«DAMA è un servizio di cui assolutamente non si può più fare a meno in quanto permette di accogliere e assistere persone con gravi disabilità intellettive, comunicative e neuromotorie, adattando il percorso ospedaliero alle loro specifiche esigenze e garantendo la stretta collaborazione con tutte le unità operative interessate»: tale posizione è stata condivisa dai rappresentanti dell’ANFFAS di Varese (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e dai vertici dell’Ospedale locale, dove questo meritorio servizio – DAMA, lo ricordiamo, sta per Disabled Advanced Medical Assistance, ovvero “Assistenza medica avanzata per le persone con disabilità” – è stato avviato alcuni fa anche a Varese, seguendo il “modello” nato per la prima volta all’Ospedale San Paolo di Milano.
L’ANFFAS varesina – da sempre impegnata in prima fila per la realizzazione di questa iniziativa – non appena venuta a conoscenza della fine del contratto di collaborazione con il responsabile medico del servizio (Mario Diurni), ha contattato i vertici dell’Ospedale, con i quali si è incontrata a più riprese.
«La volontà comune – sottolinea Paolo Bano, presidente dell’Associazione, commentando tali incontri – è quella di realizzare un servizio che sia in grado di rispondere al crescente numero di richieste di intervento, ampliando l’orario di accesso da una parte e costituendo dall’altra un pool di medici fissi in grado di assicurare un presidio stabile a fronte di qualsiasi evenienza. Abbiamo inoltre condiviso con la Direzione Generale dell’Ospedale che la ricerca del personale medico avvenga su basi di motivazioni personali, comprovata professionalità e con una certa celerità».
È proprio quest’ultimo punto, per altro, quello della celerità, a preoccupare di più, oggi, l’ANFFAS di Varese, dal momento che, come ricorda Bano, «il tempo è un fattore decisivo per assicurare la qualità di un servizio davvero essenziale per le persone con disabilità». «Per questo – aggiunge – serve una soluzione per l’immediato che non può essere legata al Pronto Soccorso, così come inizialmente ci era stato proposto, viste le condizioni di emergenza che quest’ultimo si trova ad affrontare. Nel frattempo noi – come del resto stiamo facendo dal 2002, da quando abbiamo cominciato a sollecitare anche a Varese la nascita di questo servizio – continueremo a “fare la nostra parte”, sia con i nostri Volontari, che con grande responsabilità stanno seguendo le persone che contattano il DAMA, sia rinnovando la nostra piena disponibilità a collaborare nella ricerca di soluzioni, così come nella comunicazione nei confronti delle famiglie che rappresentiamo».
Dopo avere infine ringraziato «tutti coloro che, con compiti diversi ma con il medesimo impegno, stanno supplendo a questo momento di vuoto, a partire dalle infermiere professionali e dai volontari», Bano lancia un ultimo, ma non certo secondario messaggio alla Regione Lombardia: «Anche a quest’ultima – dichiara infatti – chiediamo di assumersi le proprie responsabilità, prendendo le decisioni di sua competenza in tempi coerenti, per non ledere i diritti delle persone più fragili, cui il Servizio DAMA è dedicato. La stessa Regione Lombardia, d’altro canto, auspica da molti anni l’apertura di un DAMA in ogni azienda ospedaliera, mentre finora il “modello” dell’Ospedale San Paolo di Milano si è diffuso solo a Mantova e a Varese». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@anffasvarese.it.
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