La Regione Siciliana sblocchi quei fondi

di Salvatore Crispi*
Le politiche sociali non devono essere considerate al margine del sistema, poiché devono offrire risposte ai cittadini e in particolare a quelli più deboli. Ma nella Regione Siciliana sembra proprio che non si voglia tenere conto di questo: basti pensare alle ripetute revoche di quel bando che, applicando la Legge Nazionale 328/00, prevede la ripartizione tra Associazioni ed Enti del Terzo Settore di una quota destinata a progetti innovativi e aggiuntivi, in favore delle "fasce deboli" di cittadini

Volto di uomo sfuocato. In primo piano un suo dito puntatoL’impostazione data alla Legge 328/00 sulla costruzione del sistema integrato tra gli ambiti sanitari e sociali – la cosiddetta “Riforma dell’Assistenza” – ha previsto che, annualmente, nell’ambito delle somme del Fondo Nazionale delle Politiche Sociali ripartito alle Regioni, il 6% venga destinato a progetti innovativi e aggiuntivi elaborati e gestiti da Associazioni ed Enti appartenenti al Terzo Settore.
Questi soggetti devono avere una linea di continuità con le azioni che compongono i Piani di Zona dei Distretti Socio-Sanitari; non è un caso, ad esempio, che la prima volta, nel 2004, che è stato ripartito il 6% in Sicilia, l’ammissibilità al finanziamento dei relativi progetti fosse subordinata a un parere di congruità, rilasciato dagli stessi Distretti Socio-Sanitari, nei cui territori dovevano essere realizzati quei progetti.
La possibilità di utilizzare questo 6% ha fatto crescere la capacità progettuale e le stesse aspettative degli Enti del Terzo Settore che grazie anche a questi finanziamenti, intravedevano la possibilità di poter realizzare e gestire progetti utili alla collettività e alle fasce dei cittadini cui nello specifico ogni Ente rivolge la propria attenzione.

Il mancato rispetto degli indirizzi e della programmazione vigente nella Regione Siciliana ha determinato, tuttavia, che nella prima annualità – nel 2004 – non tutti i progetti ammessi a finanziamento a valere del 6% fossero in linea con i dettami e la programmazione voluta dalla stessa Legge 328/00.
E in ogni caso si è riusciti ad avere e a realizzare una progettualità che teneva conto delle reti territoriali dei servizi e che, soprattutto, sosteneva le fasce dei cittadini più deboli e bisognosi.
Perciò, nella considerazione che i Piani di Zona dei cinquantacinque Distretti Socio-Sanitari in cui è divisa la Sicilia stentano tuttora a decollare e a dare risposte ai cittadini, la ripartizione del 6% viene attesa con ansia per poter incrementare ulteriormente i servizi offerti alla cittadinanza.
Ovviamente l’assegnazione del finanziamento ai singoli Enti richiederebbe una costante e rigida attenzione da parte delle Istituzioni e della politica, per esaminare nel merito la validità dei progetti presentati, che dovrebbero avere – come già detto – una linea di continuità con la legislazione vigente e con i servizi previsti dai Piani di Zona.

Nel 2005 la Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (GURS) pubblicò un bando per accedere ai finanziamenti del 6%, a seguito del quale molti Enti presentarono le relative proposte progettuali. Nel 2006, però, questo Bando è stato revocato, rimandando il relativo finanziamento complessivo a un successivo bando, suscitando così molta perplessità, delusione e rabbia negli Enti, che avevano già presentato le stesse proposte progettuali e che attendevano di usufruire del relativo finanziamento.
La stessa cosa è avvenuta poi nel 2007, quando sono stati aperti i termini per la presentazione dei progetti; improvvisamente, però, nel dicembre del 2008 è apparsa la notizia, sugli organi di informazione, della revoca dello stesso bando, senza che i relativi trecento progetti presentati fossero stati, probabilmente, esaminati nel merito e senza che la proposta per la stessa revoca fosse passata, preventivamente, dall’organo collegiale, che è la Cabina di Regia, istituita presso l’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali, che deve – o dovrebbe – sovrintendere a tutte le azioni e i provvedimenti che riguardano la Legge 328/00 e la costruzione del sistema integrato sociale e sanitario.
La somma che era stata impegnata sarà dunque distribuita agli Enti Locali per finanziare le comunità alloggio che già, per altro, dovrebbero usufruire per legge di altri finanziamenti che però non vengono erogati, non si capisce per quale motivo, mettendo in crisi l’intero settore.

Tutto ciò – che ha suscitato, ancora una volta, perplessità, amarezze, rabbia, delusione e anche incredulità tra i cittadini e gli Enti del Terzo Settore – è frutto di una scarsa consapevolezza delle Istituzioni e, soprattutto, dei politici e degli amministratori, che le politiche sociali non devono essere considerate al margine del sistema, poiché esse devono offrire risposte ai cittadini, in particolare a quelli più deboli.
Con piena legitiimità ci si può domandare, a questo punto, se vi sia la consapevolezza che fatti come quelli descritti possono ledere la credibilità e l’immagine di una classe politica e, in subordine, delle Istituzioni e che, soprattutto, non siano più tollerabili politiche non di ampio respiro, che non  guardino agli indirizzi e alla programmazione esistente.
In questo senso è quanto mai auspicabile che la Regione Siciliana, con uno scatto di orgoglio, ripristini il fondo appena revocato, dando la possibilità alle proposte progettuali presentate – dopo il necessario esame nel merito – di essere ammesse al finanziamento relativo al 6%.

*Responsabile del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana ONLUS.

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