Soddisfazione viene espressa da Liana Baroni, presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), per la Sentenza d’Appello espressa nei giorni scorsi dal Tribunale di Trieste, tramite la quale è stato respinto il ricorso di un’insegnante accusata di avere angariato nel 2008 un bimbo con autismo, trascinandolo per il collo e lasciandolo al freddo, sporco e seminudo, oltreché esortando i compagni al disprezzo verso quello stesso bimbo.
L’insegnante in questione era stata licenziata dall’Ufficio Regionale Scolastico, ma essendo stata archiviata la procedura penale, aveva chiesto il reintegro alla professione.
Sul caso – rispetto al quale avevamo anche ospitato nei giorni scorsi una riflessione della citata Liana Baroni e di Salvatore Nocera – era stata depositata in Tribunale una perizia del neuropsichiatra infantile Franco Nardocci, già presidente della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), documento in cui ci si soffermava dettagliatamente sui comportamenti messi in atto a scuola dalla persona coinvolta e che a quanto pare è stato fondamentale per la decisione finale.
«Ringraziamo i Giudici – dichiara oggi Liana Baroni – che nel formulare la Sentenza hanno tenuto conto con sensibilità dei diritti etici e umani del bambino che non era in grado di difendersi, della Legge Quadro 104/92 e anche della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, respingendo il reintegro dell’insegnante».
Una volta ancora, poi, Baroni coglie l’occasione per ricordare che «l’insegnante di sostegno, ed eventualmente anche l’assistente, assegnati a un allievo con autismo, con disturbi dirompenti del comportamento o con altre forme di disabilità, devono essere specificamente formati. Non è possibile, infatti, lavorare su disabilità così impegnative, se si è privi di ogni conoscenza in materia. E invece è proprio questo che spesso accade: a persone con autismo, ad esempio, vengono assegnati insegnanti di sostegno digiuni di ogni nozione specifica e privi di esperienza, con conseguenze che possono essere disastrose, sia per il bimbo o il ragazzo, sia per chi lavora con lui». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Sonia Zen (angsaveneto@gmail.com).
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