabilità in materia di abbattimento degli ostacoli fisici che, comunque, rendono la loro vita quotidiana più difficile, limitando la loro libertà/autonomia di spostamento. Le somme erogate alle Regioni venivano poi distribuite ai singoli Comuni, per dar corso alle pratiche e, quindi, dare risposte alle persone che avevano inoltrato le richieste di contributi».
Per quanto poi riguarda specificamente la Sicilia, «dal 2007 – scrive Crispi – l’erogazione delle somme alle Regioni è stata interrotta per cui, da quell’anno, l’apposito capitolo della Regione Siciliana è svuotato. Nel 2008 sono state individuate, grazie anche al lavoro del Tavolo Tecnico per la realizzazione delle Politiche Sociali sulla disabilità nella Regione Sicilia, ai sensi del Decreto Presidenziale n. 180 del settembre 2003 e del Piano Triennale a favore delle Persone con Disabilità della Regione Siciliana, delle somme residue da vari àmbiti ed è stato quindi possibile riempire l’apposito capitolo per l’abbattimento delle barriere architettoniche, in modo da consentire ai Comuni di evadere le varie pratiche che a loro erano pervenute. Due anni dopo, tuttavia, queste somme si sono esaurite, con gravi disagi per coloro che avevano presentato domanda ai Comuni, per poter eseguire i lavori che consentissero una più agevole mobilità. Dal 2010, pertanto, i Comuni continuano a ricevere le domande per l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma non riescono ad evadere le pratiche per mancanza di erogazioni finanziarie. Considerato che molte delle persone con disabilità, avendo presentato la richiesta, hanno già effettuato dei lavori, come del resto è previsto, la situazione è molto grave poiché viene meno la risposta a un diritto sancito dalle normative vigenti».
«È inutile sottolineare – conclude il responsabile del Coordinamento H – che l’abbattimento delle barriere architettoniche, anche nelle abitazioni private, ha un enorme valenza civile e culturale e, in questo senso, la tutela dei diritti delle persone con disabilità è un impegno su cui si misura il grado di crescita civile, sociale e culturale della società, per rendere sempre più a misura d’uomo gli ambienti e i contesti di vita».

«In realtà – ci spiega direttamente lo stesso Crispi – può sembrare inutile e poco opportuno, in un periodo come quello attuale, di elevata fibrillazione politica per la Sicilia, e soprattutto nel quadro di una devastante crisi economica e di liquidità, che impedisce alla Regione di programmare qualcosa che vada al di là del pagare gli stipendi ai propri dipendenti e agli operatori delle società cosiddette partecipate, pretendere che la Regione stessa si occupi ora di barriere architettoniche, garantendo e tutelando anche in questo àmbito i diritti delle persone con disabilità, come recitano lo spirito e la lettera delle norme vigenti sia a livello nazionale che regionale. E tuttavia ritengo che occorra sempre, in ogni caso, ricordare e sottolineare le cose che non vanno, indicando al tempo stesso delle soluzioni possibili, anche come atto “politico”, da parte del nostro mondo associativo, con la consapevolezza che le Istituzioni devono sempre collaborare con le Associazioni, allo scopo di programmare anche in prospettiva». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: salvatorecrispi@libero.it.

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