Sanità: eliminare gli sprechi e investire nel modo giusto

«Il tema della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale - dichiara il Presidente della Fondazione GIMBE, organizzazione costituita dall’Associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze - non può essere affrontato esclusivamente sotto il segno della finanza pubblica. Occorre infatti mirare da una parte a tagliare gli enormi e intellorabili sprechi, dall’altra a investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate»

Corridoio di ospedale. Sullo sfondo tre persone sfuocate, fotografate di spalle«Per effettuare una sana spending review in Sanità non serve l’accetta, ma una chirurgia superselettiva, finalizzata a eliminare miliardi di euro all’anno di inaccettabili sprechi che si annidano a tutti i livelli: politico, organizzativo, professionale e sociale».
Lo dichiara in una nota Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – organizzazione costituita qualche anno fa dall’Associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze – in linea con le varie prese di posizioni di questi giorni, contrarie a nuovi tagli in Sanità, come abbiamo ad esempio riferito rispetto a quelle della CGIL e del Forum Nazionale del Terzo Settore.

«Il tema della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale – prosegue Cartabellotta – non può essere affrontato esclusivamente sotto il segno della finanza pubblica. Occorre infatti mirare al duplice obiettivo di tagliare gli sprechi e investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, sotto il segno delle migliori evidenze scientifiche. Considerato che la maggior parte degli sprechi conseguono al limitato trasferimento delle evidenze verso la pratica clinica da una parte, verso l’organizzazione dei servizi sanitari dalll’altra, la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale non può più prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze, il loro utilizzo da parte dei professionisti e la governance dell’intero processo, per trasferire le conoscenze all’assistenza sanitaria».
In sostanza, secondo il Presidente della Fondazione GIMBE, «senza un’adeguata programmazione e una governance nazionale, la spending review “interna” alla Sanità definita dal Patto per la Salute* rischia di rimanere lettera morta. Infatti, se è sacrosanto che tutte le risorse recuperate rimangano nel comparto sanitario, in assenza di chiari obiettivi di disinvestimento e riallocazione, la maggior parte delle Regioni non riuscirà mai nella duplice titanica impresa di tagliare gli sprechi e di investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, oltre che di effettuare i necessari investimenti strutturali».

«Dal momento che nel cosiddetto “Programma dei Mille Giorni” del Governo Renzi – conclude Cartabellotta – non si intravvedono impegni concreti per la Sanità, il Governo stesso deve, una volta per tutte, scoprire le sue carte e delle due l’una: o manca un disegno in grado di generare consenso, oppure il disegno esiste, ma è meglio non renderlo pubblico, perché rischia di generare un dissenso generale. In particolare, se il Governo è stato realmente sedotto dal “venticello europeo” che intende liberarsi di una consistente parte della spesa pubblica destinata alla Sanità, meglio non parlarne. Peccato che questo “assordante silenzio” stia in realtà spianando la strada all’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati e sfilando dalle tasche degli italiani un servizio sanitario pubblico, conquista sociale difficilmente compensabile con 80 euro al mese!». (S.B.)

*Il Patto per la Salute – del quale in questi mesi è stato definito quello per il 2014-2016 – è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficio.stampa@gimbe.org.

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