Questo federalismo sanitario è “malato”

Lo sostengono i responsabili dell’Associazione Dossetti, che tramite incontri come gli “Stati Generali della Salute”, in programma a Roma per il 25 novembre, intendono promuovere un processo di riforma del Titolo V della Costituzione, «che nel tempo - dichiarano - ha creato ventuno sistemi differenti di gestione del paziente, in cui disponibilità di cure, accesso ai farmaci e prestazioni sanitarie sono diversificati in modo gravemente iniquo»

Puzzle dell'Italia«Riportare la gestione delle Sanità al centro, disobbedendo, con forza, ai dettami imposti da un federalismo sanitario “malato”, nato nel 2001 con il Titolo V della Costituzione. Un federalismo che, nel tempo, ha creato ventuno sistemi differenti di gestione del paziente in cui disponibilità di cure, accesso ai farmaci e prestazioni sanitarie sono diversificati e stratificati in modo gravemente iniquo».
Su questi prìncipi – così come vengono delineati in una nota dall’ Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti: I Valori” – si baserà la seconda giornata degli Stati Generali della Salute (Art. 117 del Tit. V ed Art. 32 della Costituzione), in programma a Roma (Camera dei Deputati), per martedì 25 novembre, evento che vedrà la partecipazione di un prestigioso parterre di relatori, con importanti personalità del comparto istituzionale, universitario, politico e sanitario.
In particolare, il Tavolo di Lavoro, successivo a quello tenutosi in occasione del precedente, analogo incontro del marzo scorso (se ne legga anche nel nostro giornale), fornirà una preziosa occasione di confronto e dibattito con i vari portatori d’interesse del panorama salute. «Daremo vita a una rete – spiega Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell’Associazione Dossetti che potrà generare una collaborazione coordinata tra i settori pubblico e privato e tra tutte le parti interessate, finalizzata al superamento delle più importanti sfide che il settore salute oggi pone». E aggiunge: «Procederemo a un’implementazione del documento di indirizzo intitolato Salute: il diritto che non c’è. I motivi del fallimento del federalismo sanitario, testo scaturito dal dibattito del 7 marzo scorso, per una proposta di revisione del Titolo V della Costituzione, discutendo dell’Atto del Senato n. 1429 e delle modifiche apportate al Disegno di Legge di Iniziativa Governativa».

«Sotto il profilo del diritto costituzionale – afferma Amedeo Bianco, presidente della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) – l’articolo 117 della Costituzione individua il contesto istituzionale nel quale riconoscere i soggetti preposti all’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione stessa. Le evidenze di questi ultimi dieci anni ci consegnano, al momento, uno scenario che non è esattamente in linea con la premessa. Sono note, infatti, le ampie diseguaglianze di tutele della salute nelle varie Regioni e una mappa di applicazione dei LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.] alquanto inquietante».
«In attesa delle grandi riforme istituzionali, come quella del Titolo V della Costituzione – dichiara dal canto suo Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica – ci auguriamo che il Patto per la Salute non resti lettera morta, ma rappresenti il primo passo verso un cambiamento del sistema sanitario, che preveda il riaccentramento di numerose materie sul piano nazionale, garantendo uniformità sull’intero territorio».
E ancora, per Elio Borgonovi, presidente del Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale dell’Università Bocconi), «sicuramente è rilevante intervenire sul Titolo V della Cosrtituzione, anche con riferimento alla revisione delle funzioni, competenze e poteri dello Stato e delle Regioni in tema di tutela della salute. E tuttavia, è altrettanto importante, anche se mai affrontato, il tema delle conoscenze, competenze e capacità necessarie per gestire le nuove relazioni che si andranno a definire».
Ricorda poi Domenico Iscaro, presidente nazionale di Anaao-Assomed (Associazione Medici Dirigenti), che «nel corso dell’ultimo decennio, le Regioni, in coerenza con una politica federalista e obbligate dai tagli al finanziamento alla Sanità previsto dalle Leggi di Stabilità, hanno avviato profonde trasformazioni dell’offerta dei servizi sanitari, in particolare, adottando nuovi modelli organizzativi della rete assistenziale centrati sull’integrazione a rete degli ospedali. La trasformazione dei luoghi di lavoro ha determinato una conseguente trasformazione dei modi di lavoro dei medici che, colpiti dal progressivo impoverimento delle dotazioni organiche, hanno visto moltiplicati i loro carichi di lavoro e gli obblighi puramente burocratici, con inevitabili ricadute sulla qualità delle prestazioni e sul rapporto medico-paziente. È pertanto fondamentale che la sfida della compatibilità si misuri sul terreno organizzativo, assegnando alla governance clinica un indispensabile ruolo centrale per coniugare sviluppo e qualità dei servizi».
Secondo Francesco De Lorenzo, presidente della FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), «la modifica del Titolo V della Costituzione è di vitale importanza per assicurare a tutti i cittadini, ovunque essi risiedano, uguali diritti per la tutela alla loro salute. Oggi, infatti, tali diritti sono sostanzialmente negati, con conseguenti inaccettabili disparità che vanno dall’accesso ai farmaci, a quello dell’assistenza domiciliare, dalla terapia del dolore alle cure palliative. L’unico strumento per consentire un’inversione di questa tendenza, è l’esercizio dei poteri sostitutivi dello Stato nei confronti delle Regioni, per garantire il rispetto pieno e totale dei LEA».
E anche per Pierluigi Ugolini del SIVEMP (Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica), «il federalismo sanitario ha aperto un fronte di assoluta asimmetria, che rischia di depotenziare l’articolo 32 della Costituzione. Non si generano risparmi che consentano di incrementare le prestazioni, si riducono le prestazioni per insufficienza dei fondi disponibili. Assistiamo, così, a un’incompleta applicazione dei LEA, anche per la mancanza di assetti organizzativi uniformi».
«Il Titolo V della Costituzione – sottolinea infine Felice Bombaci, presidente del Gruppo AIL Pazienti Leucemia Mieloide Cronica – origina una sanità frammentata in tanti sistemi diseguali e l’esistenza di prontuari terapeutici regionali rallenta ulteriormente la già faticosa introduzione dei farmaci nel nostro Paese. In particolare, ai farmaci oncoematologici innovativi dovrebbe essere garantito un accesso rapido e semplificato, poiché salvavita. Auspichiamo quindi una riforma del Titolo V della Costituzione, che garantisca l’universalità dei diritti dei malati, attraverso un coordinamento centrale». (S.G.)

Il programma completo degli Stati Generali della Salute (Art. 117 del Tit. V ed Art. 32 della Costituzione), organizzati per il 25 novembre a Roma dall’Associazione Dossetti, è disponibile nel sito di quest’ultima.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@dossetti.it.

Costituzione Italiana – Titolo II (Rapporti Etico-Sociali) – Articolo 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

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