La notizia era attesa e inevitabile: l’Italia non ha potuto esprimere una propria candidatura per il Comitato ONU previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità. E questo perché il nostro Paese – com’è ben noto ai lettori di Superando.it – non ha ancora ratificato il testo che pure aveva firmato in modo solenne, il 30 marzo del 2007, con il ministro dell’epoca, Paolo Ferrero, al Palazzo di Vetro dell’ONU.
Il Comitato – vale la pena ricordarlo – è l’organismo internazionale di controllo dell’attuazione dei principi contenuti nel testo della Convenzione. Ne faranno parte diciotto membri, scelti fra i Paesi che hanno formalmente ratificato la Convenzione stessa. I primi dodici esperti saranno eletti il 3 novembre prossimo a New York, al termine della prima sessione della Conferenza degli Stati Parti, che si aprirà il 31 ottobre. Vi saranno poi ancora sei mesi di tempo per indicare altri sei membri del Comitato, scelti nella rosa degli Stati che in questo arco di tempo avranno concluso l’iter di ratifica.
«L’Italia si deve sbrigare», sottolinea Giampiero Griffo, componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) e presente a New York il 30 marzo 2007 assieme a Paolo Ferrero, al momento della storica firma. «Da quello che sappiamo, è stata completata la revisione del testo, ma ancora il provvedimento non è stato inviato all’esame del Consiglio dei Ministri, anche se fonti vicine al sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella sostengono che non dovrebbero esserci problemi e che l’accordo sarebbe bipartisan».
Il problema, però, è che l’iter non è così veloce, perché dal momento del voto positivo in Consiglio dei Ministri (che era stato promesso a settembre, scadenza già superata), bisognerà vedere quanto tempo ci metteranno poi le Camere a ratificare la proposta di legge, perché di una legge a tutti gli effetti si tratta.
Farà in tempo l’Italia? Difficile dirlo. Nel frattempo resta l’amarezza di un’occasione perduta per essere in prima file e non, se andrà bene, nell’ultima.
Da notare che la rosa dei membri su cui voteranno a New York è assai eterogenea, ma con netta prevalenza di Paesi asiatici, africani e centroamericani, mentre l’Europa è in netta minoranza. Segno che fino ad oggi la Convenzione è forte dell’impegno di Paesi poveri e poco influenti sul piano politico rispetto alle scelte dell’Occidente.
Una Convenzione, dunque, snobbata dal vecchio Continente? La sensazione è che questo documento, con i suoi espliciti parametri di valutazione delle politiche inclusive nazionali, è scomodo e potrebbe rivelarsi imbarazzante per molti. Ma questo non sposta i termini del “caso Italia”. Perché noi, all’inizio, eravamo davvero in prima fila. (Franco Bomprezzi)
Ad oggi, 8 ottobre 2008, sono esattamente 41 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione. Questo il loro elenco (in ordine cronologico di ratifica):
Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008).
Per quanto riguarda invece i 22 Paesi che hanno ratificato il Protocollo Opzionale, si tratta di Arabia Saudita, Argentina, Austria, Bangladesh, Brasile, Cile, Costarica, Croazia, Ecuador, El Salvador, Guinea, Mali, Messico, Namibia, Niger, Panama, Paraguay, Perù, San Marino, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Tunisia, Uganda e Ungheria.
Per ogni ulteriore approfondimento e per altri dati, si rimanda allo spazio dedicato alla disabilità del portale delle Nazioni Unite (www.un.org/disabilities).