Questa è una favola, ma se non lo è sarebbe davvero meglio che lo fosse…
C’era una volta un uomo politico noto come “l’uomo dai due pass” o meglio come “il consigliere dal pass duplicato”. Pass per disabili, per capirci, ovvero quel cartoncino arancione che dà diritto a posteggiare l’auto nei parcheggi riservati alle persone con disabilità. Che va usato con correttezza e che non va duplicato. In caso di smarrimento lo si deve denunciare, in caso di deterioramento si rende quello rovinato ai Vigili Urbani e viene rilasciato un bel duplicato.
Il nostro uomo politico da un certo tempo è oggetto di una serie di articoli («ingiustamente denigratori, per abbietti motivi politici», denuncia lui, «semplicemente veri», per il giornalista che li scrive), da parte di un quotidiano locale. Articoli arricchiti da molte foto. Che possono essere veritiere o sottilmente truccate.
Le foto documenterebbero alcuni illeciti che l’interessato respinge sdegnato, minacciando azioni legali, forse già intraprese. Il quotidiano, allora, rincara la dose, pubblicando una piccola inchiesta su presunti rimborsi dell’Ente Locale che sarebbero stati ottenuti illecitamente dall’interessato, grazie a una dichiarazione non veritiera o comunque non aggiornata. Ancora una volta l’interessato tutto smentisce, ma non fornisce risposta all’unica domanda davvero importante: ha duplicato o no quel fatidico pass?
Qualcuno forse dirà: ma non fanno così o ben peggio tutti i politici che conosciamo? No, non è vero. Al riguardo vorrei raccontare un aneddoto dell’estate appena passata.
Ad un evento a favore dell’handicap partecipa un altro noto uomo politico, assai più noto del precedente; è molto indaffarato, reduce da affari istituzionali, viaggia senza autista (!) con la sua macchina personale (vecchiotta e un po’ ammaccata) e, ironia della sorte, appartiene allo stesso raggruppamento politico del “duplicatore” di prima!
Per l’occasione erano stati predisposti parcheggi riservati per le persone con disabilità e per i relatori, ma alcuni pulmini con elevatore parcheggiati “con larghezza” li avevano occupati tutti. Quindi il politico-conferenziere lascia la sua macchina in “zona merci” (unico parcheggio libero in zona), mettendo in vista, per errore, il contrassegno del suo Ente.
Uno zelante vigile urbano rileva correttamente l’infrazione e l’uomo politico rifiuta recisamente che la multa gli venga tolta.
Dopo un lungo tira e molla, l’associazione organizzatrice dell’evento riesce a strappare di mano all’uomo politico la contravvenzione che poi pagherà, assai rimbrottata dall’interessato.
A questo punto, affinché qualcuno, magari un avvocato, non pensi male, va chiarito che l’associazione ha versato quanto dovuto per spirito di ospitalità, per riconoscimento della propria negligenza nel far disporre correttamente gli autoveicoli negli spazi riservati e per umana riconoscenza verso quell’Ente Locale – che l’uomo politico rappresentava ufficialmente – per gli aiuti nel restauro e nella conversione di una villa bella e vecchiotta in una moderna struttura “dopo di noi”, dedicata alle persone con disabilità anche grave…
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