Riforma sociosanitaria in Lombardia: perché si deve fare di più

Secondo il Forum del Terzo Settore Lombardia, la riforma sociosanitaria regionale, attualmente in discussione, oltre a soffrire di un’eccessiva «cornice sanitaria», continua a porre al centro dell’attenzione temi come la sostenibilità e l’appropriatezza, spesso utilizzati in passato come giustificazione per ridurre i bilanci pubblici. «La vera sostenibilità e la vera appropriatezza, invece, sono quelle che garantiscono la salute, la migliore qualità della vita e quindi l’inclusione e il protagonismo di tutte le persone»
Donna in carrozzina, fotografata di spalle, che prcorre un corridoio
Secondo il Forum del Terzo Settore Lombardia, se si parla di riforma sociosanitaria, la vera sostenibilità e la vera appropriatezza sono quelle che possono «garantire la salute, la migliore qualità della vita e quindi l’inclusione e il protagonismo di tutte le persone, a partire da quelle che, per diversi motivi, sono maggiormente a rischio di fragilità ed esclusione»

Fabio Rizzi, presidente della Terza Commissione del Consiglio Regionale Lombardo (Sanità e Politiche Sociali) ha da poco ricevuto dodici pagine di riflessioni, commenti e proposte sul futuro del sistema sociosanitario in Lombardia. A breve le riceveranno anche i Consiglieri Regionali di tutte le forze politiche e tutte le realtà a diverso titolo interessate al tema.
Si tratta di un documento elaborato dal Forum del Terzo Settore Lombardia, dal semplice titolo Osservazioni all’emendamento al PDL 228 – Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo, in pratica l’opinione delle principali organizzazioni di Terzo Settore regionali sul testo di Riforma della Sanità lombarda, attualmente in discussione al Consiglio Regionale su proposta della Giunta.

Quel documento contiene molte osservazioni specifiche su singoli articoli del testo in esame, presso la Commissione Consiliare, ma le principali richieste possono essere così riassunte:
Presa in carico: ovvero la richiesta che si affermi il diritto alla presa in carico dei cittadini, o per lo meno di quelli fragili, e se ne definiscano le modalità di attuazione e le responsabilità.
Integrazione della programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale.
Partecipazione ad ogni livello di programmazione degli Enti Locali e delle organizzazioni di Terzo Settore.
Partecipazione alla spesa dei servizi, con la richiesta di monitorare il corretto utilizzo dello strumento ISEE [Indicatore della Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] all’interno delle scelte volte a garantire equità, sostenibilità ed efficacia agli interventi di politica sociale.

Quello in atto in Lombardia è un processo di riforma che avviene in un momento di grande preoccupazione da parte delle organizzazioni aderenti al Forum, in merito alle risorse che saranno realmente disponibili, già a partire da quest’anno, per l’insieme degli interventi di natura sociale e sociosanitaria. Per il momento, infatti resta confermata la riduzione di 18 milioni di euro al Fondo Sociale Regionale [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], mentre si cerca di comprendere se e quali conseguenze potranno avere sulla qualità dei servizi e interventi in atto, la richiesta della Giunta Regionale alle ASL di effettuare risparmi di spesa del 3% propri sugli interventi sociosanitari.

Sempre sulla riforma del sistema sociosanitario, numerose realtà della società civile avevano già avuto modo di pronunciarsi poche settimane fa, con la diffusione di un documento intitolato Dal welfare delle prestazioni a quello della presa in carico. Oggi, le nuove osservazioni del Forum riprendono quelle proposte e le calano sul Progetto di Legge Regionale attualmente in discussione.
I diversi Disegni di Legge presentati nel tempo hanno posto al centro dell’attenzione i temi della sostenibilità e dell’appropriatezza, parole spesso utilizzate come giustificazione ad operazioni di riduzione dei bilanci pubblici. Per il Forum, invece, la vera sostenibilità e la vera appropriatezza sono quelle che possono «garantire la salute, la migliore qualità della vita e quindi l’inclusione e il protagonismo di tutte le persone, a partire da quelle che, per diversi motivi, sono maggiormente a rischio di fragilità ed esclusione».
In sostanza, la richiesta di fondo è quella di superare il cosiddetto “approccio prestazionistico”, che ormai si è sperimentato essere molto oneroso, senza per altro garantire una reale efficacia degli interventi, soprattutto in àmbito sociosanitario e sociale. Si chiede quindi di puntare su un modello di cura che privilegi la presa in carico delle persone nella loro globalità, con dei servizi da concepire come comunità di accoglienza piuttosto che come dispensatori di prestazioni.
Troppo forte, tuttavia, è la cornice sanitaria di tutto il sistema, anche nel testo oggi in discussione, ove si fatica a riconoscere in modo adeguato il ruolo dei Comuni nella programmazione, ma anche la funzione di “co-costruttori” del sistema di welfare lombardo ai soggetti che concorrono – quanto le strutture sanitarie – a generare salute nelle persone, cioè a chi si occupa di sostenere le dimensioni della socializzazione, del lavoro e dell’abitare.

Senza dimenticare, infine, che, secondo il Forum Lombardo, alle criticità evidenziate si affiancano nel progetto di riforma in discussione anche elementi di positività, primo fra tutti la percezione di una reale volontà di modificare il sistema, ma anche, più concretamente, la previsione di garantire la continuità assistenziale sul territorio, che dovrebbe essere assicurata dalle (nuove) Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST), dalle nuove Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e dalle Unità per le Cure Complesse Primarie (UCCP). (G.M.)

Il documento recentemente diffuso dal Forum del Terzo Settore Lombardia ha visto l’esplicita adesione e l’appoggio da parte delle organizzazioni aderenti al Forum stesso, maggiormente attive sul fronte sociosanitario, vale a dire l’ACI (Alleanza Cooperative Italiane-Lombardia Welfare), l’ACLI Lombardia, l’AGESCI, l’ANFFAS Lombardia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), l’ANPAS Lombardia (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), l’ARCI Lombardia, l’AUSER Lombardia, il CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la Società di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: lombardia@forumterzosettore.it.

Share the Post: