Nel complesso provvedimento relativo agli incentivi per contenere i devastanti effetti della crisi finanziaria mondiale, il Presidente del Consiglio ha recentemente anticipato quello riguardante le famiglie: un bonus dai 200 agli 800 euro una tantum, scaglionato per fasce di reddito da 12.000 a 20.000 euro e per numero di componenti del nucleo familiare.
Una “goccia nel mare”, diranno gli avversari, un’iniziativa che produrrà effetti concreti, penseranno gli estimatori; un esempio di buona volontà, crediamo penserà la maggior parte degli italiani, apprezzabile nella forma, ma un po’ scarso nella sostanza.
E alle famiglie che più necessitano in assoluto di aiuto? Naturalmente parliamo delle famiglie “gravemente disabili”, quelle che assistono domiciliarmente un congiunto gravissimo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, per tutti gli anni di una vita.
Quelle famiglie che consentono forti risparmi sui ricoveri ospedalieri perché “curano a casa” e che rinunciano spesso a gran parte del reddito che potrebbero produrre i loro componenti perché non esiste una rete efficace di assistenza domiciliare integrata che li sostituisca mentre lavorano.
Quelle famiglie che arrivano a spendere – negli anni di una vita gravemente disabile – centinaia di migliaia di euro e chi crede che queste cifre siano esagerate mediti sulla valutazione del danno patrimoniale fatta recentemente da un tribunale ligure in una causa civile per danni da parto: alcuni milioni di euro [se ne legga, in questo stesso sito, al testo intitolato E se ci fossero anche più servizi e meno tasse?, disponibile cliccando qui, N.d.R.].
E allora, Signor Presidente del Consiglio, non si potrebbe pensare ad una sorta di “regalo di Natale” per queste famiglie? Non un’elemosina, ma un tangibile segno di aiuto e di apprezzamento per l’indomabile dedizione ai loro cari gravissimi. Un aiuto alla vita, non un invito alla morte.
*Associazione Bambini Cerebrolesi.
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