È stata presentata a Roma, nel corso di una conferenza stampa, l’inchiesta nazionale sul lavoro sociale, denominata Voci e volti del welfare invisibile, promossa da vari autorevoli esponenti del Terzo Settore e delle istituzioni, impegnati da anni nell’ambito delle politiche sociali.
Il Comitato Promotore dell’iniziativa, infatti, è formato da Lucio Babolin, presidente nazionale del CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità d’Accoglienza); Pietro Barbieri, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap); Simone Casadei, ricercatore di Scienze Sociali dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori); Silvana Cesani, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Lodi; Tonio Dall’Olio, vicepresidente di Libera – Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie; Salvatore Esposito, responsabile del Dipartimento Welfare dell’IRES Campania (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali); Antonio Ferraro, responsabile nazionale delle Politiche Sociali del Partito della Rifondazione Comunista; Sergio Giovagnoli, responsabile del Welfare e dei Diritti Sociali dell’ARCI; Roberto Latella, presidente di Città Visibile – Associazione di Imprese Sociali; Vittorio Mantelli del Dipartimento Nazionale Area Lavoro del Partito della Rifondazione Comunista; Giulio Marcon, coordinatore della Campagna Sbilanciamoci!; Andrea Morniroli del Comitato di Direzione della Cooperativa Sociale Dedalus di Napoli, già consulente del Ministero della Solidarietà Sociale; Giacomo Smarrazzo di Legacoopsociali Campania; Damiano Stufara, assessore regionale dell’Umbria alle Politiche Sociali e all’Immigrazione.
Tutti costoro hanno condiviso l’esigenza di far luce su un mondo troppo spesso trascurato, ma che ha un’importanza essenziale per il nostro welfare.
«L’inchiesta – spiegano i promotori – mira a fare uscire dall’invisibilità, partendo dal basso e con modalità partecipative, non solo le condizioni contrattuali, spesso precarie, ma anche i valori, i saperi, i timori, le difficoltà e le grandi potenzialità del lavoro sociale, oggi minacciato insieme a tutto il sistema dei servizi. Infatti, in una fase di crisi, che scarica i suoi effetti sulle fasce più deboli della popolazione, invece di rafforzare il sistema di protezione sociale e di benessere, il Governo taglia risorse e smantella lo Stato Sociale per fare spazio ad un welfare residuale e caritatevole, ben simboleggiato dall’introduzione della social card, la “carta dei poveri”».
Voci e volti del welfare invisibile si rivolge a tutti gli operatori e le operatrici dei servizi e degli interventi socioeducativi, socioassistenziali e sociosanitari, sia del pubblico che del privato sociale (ASL, Comuni, Terzo Settore ecc.). Per citare un dato, secondo l’Istat (2005) sono 244.000 solo i lavoratori delle cooperative sociali.
Il tutto si articolerà su un questionario – stampato in diecimila copie – che verrà distribuito e somministrato, da marzo ad aprile, in quasi tutte le Regioni italiane attraverso dei gruppi d’inchiesta territoriali. In tal senso, per migliorare le procedure organizzative dell’inchiesta, è stato attivato anche uno specifico sito internet (www.inchiestalavorosociale.org), sul quale trovare tutte le informazioni, dotato di un’area riservata in cui i gruppi territoriali trascriveranno i dati raccolti. Si avranno così in tempo reale i risultati parziali dell’inchiesta, sia a livello territoriale che nazionale.
Le domande del questionario sono esattamente trentatré, costruite in modo tale da permettere di definire un quadro chiaro sui tipi di contratti applicati, gli orari e gli stipendi, il riconoscimento professionale e la partecipazione alle scelte programmatiche, oltre alle differenze tra Nord e Sud del Paese, alla percezione del proprio ruolo sociale e politico e altro ancora.
I risultati rappresenteranno un tassello fondamentale sul quale costruire la definizione di un nuovo modello di welfare, inclusivo e partecipato, che si fonda sui diritti di cittadinanza, compresi quelli dei lavoratori sociali. La qualità del servizio è, infatti, direttamente proporzionale alla qualità del lavoro e le risposte dei lavoratori consentiranno di avere in proposito ulteriori elementi di riflessione. (A.F.)
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