Undici giornate che dall’11 al 21 settembre – come avevamo riferito a suo tempo – hanno portato un gruppo di ragazzi con autismo, insieme a genitori e volontari, a percorrere diverse tappe dell’Alta Via dei Monti Liguri, da Genova a Ceparana (La Spezia), iniziativa promossa nell’àmbito del Progetto L’autismo in cammino, che coinvolge le Associazioni ANGSA della Spezia e della Liguria e il Gruppo Asperger Liguria. Questo è il racconto di quella coinvolgente esperienza.
Pellegrini, paladini, genitori, figli, volontari, autonomia, coraggio, disponibilità, passione, volontà, determinazione, sensibilità, apertura, interesse, entusiasmo, integrazione, virtù, debolezza, consapevolezza dei propri limiti e delle proprie responsabilità… Quale iniziativa della durata di soli undici giorni ha avuto al suo attivo così tanti spunti i quali, uniti tra loro, hanno fatto in modo che l’esito dell’iniziativa stessa sia stato di molto superiore alle aspettative?
Già dal primo giorno, l’11 settembre, è apparso chiaro che tutto quanto avevamo seminato nei mesi precedenti stava germogliando e che non avremmo dovuto attendere molto per riconoscere e assaporare i frutti del nostro lavoro.
Sul palcoscenico naturale del Passo della Scoffèra ci siamo ritrovati, ci siamo riconosciuti, abbiamo dimostrato la stessa volontà, lo stesso entusiasmo, la stessa determinazione di altri momenti a noi noti. Guardavamo i nostri ragazzi con le loro magliette , i loro berretti, i loro zaini, tutti uguali, le loro facce sorridenti, erano increduli e stupiti di tutte quelle persone attorno a loro, ma iniziavano a rendersi conto del nuovo “clima” che si andava creando.
Questa nostra avventura sull’Alta Via dei Monti Liguri – oltre a condurci in paesaggi unici e incontaminati – ha segnato l’inizio di un nuovo cammino per noi e per i nostri figli (hanno partecipato dodici persone con autismo, tre con altre disabilità), è diventato la culla dei nostri pensieri, di nuove idee, di un diverso modo di percepire le cose, del silenzioso modo di comunicare, del particolare modo di vedere, di giudicare, di vivere…
Alla fine del viaggio abbiamo scoperto sì cose nuove e conquistato un nuovo spirito di appartenenza verso la Natura e verso il genere umano tutto, ma, soprattutto, abbiamo riscoperto noi stessi, i nostri limiti e le nostre capacità, ritrovandoci più ricchi, più veri, più responsabili, con il privilegio di disporre a nostra volta di “occhi nuovi” per una più ampia visione dell’essenziale che ci ha illuminato le menti e indicato la via.
Per questo nostro viaggio ci siamo preparati, nel corpo e nello spirito, abbiamo lavorato sulle nostre priorità, che hanno dato nuova organizzazione ai nostri pensieri, alle nostre paure e alle nostre aspettative. E così, oltre alla cura che ogni giorno abbiamo messo nell’approntare lo zaino, scegliendo adeguate vettovaglie e beni di prima necessità, abbiamo riservato un particolare riguardo nella preparazione di un bagaglio ben più greve, indispensabile e importante, perché contiene le nostre scelte, le nostre aspettative, la ricerca di ciò che sia meglio per i nostri figli, contiene il futuro stesso dei nostri figli.
Alla fine del cammino, come tutti i pellegrini che con devozione si rimettono a una giusta causa, anche noi siamo entrati in possesso della nostra “Credenziale”, a conferma di un viaggio interiore verso una nuova speranza, che regalerà forza ai nostri figli, i quali si ritroveranno al nostro fianco a combattere per i loro diritti e per la conquista di una maggiore autonomia.
«Ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi. Ciò che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale…» (Dan Brown, Il simbolo perduto).
