Bene quell’anello digitale, ma il Braille sopravviverà

di Stefania Leone*
Secondo Stefania Leone, Finger Reader, nuovo anello digitale progettato negli Stati Uniti, che riconosce la scrittura tradizionale e digitale, rendendola comprensibile a chi soffre di deficit visivi, non manderà in pensione il Braille. «La nuova tecnologia - scrive infatti - potrebbe tornare utile ai ciechi acquisiti, non a quelli che lo sono dalla nascita, alla luce della notevole differenza nelle abitudini di lettura tra gli uni e gli altri»
Finger Reader
Lettura tramite il nuovo anello digitale Finger Reader

Ma Finger Reader, ovvero l’anello high-tech che riconosce la scrittura tradizionale e digitale, rendendola comprensibile a chi soffre di deficit visivi, manderà davvero in pensione il Braille? Probabilmente non del tutto. La nuova tecnologia progettata negli Stati Uniti, infatti, potrebbe tornare utile ai ciechi acquisiti, non a quelli che lo sono dalla nascita, alla luce della notevole differenza nelle abitudini di lettura tra gli uni e gli altri.
Per un bambino cieco leggere e scrivere in Braille – sistema introdotto nel 1824 – è analogo a ciò che fa un “normodotato” che invece vede con gli occhi. Legge e scrive le letterine una alla volta: egli impara, in sostanza, a riconoscere con le dita i puntini della matrice 3×2 che costituisce il carattere Braille, e poi affiancando un carattere all’altro pian piano compone la parola; analogamente, il bimbo vedente impara in genere a riconoscere lettera per lettera fino a comporre una parola guardandola e pronunciandola.
Una persona non vedente, però, presa l’abitudine al Braille, difficilmente la abbandona, mentre per coloro che perdono la vista da adulti o da anziani, indubbiamente l’anello digitale sembra poter essere di grande utilità – almeno da quanto leggiamo dalle descrizioni presenti nei vari articoli usciti in proposito – ma va naturalmente provato e testato.

Anni fa esisteva il sistema denominato Optacon che, facendo scorrere una telecamerina sul foglio stampato, restituiva sotto le dita le vibrazioni tattili corrispondenti alla forma dei caratteri che potevano essere riconosciuti. Esso era piuttosto faticoso e richiedeva molto allenamento per poterlo trovare utile, nella stessa maniera in cui altrettanto ostico, per chi diventa cieco da grande, può risultare il Braille, sia perché le dita non hanno la sensibilità di quelle di un cieco nato, sia perché una volta riconosciuta al tatto la lettera a puntini, questa va a sua volta decodificata con un ulteriore passaggio mentale, che solo con l’esercizio diventa automatico. Ma oggi si può approfittare dei vantaggi della tecnologia e dei sistemi di vocalizzazione (screen reader*, scanner vocalizzati e ora appunto il Finger Reader).

Una evidente utilità del Finger Reader potrebbe essere la lettura di brevi informazioni, come le etichette o gli avvisi, soprattutto per gli ipovedenti. È stato tuttavia fatto notare che l’anello digitale non interagisce con i touch screen [schermi tattili, N.d.R.], un serio problema, questo, in un mondo che va digitalizzandosi sempre di più.
Vale dunque la pena risolvere e semplificare le varie problematiche del nuovo ausilio, perché chi perde la vista da grande preferisce con gran piacere risparmiare fatica e dedicare semmai energie e tempo ad affrontare altri problemi.

*Software che legge lo schermo con voce sintetica.

Consigliera dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), con delega per le Problematiche ITC (Information and Communication Technology) per la stessa ADV e per la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), presso i tavoli del Consiglio Nazionale Utenti, AgCom, Sede Permanente del Segretariato Sociale RAI e Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI. Il presente testo è già apparso in «West – Welfare Società Territorio», con il titolo “Dopo quasi 200 anni il Braille continua a non avere rivali” e viene qui ripreso – con alcune modifiche alla luce del diverso contenitore – per gentile concessione.

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