Sono oltre 85.000 le firme raccolte dalla Cooperativa Sociale Capodarco di Roma, a difesa del proprio lavoro nel Servizio RECUP [Servizio Unico di Prenotazione Telefonica, N.d.R.], che verranno consegnate da una rappresentanza degli stessi lavoratori nelle mani del presidente del Consiglio Regionale del Lazio Guido Milana, in occasione della discussione del Consiglio Regionale stesso riguardante tale questione.
Si tratta di un grande risultato che testimonia l’ampio consenso riscosso tra i cittadini del Lazio nella raccolta di adesioni alla lettera aperta che i soci della Capodarco avevano indirizzato al presidente della Regione Piero Marrazzo il 22 febbraio scorso [se ne legga il testo integrale in questo sito, cliccando qui, N.d.R.].
Tale appello nasceva dal Decreto dello stesso Marrazzo che, in qualità di commissario ad acta della sanità regionale, aveva previsto l’internalizzazione della gestione del RECUP, esautorando di fatto la cooperativa che lo aveva creato e gestito in questi nove anni.
Il servizio – giunto ad occupare quasi mille addetti – rappresenta oggi il sistema più avanzato per gestire l’accesso alle prestazioni sanitarie, consentendo di prenotare, comodamente e in pochi minuti da casa propria, una qualsiasi prestazione specialistica o diagnostica tra le oltre cinquemila specialità fornite dall’intero Servizio Sanitario Regionale delle ASL e degli Ospedali Pubblici.
Nel 2008 – per citare qualche cifra – il call center del centro servizi collegato al numero verde 803333 ha gestito quasi 4 milioni di chiamate, permettendo di effettuare circa 3 milioni di prenotazioni in 25.000 punti diversi di erogazione dell’intera Regione, il tutto evitando inutili code dei cittadini agli sportelli.
A questo punto, dunque, la “palla” passa di nuovo al presidente Marrazzo che, dopo aver visto sospeso il Decreto da una richiesta di chiarimenti del Governo sull’economicità dell’iniziativa, dovrà anche tenere conto del grande consenso formatosi, in maniera trasversale, sulla Cooperativa Capodarco, consenso che ha unanimemente riconosciuto e sottolineato la qualità del servizio e il grande merito di avere occupato, nell’esercizio dello stesso, circa quattrocento persone con disabilità.
Le critiche al Decreto Marrazzo si sono concentrate soprattutto sul fatto che il passaggio del RECUP a una gestione pubblica – oltre a risultare più oneroso – corre il rischio, anche per i tempi di attuazione previsti, di mandare in tilt lo stesso servizio e di far fallire un’esperienza di impresa sociale vera, con conseguenze gravi per oltre duemila lavoratori di cui una gran parte costituita da categorie svantaggiate. (Andrea Venuto)
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