Questa citazione sembra essere perfetta per rappresentare il pensiero e l’agire di noi genitori. Noi, infatti, non facciamo nulla per noi stessi, ma tutti i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre tribolazioni contengono un’universalità di intenti che indubbiamente non cambieranno il destino dell’intera umanità, ma di sicuro miglioreranno il futuro dei nostri figli dopo di noi. E in questo senso, l’atteggiamento di questi ultimi di fronte a tutte quelle giornate di cammino così nuove per loro, è stato esemplare! La fatica, lo sbalordimento, il frastuono che le immagini, i suoni, i colori hanno suscitato nelle loro menti durante la prima giornata così diversa, così frenetica, così particolare, non hanno reso meno intense tutte le giornate seguenti.
Sostenuti nella marcia dagli inseparabili quanto indispensabili bastoncini da trekking, incitati e rincuorati dall’esperienza, dall’autorità, dalla saggezza di noi genitori, dai Vigili del Fuoco e dagli altri componenti del gruppo che ci hanno accompagnato durante tutto il cammino, hanno ancora una volta dimostrato uno spirito di adattamento unico, diffondendo tra tutti i partecipanti una nuova “consapevolezza dell’autismo e della disabilità”, che alimenta le nostre speranze, sostiene le nostre idee, ci dà nuovi stimoli e conferma le nostre certezze. E l’autonomia che pian piano stanno acquisendo sarà loro di aiuto durante tutta l’esistenza futura, negli àmbiti più disparati.
Qualche mese fa, prima di iniziare tutte le nostre attività incentrate appunto su una mirata ricerca di nuove forme di autonomia, mai avrei pensato, parlando dei nostri figli, di poter usare i termini seguenti: coinvolgimento; emancipazione; interesse; entusiasmo. Oggi invece – anche se con significato riadattato alle particolari caratteristiche dei nostri figli – mi sento pienamente nella condizione di poter dire che nei giorni trascorsi sull’Alta Via abbiamo scoperto nei ragazzi un coinvolgimento particolare verso tutte le attività legate sia alla preparazione che allo sviluppo del cammino durante tutto l’arco della giornata. Essi hanno manifestato un grado apprezzabile di emancipazione (legata all’acquisizione di una maggior autonomia), che ha permesso loro di autogestirsi sia a livello personale che di gruppo, adeguandosi alle esigenze comuni, senza “inciampare” in preoccupanti “comportamenti problema”, che avrebbero limitato, senza dubbio, i vari processi di adattabilità e integrazione. Abbiamo inoltre notato, nella maggior parte di loro, un entusiasmo nel camminare, nel mantenere un’ andatura costante che garantisse ordine e serenità, condizioni che hanno contribuito a sollecitare la loro curiosità e il loro interesse.
L’avventura, che ha coinvolto tutti noi, è stata scritta a più mani da tutti i nostri figli: i piccoli Giacomo, Riccardo e Gabriele e i loro fratelli Lorenzo e Davide, la nostra “mascotte” Eric, le nostre due Grandi Donne Viviana e Nicolè, proseguendo con Francesco, Michael, Lorenzo, Claudio, Riccardo, Luca, Davide, Ettore, Lorenzo , tutti loro hanno compiuto l’impresa!
I passi che i ragazzi hanno compiuto lungo le varie colline, valli, montagne, crinali, boschi, rocce, mulattiere lasceranno un’impronta indelebile nella memoria di tutti i presenti, ma anche in coloro che nei prossimi anni percorreranno questi sentieri.
Si può dunque dire che l’Alta Via dei Monti Liguri sarà ricordata anche per questo: per “quei ragazzi autistici che fecero l’impresa”! Nessuna conquista, nessuna vittoria che modificherà i confini geografici, ma piccoli grandi successi strappati con la forza a un avverso destino, che rimarranno scolpiti nel marmo dell’ignoranza, scalfendone pian piano la radici più buie e parleranno a chi non pensa sia possibile che ragazzi come i nostri figli possano trovarsi a proprio agio in ambienti sconosciuti, inospitali e impervi come quelli dell’Alta Via. Essi, infatti, si sono saputi adattare, hanno collaborato e alfine hanno tratto anche soddisfazione per ciò che hanno fatto.
