Il divieto delle punizioni corporali nei confronti di bambini e bambine

Sono ancora milioni i bambini vittime di violenza nel mondo, che subiscono maltrattamenti in casa, negli istituti o a scuola, da quelle stesse persone che dovrebbero prendersi cura di loro. Tra tali violenze rientrano anche le punizioni corporali, fenomeno troppo spesso sottovalutato, vietato in molti Paesi europei e dichiarato illegittimo dalla Corte di Cassazione anche in Italia, non però tramite un adeguamento normativo. Se ne parlerà il 20 ottobre a Roma, nel corso di un seminario voluto da Save the Children Italia, basato su uno studio prodotto qualche tempo fa dalle Nazioni Unite

Fotografia in bianco e nero di bambina con le mani sulle orecchie, con un adulto in ombra che urla in primo pianoPresentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite l’11 ottobre 2006, lo Studio sulla violenza nei confronti dei minori – coordinato dall’esperto indipendente Paulo Sergio Pinheiro – ha messo in evidenza che un numero impensabile di bambini non gode ancora di adeguata protezione e tutela giuridica. Sono infatti letteralmente milioni i bambini vittime di violenza nel mondo, che subiscono maltrattamenti in casa, negli istituti o a scuola, da quelle stesse persone che dovrebbero prendersi cura di loro.
Tra le violenze cui può essere sottoposto un minore rientrano anche le punizioni corporali, fenomeno troppo spesso sottovalutato, nonostante la sua diffusione e le conseguenze negative sulla vita e lo sviluppo di bambini e bambine.

Tra le raccomandazioni presenti nello Studio prodotto dall’ONU, vi era appunto quella di vietare ogni forma di violenza nei confronti dei minori, compresa l’abolizione delle punizioni corporali e le altre forme di castigo crudeli o umilianti, in qualsiasi contesto – compreso quello familiare – da parte di tutti gli Stati entro il 2009.
Successivamente, nel giugno di quest’anno, il Consiglio d’Europa ha lanciato a Zagabria una campagna contro le punizioni corporali, per ottenerne l’abolizione e promuovere una genitorialità positiva in tutti gli Stati Membri.
In Europa, l’utilizzo di punizioni corporali sui bambini, anche in ambito familiare, è già vietata in Svezia, Norvegia, Finlandia, Austria, Cipro, Danimarca, Lettonia, Bulgaria, Ungheria, Germania, Romania, Grecia e, dal 2007, anche nei Paesi Bassi, in Portogallo e Spagna.
Per quanto riguarda l’Italia, la Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima, nel 1996, ogni forma di punizione corporale, ma questo divieto non è stato ancora recepito tramite un adeguamento normativo.

In occasione della giornata di riflessione promossa a livello mondiale da Save the Children, tramite la realizzazione di iniziative volte a favorire l’attuazione delle raccomandazioni contenute in quello Studio, la componente italiana di tale organizzazione proporrà per lunedì 20 ottobre a Roma (Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, Vicolo Valdina, 3/a, ore 14,30) il seminario di studi denominato Il divieto delle punizioni corporali nei confronti dei bambini e delle bambine.
«Attraverso questo incontro – spiegano gli organizzatori – intendiamo favorire l’avvio di un confronto e sollecitare un impegno da parte delle istituzioni competenti, rispetto a tali problemi».

All’appuntamento interverranno Luigi Citarella, componente del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia (Committee on the Rights of the Child) e presidente dell’INDIMI (Istituto Nazionale per i Diritti dei Minori), Elda Moreno, direttrice del Dipartimento per i Diritti dell’Infanzia e le Politiche per la Famiglia del Consiglio d’Europa, Liliana Orjuela López del Dipartimento Promozione e Protezione Diritti dell’Infanzia di Save the Children Spagna e Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità. (S.B.)

Per richiedere materiale sull’evento e per ulteriori informazioni:
tel. 06 4807001, info@savethechildren.it.
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