Un messaggio che va al di là delle parole

di Alberto Brunetti*
«Spesso - scrive Alberto Brunetti, raccontando una bella esperienza di solidarietà e inclusione che alla Spezia ha coinvolto vari giovani con autismo o con disabilità intellettiva, a base di cene con coetanei - si pensa che i soggetti autistici non abbiano nulla da comunicare, ma è un falso preconcetto. Infatti, per chi sa ascoltare, il messaggio che i nostri figli sono in grado di trasmettere va al di là delle parole»
Cena con un giovane autistico, promossa nel dicembre 2013 dall'ANGSA della Spezia e dalla Fondazione Il Domani dell'Autismo
Un giovane con autismo insieme a una coetanea, durante una delle cene promosse dall’ANGSA della Spezia e dalla Fondazione Il Domani dell’Autismo della città ligure

Non si tratta di un progetto, ma “solo” di un’iniziativa (Con chi vado a cena stasera) che potrebbe essere facilmente riproposta in molti altri luoghi d’Italia. Sono passati oramai più di sei mesi, ma non vi è un limite per ricordare e far riaffiorare alla mente fatti, persone, avvenimenti che hanno lasciato nel tempo la loro caratteristica impronta, quella che marchia la sfera più intima dell’animo umano, dando vita a considerazioni su quanto sia indispensabile nonché utile la Solidarietà, a garanzia di una costante Inclusione dei nostri ragazzi autistici nei più diversi contesti sociali.

Lo scorso mese di dicembre, dunque, al fine di stimolare i nostri ragazzi con autismo o disabilità intellettiva e offrir loro “normali” stralci di vita, come genitori dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e della Fondazione Il Domani dell’Autismo, avevamo pensato di chiedere alla “gente comune” di indossare per una sera le vesti di Amico di uno dei nostri figli.
In collaborazione quindi con il Ristorante all’Inferno della Spezia, che gentilmente ha messo a nostra disposizione un tavolo (completamente gratuito per i due commensali), ogni sera, per tutto il mese di dicembre, abbiamo offerto l’opportunità a tredici ragazzi con autismo e a tre con disabilità intellettiva, per un totale di ventuno serate, di cambiare un po’ le loro abitudini, continuando tuttavia a godere della necessaria tranquillità e serenità, vivendo quindi momenti di integrazione che hanno restituito a tutti i partecipanti attimi di gioia e appagamento.
Oltre poi ad arricchire le abitudini dei partecipanti, abbiamo anche dato loro la possibilità di migliorare il proprio senso di adattamento, la capacità di interagire con gli altri e questo ha contribuito ad aumentarne il senso di autostima, spesso così fragile.

Attraverso questo particolare esempio di Inclusione, quindi, abbiamo potuto comprendere quanto possa essere coinvolgente e gratificante per taluni, stabilire un contatto con persone che, per la loro patologia, non riescono ad esprimere al meglio i loro pensieri e hanno bisogno di persone disposte a capire e ad ascoltare.
Proprio in questo periodo, stiamo cercando nuovi scenari, nuovi contesti adattivi che possano “ospitare” i nostri ragazzi e chi, per un giorno, voglia prendersi cura di loro. Ogni nuova piccola scoperta rappresenterà per loro un notevole passo in avanti verso l’autonomia, per la quale i ragazzi con autismo combattono giorno dopo giorno, tentando appunto di acquisire quel poco di indipendenza utile alle normali attività legate alla quotidianità.
Siamo certi che anche altre realtà potranno ben conformarsi alle esigenze e alle particolarità dei nostri ragazzi e che lo spirito di solidarietà e di collaborazione che ha spinto il Ristorante all’Inferno a prendersi “cura” dei nostri figli, si rafforzi sempre più e sia di esempio a tutte quelle persone, ditte o imprese che vogliano provare, per così dire, ad “adottare” uno dei nostri ragazzi autistici, offrendogli la possibilità di esprimere al meglio le sue capacità.
Sentirsi accettati e coinvolti aiuterà infatti i nostri figli ad uscire da quel loro stato perenne di “autoemarginazione” ed essi troveranno appagante condividere con altri i propri interessi e rendere quindi meno vuote le loro giornate.
Se infatti ci sono Associazioni che stanno già facendo tanto, è proprio dalla gente comune che ci aspettiamo risposte positive al fine di offrire ai nostri ragazzi necessari momenti di “normalità”. Spesso si tende a pensare che i soggetti autistici non abbiano nulla da comunicare, ma tutto questo è un falso preconcetto. Per chi sa ascoltare, il messaggio che i nostri figli sono in grado di trasmettere va al di là delle parole che non sanno e forse non sapranno mai pronunciare.

Presidente dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).

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