Uno per tutti, Lorenzo, un ragazzo di 22 anni, alto, educato, dal fisico possente, atletico, ben equilibrato e, come gli altri suoi compagni d’avventura, autistico. Silenzioso, solitario, dolce e assorto, se qualcuno si preoccupa per lui, chiedendogli «come stai?», «sei stanco?», «hai fame?», «hai sete?», «hai caldo?», «hai freddo?», «vuoi fermarti?», «…?», «…?», ebbene, si stia pur certi che egli ha dato sempre la medesima risposta, ferma, energica, definitiva, che rincuorava perché questo era veramente ciò che pensava, senza sfumature, senza se, senza forse: «Sto bene!!!». E questo aveva un valenza profonda, stando a significare che abbiamo fatto la scelta corretta, che la Natura è l’ambiente in cui poter trovare la giusta dimensione, pace e tranquillità.
Protetti da noi genitori, riscaldati dal sole, accarezzati dal vento, tenuti attivi dal ritmo del passo costante, dotati della giusta concentrazione per non inciampare, scivolare, vacillare, i nostri figli si sono fatti ogni giorno più forti, più responsabili, più consapevoli. Come quindi non essere orgogliosi di loro?
«La nebbia a gl’irti colli / piovigginando sale, / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar…» (Giosue Carducci, San Martino).
Quando da piccino alle elementari, studiando a memoria questa poesia, ripetevo tra me la famosa strofa, mai avrei immaginato un giorno di veder prendere vita, davanti ai miei occhi, la stessa naturale visione. Nebbia che al calore del sole mattutino si diradava pian piano davanti al nostro gruppo che avanzava e pareva volerci mostrare la Via, facendoci un inchino… Alla nostra destra, invisibile agli occhi, ma aperto sull’orizzonte, il mare…
Questo spettacolo è quanto la Natura ci ha offerto molte mattine, mentre ci accingevamo a muovere i primi passi su una nuova tappa dell’Alta Via. Nuovi scenari, nuovi paesaggi, nuovi orizzonti, ma anche nuove conoscenze, nuove esperienze, nuove speranze. Camminare con passo deciso, rallentare, soffermarsi un poco… E poi salite, discese, dolci pianure o terreni scoscesi sui quali è difficile avanzare…
Se ci pensiamo un attimo, il nostro camminare è stato simile alla vita che ci attende e attende soprattutto i nostri figli un po’ “sprovveduti”, che non sempre sapranno regolare il loro passo adeguandolo al terreno. Così come nei giorni scorsi abbiamo insegnato loro a controllare la marcia, facendo attenzione a restare sempre concentrati e in perfetto equilibrio, così dovremmo riuscire ad applicare queste teorie alla loro vita di tutti i giorni.
Trovare il modo per affrontare gli alti e i bassi che la vita ci riserva, senza mai inciampare o tirarsi indietro o peggio ancora senza sbagliare il passo: questo è ciò che noi genitori vorremmo riuscire a far comprendere ai nostri figli. Vorremmo insomma che le loro paure fossero svanite lì, sull’Alta Via, così come la nebbia che, una volta lontana, lascia ampi spazi da esplorare e una vista meravigliosa.
Ma un paesaggio mutevole – così come mutevole è la vita dei nostri ragazzi -, se guardato dalla giusta prospettiva, offre luoghi nascosti da valorizzare e allo stesso modo, studiando i nostri figli in quelle giornate, abbiamo potuto scorgere in loro nuove caratteristiche su cui lavorare perché si fortifichino e crescano in autonomia e autostima, a dispetto della loro disabilità e a difesa dei loro diritti.
È necessario ora spendere almeno due parole anche per chi, in quelle giornate di viaggio attraverso bellissimi percorsi della nostra terra, così poco conosciuta, ci hanno sostenuto e incoraggiato.
Al nostro fianco avevamo ogni giorno gli amici Vigili del Fuoco, uomini e donne che ci hanno accompagnato per ogni metro del percorso, aiutandoci in ogni frangente, sostenendoci lungo i chilometri che scorrevano sotto i nostri piedi. Ecco, credo che in questo nostro “viaggio” abbiamo incontrato tanti nuovi amici, assistendo a una straordinaria dimostrazione di affetto e partecipazione e fornendo loro anche una nuova chiave di lettura della disabilità.
Sapere che ogni giorno tre o quattro di loro ci avrebbero accompagnato ha fatto sentire tutti i partecipanti più tranquilli e sicuri e soprattutto sentivamo più protetti i nostri figli, senza dimenticare che assieme agli uomini delle squadre SAF [Speleo Alpino Fluviale, N.,d.R.] dei Vigili del Fuoco, che ci accompagnavano a piedi, erano presenti come autisti anche i “ragazzi” in pensione dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco (Sezione della Spezia), con il presidente Luciano in prima linea, che ha camminato con noi. Infatti, l’apporto fornito nel guidare il pulmino lungo gli itinerari delle varie tappe è stato fondamentale: ogni volta che raggiungevamo una nuova meta, il veicolo (ringraziamo la Contship Italia e il nostro amico Mauro per quanto fatto) ci imbarcava e ci portava al posto di sosta.
In occasione poi dell’ultima sosta, non avendo la Locanda Il Cacciatore abbastanza camere per ospitare tutti i camminatori, ci siamo rivolti al presidente della Caritas della Spezia, don Luca, il quale ci ha gentilmente messo a disposizione la struttura di Veppo [frazione di Rocchetta di Vara, in provincia della Spezia, N.d.R.], che ci ha accolto benissimo, con una merenda a base di pane e Nutella! L’ospitalità di don Luca e delle cuoche presenti è certamente uno dei ricordi più belli di tutto il viaggio.
Il nostro cammino, poi, si e rivelato molto confortevole grazie al materiale (Montura) fornito dal Negozio Alpstation di Sarzana. Ringraziamo pertanto Davide e tutti i suoi collaboratori (Simona per averci ascoltato), non solo per la pazienza avuta, ma anche per la lezione fornitaci un sabato presso Monte Marcello, sul come ci si imbraca e sul come si scende e si sale da una parete di roccia dopo un eventuale “scivolamento”.
Da ultimo, ma non certo ultimo, voglio sottolineare la grande partecipazione delle mamme, la cui forza ho sempre ritenuto fondamentale, avendone ora, dopo questa esperienza, la certezza assoluta. Mamme che hanno spinto, sostenuto, aiutato, parlato, chiamato i loro figli: questa è stata la sorpresa/conferma più grande.
Prenderò ad esempio lo straordinario lavoro fatto da Claudia con il figlio Giacomo, lungo 32 chilometri di strada in due giorni. Lo ha spinto, trainato, gli è corsa dietro a riprenderlo e tanto altro ancora, con un’abnegazione tale che solo una mamma possiede!
E a questo punto vorrei concludere con alcune testimonianze dirette di coloro che hanno partecipato a questa Avventura.
«Grande impresa… oltre all’importante attività fisica, il clima che si è creato tra i genitori é stato bellissimo».
«Personalmente ho un solo rammarico: quello di non essere riuscito a partecipare a tutte le tappe. Per quelle in cui sono stato presente posso testimoniare non solo gli evidenti benefìci per i nostri figli, ma anche la nascita di nuove amicizie e il consolidamento di altre magari più datate. Tutto questo è accaduto semplicemente, inconsapevolmente: in maniera del tutto naturale. Abbiamo cioè assistito alla nascita di una vera e propria comunità in cammino. Per una volta l’autismo ci ha dato e non ci ha tolto».
«Indimenticabile, straordinaria sotto tutti i punti di vista».
«Questa esperienza ha dimostrato che i nostri ragazzi, anche in presenza di difficoltà insormontabili, hanno la capacità di imparare, di cambiare, e ci riservano un’infinità di sorprese».
«Un grande ringraziamento a chi, dimostrando di crederci e trasmettendo questa fiducia a tutti i partecipanti, ha reso possibile questo evento che non si cancellerà dalla nostra memoria e tanto meno da quella dei nostri ragazzi! Inoltre non posso che ringraziare tutti per la collaborazione, ma un plauso particolare va senza dubbio ai Vigili del Fuoco, che hanno dimostrato non solo una notevole dedizione per il loro compito, ma anche una grande sensibilità verso i nostri ragazzi. Credo sia stata per tutti noi una felice scoperta! Grazie ancora e speriamo di poter ripetere ancora esperienze come questa che ci accomunano, è proprio il caso di dirlo, sullo stesso cammino!».
Presidente dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e della Fondazione Il Domani dell’Autismo.
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